Più sicurezza e qualità nelle Case famiglia dell’Emilia-Romagna, a tutela degli ospiti, persone non autosufficienti, spesso anziani, e dei loro familiari. Requisiti minimi di qualità, omogenei per tutto il territorio regionale, che devono essere rispettati per l’avvio e l’esercizio dell’attività, dalle caratteristiche strutturali a quelle organizzative e di funzionamento. Un’attività strutturata di vigilanza e controllo, senza preavviso né limiti di orario, per verificare il possesso e il mantenimento degli standard richiesti, ma anche per prevenire episodi di abusi e maltrattamenti. La creazione di specifici elenchi comunali con le strutture d’eccellenza (“Case famiglia di qualità”) che, su base volontaria, dimostreranno di possedere elementi aggiuntivi migliorativi per la qualità della vita e l’assistenza degli ospiti.
A mettere questi punti nero su bianco à si legge in una nota della Regione Emilia-Romagna – sono gli “Indirizzi regionali per i regolamenti locali sulle Case famiglia” elaborati da Regione e Anci Emilia-Romagna con la collaborazione e la condivisione di Organizzazioni sindacali – con le quali è stato sottoscritto uno specifico Accordo – Associazioni di pazienti e famigliari, esperti dei Comuni e delle Aziende Usl, Comitati Consultivi Misti. Il documento è stato inviato in queste ore ai Comuni e alle Ausl con uno specifico obiettivo: supportarli nello svolgimento di un’attività di fondamentale importanza per il welfare delle comunità locali, attraverso la definizione di regole omogenee e chiare per tutti. Perché proprio sulla base di queste Linee guida i Comuni potranno decidere di emanare, nel proprio territorio di competenza, specifici regolamenti a cui i gestori delle Case famiglia dovranno attenersi. Si tratta di strutture di tipo familiare, appunto, con funzioni di accoglienza e bassa intensità assistenziale, che possono ospitare fino a un massimo di 6 persone, in condizioni di autosufficienza o di lieve non autosufficienza, non soggette all’autorizzazione al funzionamento, rispetto alle quali è in capo a Comuni e Aziende sanitarie l’attività di vigilanza.
“Per noi la sicurezza e la qualità dell’assistenza degli ospiti, spesso anziani e in condizioni di fragilità, è fondamentale, così come lo è la tranquillità dei familiari, perché episodi di maltrattamento e abusi non possono essere tollerati- sottolinea l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Sergio Venturi-. Con questo documento raggiungiamo due obiettivi importanti: definire requisiti standard, uguali in tutta la regione, che le strutture devono garantire per poter lavorare, e una serie di controlli e verifiche a cui devono sottostare. Al tempo stesso, diamo la possibilità alle strutture più meritevoli, perché in possesso di ulteriori elementi di qualità, di essere inserite in un elenco che i Comuni potranno far conoscere e promuovere sul territorio. Le Case famiglia- aggiunge Venturi- rappresentano un servizio molto importante per il nostro welfare, e le Amministrazioni comunali non possono essere lasciate sole. C’era la necessità di regolare e qualificare il servizio: con queste Linee di indirizzo, a cui Anci ha collaborato attivamente, offriamo ai Comuni uno strumento concreto per poterlo fare”.
“L’approvazione di indirizzi regionali sulle Case famiglia rappresenta un importante obiettivo per la tutela della salute e della sicurezza degli ospiti delle Case famiglia- afferma Michele De Pascale, presidente Anci Emilia-Romagna -. Il percorso partecipato ha coinvolto, oltre a tutti i servizi regionali interessati, l’Anci, con la partecipazione di diversi referenti responsabili degli Uffici di piano e dei servizi sociali territoriali degli Enti locali, le Aziende sanitarie e diverse Associazioni dei Caregiver familiari e per la piena inclusione sociale delle persone con disabilità. Le Case famiglia- prosegue De Pascale- devono corrispondere a requisiti qualitativi indispensabili: le linee guida sono strumento utilissimo per garantire omogeneità sull’intero territorio regionale. I nuovi requisiti di qualità per migliorare il servizio e la collaborazione prevista fra i gestori e gli Enti locali e i Servizi sanitari sono stati concepiti per elevare la qualità dell’assistenza. Le procedure dei controlli previsti – chiude il presidente – sono una garanzia per gli ospiti e i loro familiari per assicurare la qualità del servizio e per contrastare ed evitare inaccettabili fenomeni di cattiva gestione. L’Anci Emilia Romagna esprime piena soddisfazione per il lavoro svolto che ha prodotto questo risultato”.
Il documento, in sintesi
Sono numerosi i requisiti strutturali e organizzativi che vengono definiti, dalle caratteristiche degli edifici al numero e alla qualifica del personale, dalle modalità di trattamento degli ospitiagli obblighi necessari in caso di peggioramento delle loro condizioni di salute.
Per quanto riguarda le attività di vigilanza e controllo, si sottolinea la necessità di promuovere una maggiore uniformità a livello territoriale, evitando interpretazioni differenti nei diversi Comuni della stessa Provincia. I controlli potranno essere attivati su segnalazioni da parte di professionisti sanitari, familiari e visitatori, o a seguito di reclami e segnalazioni inviate al Comune, anche senza preavviso e senza limiti di orario. Se ne raccomanda uno iniziale per l’avvio dell’attività e altri periodici, assicurandone comunque almeno uno ogni due anni. Tali controlli dovranno verificare le informazioni previste della comunicazione di inizio attività, le condizioni organizzative, assistenziali e di personale, i requisiti strutturali, impiantistici e igienico-sanitari, e soprattutto la condizione degli ospiti. Si fissano inoltre le conseguenze degli accertamenti, che possono andare dalla sospensione alla cessazione dell’attività.
Le “Case famiglia di qualità” sono quelle che possiedono elementi migliorativi per la qualità della vita e dell’assistenza degli ospiti, e che possono riguardare molteplici aspetti: il comfort abitativo, la qualità e la varietà di attività promosse, i servizi aggiuntivi forniti, il livello di qualificazione e aggiornamento del personale, la partecipazione del volontariato e dei familiari.
La Regione, a un anno dall’adozione delle Linee di indirizzo, provvederà a realizzare uno specifico monitoraggio per verificare il numero di elenchi comunali/distrettuali “Lista Case Famiglia di qualità” adottati, e il livello di adesione delle strutture.