I dati diffusi dalla Cgil regionale sabato 20 giugno sulla cassa integrazione nella nostra regione dove si evidenzia il ricorso a 136 milioni di ore tra gennaio e maggio 2020, disegnano un quadro molto preoccupante. Il massiccio ricorso all’ammortizzatore sociale associato alle previsioni sul Pil 2020 con un calo stimato superiore al 10%, disegno una situazione anche per l’Emilia Romagna decisamente difficile.
Questa situazione a livello modenese si declina in circa 30 milioni di ore di cassa integrazione utilizzata, sempre da gennaio a maggio 2020, sia per la crisi che su Modena aveva cominciato a farsi sentire prima del Covid, sia successivamente per gli effetti dell’emergenza epidemiologica.
Questi dati devono stimolare tutti i soggetti economici e istituzionali della nostra provincia per ragionare su cosa mettere in campo per far sì che queste ore di cassa integrazione non siano preludio ai licenziamenti.
Se da un lato, le imprese lamentano il calo di fatturato e la perdita di utili per gli effetti del Covid, i lavoratori stanno anch’essi pagando un alto prezzo per la decurtazione di tutte queste ore di lavoro che determinano un taglio significativo dello stipendio. Nessun lavoratore deve essere lasciato indietro!
Per la Cgil è indispensabile da subito mettere in campo una politica di investimento pubblica e privata che possa rilanciare i settori che stanno soffrendo maggiormente creando lavoro in grado di produrre occupazione sana e di qualità, evitando scorciatoie come la tentazione di sospendere il Codice Appalti.
Il Governo deve continuare sulla strada di mettere in campo risorse per alleviare gli effetti dalla sospensione dal lavoro, quindi bene il Decreto che ha sbloccato la possibilità di utilizzare ulteriori 4 settimane con causale Covid, in continuità con le prime 14 settimane, senza dover attendere il 1° settembre 2020.
La Cgil di Modena auspica che il blocco dei licenziamenti, che con il DL Rilancio è stato prorogato sino al 17 agosto, possa essere ulteriormente prorogato almeno sino a fine anno.
A fianco del rilancio delle attività produttive, il sistema pubblico deve garantire i servizi alle persone, come la riapertura in presenza della scuola pubblica, i servizi angli anziani, il trasporto pubblico in sicurezza. Per fare ciò sono necessarie risorse che il Governo deve trasferire agli Enti Locali e sui territori per sostenere i Comuni nel fornire questi servizi. Servizi da pianificare e programmare con tutte le parti sociali in un rinnovato sistema di relazioni sindacali.
Se una lezione ci è venuta dalla pandemia è che i servizi pubblici sono essenziali, a cominciare dalla sanità, e per questo vanno rafforzati e non esternalizzati.