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Finale Emilia, Ottavo Anniversario del sisma

da | Mag 18, 2020 | Finale Emilia | 0 commenti

FINALE EMILIA – Mercoledì 20 maggio alle ore 21.15 presso la Torre dell’Acquedotto si terrà la ricorrenza del sisma del 2012 alla presenza di una delegazione delle autorità civili, religiose e militari locali per onorare il coraggio di una intera comunità, per ringraziare tutti coloro che l’hanno sostenuta, per essere vicini a quanti stanno soffrendo in questo terribile momento.

 

Inseguendo il fantasma della rocca antica
Confesso che quando ho messo piede sul ponticello, per varcare la soglia della rocca, ho provato un brivido, e non solo perché quel giorno tirava un vento freddo, e non c’era il solleone bollente di questi giorni. Era la prima volta che tornavo al castello, dopo il grande boato, il grande dolore. Avevo paura di non rivederlo come prima, non sapevo cosa avrei trovato. E poi ho visto le vetrine rimesse in ordine, con le maioliche che Berto e gli amici avevano ritrovato sotto terra, scavando con puntiglio e con pazienza per ricostruire il puzzle della nostra storia, ho visto anche le pietre e le lance che l’antica torre ha custodito per secoli e che ci ha voluto donare quando si è arresa alle scosse, le scarpette rispuntate fra le macerie, la pergamena con la Crocifissione, i chiodi, le pipe e un mattone con il disegno di un castello e tre torri. In quelle poche stanze che hanno resistito e resistono ho ritrovato l’anima di un paese. È stato quasi rassicurante. E mi hanno raccontato che, qualche pomeriggio prima, mentre due esperti erano là dentro per sistemare gli oggetti e le vetrine, all’improvviso hanno sentito passi veloci su per le scale di legno. La porta esterna era chiusa, erano sicuri di essere soli là dentro: “Li abbiamo avvertiti distintamente: un passo dopo l’altro sui gradini, praticamente come di corsa”. Si sono affacciati all’atrio, non hanno visto nessuno. Sono andati a controllare nelle stanze, ancora nessuno. “Ma sì, qui c’è sempre stato un fantasma”, assicura con naturalezza uno che se ne intende. Chissà se è vero, chissà se è solo una favola, come quelle bellissime che sapeva inventare il mio amico Giuseppe. Sono uscito e stavo già fantasticandoci un po’. Allora, prima di andare via, ho lanciato uno sguardo al loggiato del castello, alle rovine del mastio con le pietre nel cortile, e ho pensato che, se c’è un fantasma, forse sta proprio lì. Era lui che abitava nella torre alta e solenne, e adesso ogni notte conta le pietre, una per una, e si addormenta pensando che un giorno tutto tornerà com’era. Così anche lui potrà tornare a casa.
Stefano Marchetti
Dalla rubrica «A quel paese» pubblicata  su  «Il Resto del Carlino»

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