La scoperta di una gravidanza. La gioia, l’emozione e l’ansia di diventare genitori. Il quarto mese di gravidanza, la scoperta di un nodulo al seno sinistro, l’ecografia e la biopsia e il verdetto: carcinoma mammario in entrambi i seni. Questa la storia difficile di una donna italiana di 36 anni che ha avuto un lieto fine grazie al lavoro di equipe dei medici della Breast Unit del Policlinico di Modena – che fa parte della rete delle Breast Unit della Regione Emilia – Romagna – insieme all’Ostetricia e Ginecologia.
“La paziente– ha spiegato Giovanni Tazzioli, Responsabile della Struttura Semplice Dipartimentale di Chirurgia Oncologica Senologica – ha scoperto un nodulo quando era al quarto mese di gravidanza e dai successivi accertamenti si è scoperto che aveva un carcinoma mammario a entrambi i seni. A questo punto noi dovevamo decidere come comportarci per curare la madre senza compromettere la salute del nascituro. La decisione è stata presa in equipe con il consenso della paziente che ha accettato il piano terapeutico”.
L’equipe della Breast Unit è composta dalla Chirurgia senologica, dalla Chirurgia Plastica e Ricostruttiva, dall’Oncologia, dalla Radiologia, Radioterapia, Anatomia Patologica, Medicina Nucleare, Fisioterapia, Settore psicosociale.“Abbiamo deciso di trattare la paziente per circa 12 settimane con un particolare protocollo chemioterapico studiato proprio per minimizzare i rischi di danni al nascituro – ha aggiunto Laura Cortesi, oncologa della Breast Unit – e ridurre la dimensione dei due noduli in modo da ottimizzare l’effetto dell’intervento chirurgico. In parallelo la paziente è stata costantemente monitorata con visite ed ecografie ostetriche da Francesca Monari, ginecologa della struttura di Ostetricia-Ginecologia del Policlinico. La terapia è proseguita per circa due mesi mezzo, poi, al termine del trattamento più idoneo per la madre e sicuro per il bambino abbiamo deciso di operarla, riservando la seconda parte della terapia, dannosa per il feto, al periodo post-partum.”
L’intervento è stato eseguito al Policlinico, dai chirurghi senologi e dall’equipe della Ostetricia col supporto degli Anestesisti dell’Anestesia e Rianimazione 1 diretta da Massimo Girardis e dagli Anestesisti dell’Anestesia e Rianimazione 2, diretta da Elisabetta Bertellini. “Abbiamo asportato i noduli e abbiamo utilizzato una tecnica nuova per l’asportazione dei linfonodi sentinella – ha aggiunto Tazzioli – Di solito per la loro individuazione e prelievo si utilizza un isotopo radioattivo che consente ad un “miniscanner” di rilevarli. In questo caso non volevamo rischiare di sottoporre il feto ad un’eccessiva esposizione al radiofarmaco, così abbiamo utilizzato la linfografia a fluorescenza con verde indocianina. Il Verde Indocianina è un colorante vitale, e non presenta controindicazioni sul nascituro”.
Si tratta di iniettare in sede sottocutanea una giusta dose di verde indocianina che, stimolata da una sorgente luminosa a raggi infrarossi, diventa fluorescente formando una traccia luminosa che scorre al di sotto del derma visibile ad occhio nudo.Raggiunta l’ascella dopo 5 minuti, va a concentrarsi nel linfonodo sentinella che diventa fluorescente e facilmente riconoscibile ed asportabile dal Chirurgo. Durante tutto l’intervento al seno il feto e la mamma sono stati costantemente monitorati mediante cardiotocografia.
Asportato il tumore, prima di cominciare la seconda fase della terapia, era necessario far nascere il bambino. Per questo motivo, alla 34°settimana di gravidanza, l’equipe dell’Ostetricia-Ginecologia del Policlinico, diretta da Fabio Facchinetti, ha provveduto a praticare un cesareo alla paziente. Il bambino è nato di 2400 grammi e, dopo un breve soggiorno in Neonatologia diretta da Ferrari e poi in Ostetricia, è stato dimesso assieme alla madre. L’intervento di taglio cesareo è stato eseguito dalla dottoressa Monari in anestesia loco regionale spinale (Bojardi) e si è svolto senza complicazioni nonostante le numerose aderenze addominali presenti e legate ai 2 pregressi cesarei. Il bambino, assistito dal Dottor Torcetta (Neonatologia), è nato vivo e vitale. È stato eseguito il milking sul cordone ombelicale prima del clampaggio per favorire il passaggio di sangue dalla madre al feto e ridurre i rischi di anemizzazione neonatale e ittero legati alla prematurità. Le perdite ematiche durante l’intervento sono state scarse e la degenza postoperatoria è stata regolare, con dimissione in terza giornata. È stato necessario inibire farmacologicamente la lattazione per la patologia oncologica mammaria.
L’esito della chemioterapia preoperatoria è stato ottimale determinando una netta riduzione di entrambe le lesioni mammarie ed una regressione delle cellule neoplastiche a livello linfonodale, come evidenziato dall’esame istopatologico”- ha proseguito Cortesi – Dopo soli 12 giorni dall’effettuazione del parto cesareo la paziente, in pieno benessere, ha ripreso ad effettuare la chemioterapia associata ad un trattamento biologico che continuerà per un anno, con ottima tolleranza alle cure. Ci attendiamo che la paziente, al termine dell’iter terapeutico, abbia altissime probabilità di essere guarita dalla sua malattia oncologica