Il dialetto emiliano non esiste come elemento univoco e a se stante, diciamolo subito. E nel caso esistesse, sarebbe diffuso ben oltre i confini dell’Emilia allargandosi anche in Lombardia, Piemonte, Toscana e Veneto.
Vediamo perchè.
Anzitutto. Non esiste una precisa koinè emiliana (una versione accettata uniformemente su vasta scala di una qualsiasi lingua, in contrapposizione alle varianti locali) non è ancora stata uniformemente accettata.
L’emiliano ha radici molto diverse dall’italiano. L’emiliano – ci spiega Wikipeda – costituisce una delle due varietà della lingua emiliano-romagnola, appartenente al gruppo gallo-italico delle lingue romanze occidentali. Pertanto, come il francese, l’occitano ed il catalano presenta fenomeni fonetici e sintattici innovativi che lo distinguono dall’italiano, che appartiene invece al gruppo orientale delle lingue romanze
Le varietà dialettali del gruppo sono emiliano tantissime e sono parlate nella regione storica dell’Emilia che coincide pressappoco con le province di Piacenza,Parma, Reggio Emilia, Modena, Ferrara e parte della provincia di Bologna (fino al fiume Sillaro, al di là del quale ha inizio la Romagna).
L’emiliano, inoltre, viene parlato anche in una zona della provincia di Rovigo anticamente chiamata Transpadana Ferrarese, territorio che appartenne all’Emilia fino al Congresso di Vienna. Appartengono al gruppo emiliano anche il carrarese, parlato nella Toscana nord-occidentale, il pavese, il dialetto dell’Oltrepò Pavese, il tortonese, il mantovano e il casalasco-viadanese (parlato nella parte sud-orientale della provincia di Cremonae in quella sud-occidentale della provincia di Mantova).
Scendiamo più nel dettaglio, prendiamo un territorio come l’area modenese. Qui si parla: Modenese, Carpigiano, Mirandolese e Frignanese, che sono diffusi per lo più nella provincia di Modena, ad esclusione del circondario di Castelfranco Emilia dove si parla il Bolognese.
E c’è anche di più. Ad esempio a San Felice sul Panaro il locale “sanfeliciano”, che viene catalogato come un dialetto mirandolese (una variante dell’emiliano).
Ecco le differenze tra il dialetto sanfeliciano e quello mirandolese:
- Sanfeliciano. Al còrav l’iva rubà da na fnestra un pcon ad furmaj; pugià in vetta a n’arbul, l’era pront a magnarsal, quand la volp la l’ha vist; la gh’iva propria fàm.
- Mirandolese. Al córv ‘l iva rubâ da na fnèstra un pcòṅ ad furmàj; pugiâ in sima a ‘n àrbul, ‘l éra prónt a magnàr-s-al, quànd la vólp la ‘l à vdû; la gh’iva pròpria fàm.
- Italiano. Il corvo aveva rubato da una finestra un pezzo di formaggio; appollaiato sulla cima di un albero, era pronto a mangiarselo, quando la volpe lo vide; era davvero affamata.E voi, che lingue parlate?
Per saperne di più, consigliamo lo spazio dedicato al dialetto emiliano dal sito della Treccani