Con la proiezione ad ingresso gratuito del primo dei tre film stranieri in cartellone, “The Square” di Ruben Östlund – commedia surreale sull’arte contemporanea vincitrice non senza polemiche della Palma d’oro al Festival di Cannes 2017 – continua lunedì 30 aprile, alle ore 21 presso la Sala Cinema Massimo Troisi di Nonantola, la dodicesima edizione del Nonantola Film Festival, organizzato dall’omonima associazione affiliata Arci.
La pellicola del 44enne regista svedese – già autore di “Forza maggiore” primo premio alla prestigiosa sezione Un Certain Regard a Cannes 2014 – è interpretata da Claes Bang, Elisabeth Moss, Dominic West e Terry Notary nei ruoli principali, e si è portato a casa sei premi agli European Film Awards 2017 tra cui quelli per Miglior Film e Miglior Regista. E’ stato inoltre candidato al premio Oscar 2018 come Miglior Film Straniero, e ha vinto il David di Donatello 2018 come Miglior Film dell’Unione Europea.
Christian è il curatore di un importante museo di arte contemporanea di Stoccolma. Una mattina, sulla strada per il lavoro, soccorre una donna in pericolo e si scopre derubato del telefono e del portafoglio. Al museo, intanto, lui e la sua squadra stanno lavorando all’inaugurazione di una mostra, che prevedere l’installazione dell’opera “The Square”: un quadrato delimitato da un perimetro luminoso all’interno del quale tutti hanno uguali diritti e doveri, un “santuario di fiducia e altruismo”. Su suggerimento di un collaboratore, Christian scrive una lettera in cui reclama i suoi averi rubati, innescando una serie di conseguenze che spingono la sua rispettabile ed elegante esistenza in una vertigine di caos.
Ruben Östlund appronta un’opera ambiziosissima e formato gigante, radicalizzando il nucleo di Force Majeure, l’irruzione dell’imprevisto nell’ordinata vita borghese (e nordeuropea), la prevalenza del caos, dell’ignoto, della distruzione. La valanga che in quel film, sfiorando una bionda e bella famiglia svedese in un rifugio alpino, causava per un effetto domino la fine di un equilibrio, qui si moltiplica, si dissemina ovunque, diventa una specie di sciame sismico che intacca e attacca la vita di un signore assai agiato, assai piacente, curatore di un museo di arte contemporanea nell’affluente e civile, troppo civile Stoccolma. Östlund adotta prevalentemente il registro della commedia demenzial-surreale tendente al dark, tant’è che per un’ora e più (anche per via di certe assonanze, come la scena del preservativo) si pensa a Toni Erdmann, dal quale poi per fortuna si discosta avvicinandosi se mai al Buñuel di L’angelo sterminatore.