MIRANDOLA – “Mirandola si troverà ad affrontare la crisi sociale ed economica più grave dal secondo dopoguerra nel disordine organizzativo generato da una transizione che non sarà né lineare né condivisa. Un salto nel buio le cui responsabilità, oltre che le conseguenze, saranno presto sotto gli occhi di tutti”: la consigliera comunale Pd di Mirandola Alessandra Mantovani stigmatizza sotto tutti gli aspetti – di merito e di metodo – la scelta della Giunta leghista di Mirandola di fare uscire il Comune dall’Unione dei Comuni dell’Area Nord. Ecco la sua dichiarazione:
“Il consigliere Golinelli annuncia il recesso di Mirandola dall’Unione dei Comuni dell’Area Nord alla stampa, prima ancora che nelle sedi istituzionali, dove la discussione è stata fino ad ora disattesa in primis dal sindaco di Mirandola Alberto Greco, che pure dell’UCMAN è il presidente. Si tratta di una scelta politica imposta con modalità surrettizie, a cui si giungerà senza la presentazione di una relazione tecnico-finanziaria, dunque al buio di ogni valutazione concreta che non sia una petizione di principio: l’Unione non funziona perché non funziona. La povertà argomentativa e di contenuti appare evidente. Come evidente appare il dispregio di ogni modalità degna di una istituzione che si regga sui principi del confronto che regolano la democrazia rappresentativa. Quello che verrà imposto sulla base della semplice forza dei numeri nel Consiglio comunale del 15 giugno è in primo luogo un percorso lesivo del diritto dei cittadini alla trasparenza. Un percorso che non è dato sapere su quali dati oggettivi, ragioni verificate e dimostrabili perché documentate, si regga; che ha ignorato la necessità di un confronto con associazioni di categoria e parti sociali e si compirà con la autoreferenzialità arrogante a cui questo anno di governo cittadino ci ha resi avvezzi. Quello di Golinelli è il lessico dell’impolitica: ai Comuni di Ucman si parla attraverso ‘ultimatum’, come se invece di un dialogo tra pari si trattasse di una guerra.
Il tema del mancato conferimento dei servizi in Unione da parte dei Comuni e la prospettiva della fusione nel Comune unico è stata brandita come una clava e un grimaldello per scardinare una istituzione certo complessa, riformabile e da far crescere, non da distruggere. Con una superficialità inqualificabile si allude al processo che nei prossimi sei mesi porterà il Comune di Mirandola fuori dall’Unione, processo che sarà di una complessità che nemmeno chi lo sta imponendo è in grado di immaginare. Diversamente lo studio tecnico sarebbe stato completato e reso pubblico, oltre che sottoscritto dagli organismi preposti a redigerlo. Una responsabilità che evidentemente nessuno si sente in grado di assumersi. Mirandola si troverà ad affrontare la crisi sociale ed economica più grave dal secondo dopoguerra nel disordine organizzativo generato da una transizione che non sarà né lineare né condivisa. Un salto nel buio le cui responsabilità, oltre che le conseguenze, saranno presto sotto gli occhi di tutti”.