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Dall’emergenza sanitaria all’emergenza occupazionale

da | Giu 24, 2020 | Glocal | 0 commenti

di Andrea Lodi

Il periodo di chiusura delle attività, dovuto all’emergenza sanitaria in corso, ha messo in difficoltà l’economia italiana. Il Governo stima una perdita dell’occupazione di 2 punti percentuali, pari a circa 500 mila unità.

Sono in corso in questi giorni alcune misure per contrastare il danno occupazionale. Tra le misure: incentivi per far ripartire le assunzioni stabili, meno paletti sui contratti a termine, nuove risorse per la Cig e detassazione degli aumenti dei Ccnl.

Secondo i dati pubblicati dall’ISTAT, nei mesi interessati dal lockdown, sono stati persi più di 100.000 posti di lavoro a causa del mancato rinnovo dei contratti di lavoro e del calo dei lavoratori autonomi.

Il tasso di occupazione scende dal 58,8% del quarto trimestre 2019, al 57,9%.

A diminuire sono pure gli occupati che hanno lavorato per almeno 36 ore a settimana (57,8%, -8,8 punti), a seguito delle assenze dal lavoro e della riduzione dell’orario dovute all’emergenza sanitaria e al forte ricorso alla cassa integrazione. Secondo l’Istat, un dato preoccupante, è l’aumento del numero degli inattivi di 15-64 anni (coloro che non hanno un lavoro e non lo stanno cercando). Pare siano aumentati di 290 mila unità in un anno (+2,2%).

Diminuisce l’occupazione femminile

La crisi sanitaria potrebbe penalizzare ancora una volta l’occupazione femminile. Per le mamme rimane l’annoso problema di conciliare il lavoro con la cura dei figli, soprattutto con le scuole chiuse, centri estivi complicati da organizzare e molto costosi, ed una ripresa incerta delle attività scolastiche a settembre.

Il tema è estremamente delicato, visto che già il nostro paese ha un tasso di occupazione femminile al 48,9%, circa 20 punti in meno rispetto al tasso di occupazione maschile. Le conseguenze dell’epidemia e i provvedimenti adottati per contrastarla hanno scoraggiato la partecipazione al mercato del lavoro delle donne, scesa dal 65,1% di febbraio al 64,3% di marzo.

L’immediato futuro

Passata l’estate, a settembre dovremo confrontarci con una situazione incerta. Un’incertezza che riguarderà il mercato del lavoro in forte crisi, una perdita del PIL stimata attorno al 10%, e la ripresa delle attività scolastiche. Senza considerare un probabile aumento del costo della vita. Soprattutto dei servizi e dei prodotti di consumo.

Nel mese di maggio si è registrato un aumento dei prezzi dei prodotti alimentari del 6,4%. Per l’estate si prevede che soltanto un quarto dei turisti deciderà di raggiungere qualche meta vacanziera. Chi deciderà di rinfrancarsi in qualche luogo di vacanza, lo farà comunque in Italia. In alcuni scontrini, soprattutto nei luoghi turistici o nei servizi alla persona, è apparsa la “tassa Covid” che va dai 2 ai 4 euro, con disappunto del Codacons.

Insomma, uno scenario che si presenterà con meno soldi a disposizione, più spese da sopportare e una probabile riduzione dei servizi alla famiglia.

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