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Sei in condotta allo studente che ha criticato scuola-lavoro, scoppia la polemica

da | Apr 4, 2018 | Carpi, In primo piano, Cronaca | 0 commenti

Ha suscitato clamore la vicenda dello studente dell’Itis Da Vinci di Carpi che ha criticato in un post su Facebook il progetto di alternanza scuola-lavoro e che per questo ha ricevuto un sei in condotta dalla scuola.

Il ragazzo, che frequenta una classe quarta, si sarebbe lamentato per il mancato pagamento del lavoro svolto nel progetto didattico. Il preside dell’istituto ha spiegato che le critiche del giovane sarebbero arrivate “proprio il primo giorno in azienda, quando le imprese, tra le prime caratteristiche che chiedono c’è la buona educazione, al di là delle competenze tecniche. Evidentemente la presa di posizione è dovuta a convinzioni ideologiche sull’alternanza scuola lavoro, probabilmente antecedenti rispetto all’inizio del periodo in azienda”.

Sulla vicenda il Movimento Giovanile della Sinistra di Modena è intervenuto con una dura nota:

Che un istituto scolastico minacci e limiti la libertà di espressione di uno studente con metodi che hanno tutte le caratteristiche di una intimidazione è gravissimo.

Nel comunicato del Preside si fa riferimento a un non meglio identificato pregiudizio ideologico del ragazzo. A noi pare che di ideologico (e della peggior ideologia) vi sia unicamente l’atteggiamento di chi vuole una scuola fatta di tanti soldatini obbedienti, sottomessi e silenziosi, disposti ad accettare in silenzio, qualsiasi cosa. Questo sarebbe il modello di cittadino che le nostre scuole formano? La repressione del dissenso è un metodo che credevamo appartenere ad altri periodi della nostra storia. Nel merito politico troviamo inoltre preoccupante che con l’alibi dell’educazione si metta a tacere un grido d’allarme che conferma, ancora una volta, come il sistema dell’alternanza sia nei fatti fallimentare. Lo sfruttamento denunciato dal post dello studente è infatti purtroppo un dato reale, frequente e diffuso anche nel nostro territorio. Da oltre 3 anni aspettiamo ancora l’uscita di una “carta dei diritti e dei doveri delle studentesse e degli studenti in alternanza scuola-lavoro”, che dovrebbe mettere per iscritto alcuni diritti essenziali per qualunque studente. Tutto ciò si somma a molteplici problematiche. Non essendo infatti specificate dalla Legge 107 le modalità di svolgimento, viene spesso lasciata ampia libertà alle scuole, costrette a cercare posti in qualsiasi realtà lavorativa ove sia possibile inserire i propri studenti, con il risultato che spesso non vi è alcuna continuità tra il percorso formativo e il luogo di lavoro o le mansioni assegnate.

In un contesto come il nostro inoltre questo sistema di “formazione” sta disabituando in modo allarmante gli studenti ad una visione che vede nel lavoro e nella tutela dei diritti un passo essenziale e imprescindibile per un miglioramento delle nostre condizioni e della nostra società.

In attesa che venga istituto il reato di “lesa alternanza” noi continueremo a batterci contro un modello che ci vorrebbe tutti “rotelle diligenti” di un ingranaggio neo-liberista, umiliati, repressi ed educati a tacere.

Alla critica del Movimento fa eco anche una nota di Claudio Riso, segretario generale Flc Cgil Modena:

E’ il sintomo di un sistema sbagliato quello che porta ad occuparsi delle critiche, secondo noi legittime, di uno studente sulla sua esperienza nel percorso di Alternanza Scuola Lavoro.

E l’errore e l’anomalia di tutto questo stanno ovviamente a monte di tutto ciò: in una legge schizofrenica, la 107 del 2015, conosciuta anche come “Buona scuola”, che ha introdotto per tutte le scuole e per tutti gli studenti del 3°, 4° e 5° anno l’obbligo dei percorsi di ASL.

18.000 mila studenti, solo per la provincia di Modena, che devono sacrificare ore di lezione (200 per i licei, 400 per tecnici e professionali) per attività che dovrebbero “consolidare le conoscenze acquisite a scuola, testare le attitudini degli studenti, arricchirne la formazione e orientarne il percorso di studio”. Tutto questo, ovviamente, solo sulla carta.

Il rischio che molti di questi studenti si ritrovino quindi a fare attività “di produzione” a costo zero per le aziende che li ospitano è assai concreto.

Fanno sorridere le affermazioni di chi, commentando in queste ore quanto accaduto, sostiene che in questo modo gli studenti sperimentano il valore del lavoro: non c’è nessun valore formativo e nulla di positivo nel ritrovarsi catapultati a “lavorare gratis” per una qualunque azienda del territorio, non serve a conoscerne l’organizzazione del lavoro, non serve a sapere come è fatta e come funziona una realtà aziendale, e non serve neppure ad orientare gli studenti.

Il valore del lavoro è qualcosa di complesso e non lo si impara in 15 giorni di lavoro gratuito. Anzi, il rischio vero è esattamente l’opposto.

Per questi motivi riteniamo che sì, sia legittimo che gli studenti possano criticare questo sistema di Alternanza Scuola Lavoro. E pensiamo che siano critiche che andrebbero ascoltate, insieme a quelle dei tanti insegnanti che denunciano con forza l’inutilità di questi sistemi di ASL: è un modello sbagliato, lo diciamo da tempo, che toglie agli studenti e alla scuola tempo prezioso che potrebbe e dovrebbe invece essere utilizzato per la formazione e per la crescita, culturale e personale, degli studenti. La scuola così smette di essere scuola, smette di essere il luogo dove si impara, ci si forma e si cresce, e diventa qualcos’altro, perde le sue caratteristiche, la sua autonomia, e si piega ad altre logiche.

Ecco perché prima di parlare di “esperienze formative in azienda” pensiamo che sia necessario e utile che il lavoro entri senz’altro nelle scuole e che agli studenti se ne spieghino le complessità e l’enorme valore.

La legge sulla “buona scuola” è stata una legge sbagliata, l’Alternanza Scuola Lavoro uno dei suoi aspetti più ideologici e dannosi. E’ ora di prenderne definitivamente atto e iniziare a lavorare per cambiare tutto ciò che non funziona.

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