MODENA – Nella giornata di lunedì 18 maggio sono arrivate a tredici su tredici le associazioni industriali del settore alimentare che hanno sottoscritto con le categorie dell’alimentazione Flai/Cgil, Fai/Cisl e Uila/Uil il pre-accordo nazionale per l’anno 2020.
Ecco l’elenco: Unione Italiana Food (multinazionali, come Granarolo, e pastifici), Assobirra, Ancit (tonno), Mineracqua, Assocarni (macelli, come Inalca), Assica (salumifici, come Grandi Salumifici Italiani), Anicav (conserve vegetali), Assalzoo (alimenti zootecnici), Assitol (industria olearia), Assobibe (come Coca-Cola), Assolatte (come Parmareggio) e Federvini, Italmopa (mulini). A queste si aggiunge Una Italia (Gruppo AIA).
L’accordo nazionale siglato è una sorta di pre-accordo per l’anno 2020 che accompagnerà la trattativa vera e propria per il rinnovo del Contratto Nazionale. L’aumento mensile (21,43 euro in media) viene riconosciuto, con gli arretrati, dalla mensilità di dicembre 2019 e per tutte le mensilità del 2020. Questi nuovi minimi contrattuali costituiscono parte integrante del Contratto Nazionale dell’Industria Alimentare e rappresentano la modalità per anticipare parte degli aumenti retributivi che saranno stabiliti nel negoziato di rinnovo ancora in corso.
A questo punto viene annullato per tutte le aziende del settore dell’industria alimentare il blocco degli straordinari e delle flessibilità iniziato il 13 maggio scorso.
“Il pre-accordo nazionale per il 2020 è stata la soluzione concordata tra sindacati e imprese alimentari per andare incontro alle esigenze dei lavoratori del settore e per permettere una continuazione della trattativa meno condizionata dall’emergenza sanitaria – dichiara Marco Bottura della Flai/CGIL di Modena. – Com’è noto il settore alimentare, durante l’emergenza Covid, ha continuato l’attività. Ci sono stati forti rallentamenti nell’export e nei consumi extra-domestici, ma in molte aziende si è invece dovuto fare un pesante ricorso al lavoro straordinario per rifornire la grande distribuzione. La campagna #EssenzialiSempre ha sottolineato che i lavoratori non possono essere considerati essenziali sono nel momento dell’emergenza, ma anche nel momento di riconoscere i loro diritti, in questo caso i diritti contrattuali di una giusta retribuzione e di un giusto contratto”.