Donazione di organi non solo in seguito all’accertamento di morte encefalica, con criteri neurologici, ma anche a cuore non battente, secondo criteri cardiologici. Dopo le prime esperienze già avvenute in Emilia-Romagna, la Giunta regionale ha dato il via libera al progetto “Donazione di organi a cuore non battente” (DCD, Deceased after Cardiac Death) della Regione – che lo finanzierà con circa 300mila euro annui – individuando quale sede promotrice l’Ospedale Bufalini di Cesena (Azienda Usl della Romagna). Lo rende noto un comunicato.
In questo modo, l’Emilia-Romagna si allinea con gli obiettivi strategici del Programma nazionale Donazioni di organi 2017-2019 del Centro Nazionale Trapianti (approvato in Conferenza Stato-Regioni il 14 dicembre 2017), che intende proprio implementare questa tipologia di donazione.
“In Emilia-Romagna abbiamo iniziato a effettuare donazioni di organo a cuore non battente nel 2016- spiega l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Sergio Venturi-. Parliamo di procedure di grande complessità, che richiedono competenze molto elevate e lavoro di squadra, oltre che attrezzature adeguate. Anche grazie a questi interventi è possibile aumentare il numero dei potenziali donatori e quello degli organi utilizzabili. Con il progetto approvato- chiude Venturi- spingiamo ulteriormente in questa direzione, consapevoli che possiamo farlo grazie alla qualità clinica e organizzativa degli ospedali e dell’interno sistema di primo soccorso della nostra regione”.
Le prime esperienze di donazione a cuore fermo
Sia la donazione di organi e tessuti su persone di cui è stata accertata la morte con criteri neurologici (la cosiddetta morte encefalica), sia quella a cuore fermo, sono strettamente regolamentate dalla legge. L’accertamento del decesso con criteri cardiaci prevede infatti l’osservazione di un’assenza completa di attività cardiaca e di circolo di almeno 20 minuti (negli altri Paesi dell’Unione europea è ridotto tra i 5 e i 10 minuti). In passato, difficoltà di carattere organizzativo e tecnico hanno reso complesso il ricorso a questo tipo di donazione in Italia. Oggi, invece, le tecniche più avanzate applicate anche nei centri ospedalieri dell’Emilia-Romagna consentono di mantenere una buona qualità degli organi donati per tutto il tempo necessario all’espletamento delle procedure di accertamento del decesso, così come previsto dalla legge.
Lo sviluppo di programmi di donazione di organi in persone decedute per arresto cardiocircolatorio richiede l’implementazione di percorsi con un’organizzazione definita e strutturata, e una perfetta sinergia tra i diversi professionisti coinvolti.
Le prime donazioni a cuore fermo in Emilia-Romagna sono state effettuate dall’Azienda Ospedaliera-Universitaria Sant’Orsola-Malpighi di Bologna nel 2016, e gli organi sono stati trapianti dall’équipe della Chirurgia dei Trapianti. Complessivamente in regione, tra il 2016 e i primi sei mesi del 2018, sono stati trapiantati 34 organi (11 fegati, 23 reni) da 13 donatori a cuore non battente.
Il progetto della Regione
La Regione, assieme al Centro Regionale di riferimento per i Trapianti, dopo aver valutato le potenzialità organizzative e professionali sviluppate dai diversi centri e le esperienze di prelievo e donazione a cuore fermo già effettuate dal Sant’Orsola-Malpighi di Bologna, dal Bufalini di Cesena, dall’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, dal Policlinico di Modena e dall’Ospedale Sant’Agostino Estense di Baggiovara (Mo), ha voluto avviare un programma di incentivazione dell’attività di donazione a cuore fermo.
Programma che avrà un sostegno economico di circa 300mila euro annui a favore delle sedi di donazione e trapianto, a copertura dei costi relativi ai materiali impiegati per le tecniche di riperfusione degli organi.
Considerata l’esperienza maturata sui temi della donazione sia a cuore battente che a cuore fermo dall’équipe dell’Unità Operativa Anestesia-Rianimazione del Bufalini di Cesena, si è deciso che sarà questo Centro a fare da promotore per la diffusione del programma in altre Aziende dell’Emilia-Romagna. La funzione di programmazione e monitoraggio dell’attività di donazione a cuore non battente sarà svolta in modo sinergico dalla Direzione generale Cura della persona, Salute e Welfare della Regione e dal Centro Regionale di riferimento per i Trapianti (CRT). Le due strutture trasmetteranno con cadenza semestrale alla Giunta una relazione sul lavoro svolto.
In Emilia-Romagna, il numero dei donatori utilizzati è cresciuto progressivamente negli ultimi anni: erano 99 nel 2014, sono stati 118 nel 2015. Nel 2016 hanno raggiunto quota 142; nel 2017 si è verificata una leggera flessione nei donatori utilizzati, 122, nonostante un aumento delle segnalazioni di potenziali donatori rispetto agli anni precedenti. Questo risultato è dovuto all’innalzamento dell’età media dei donatori, compresa tra i 63 e i 64 anni, e la conseguente qualità degli organi donati. Ciò ha inciso sul calo rilevato nei trapianti tra il 2016 (367 effettuati tra Bologna, Modena e Parma) e il 2017 (339 sui tre centri). Nei primi sei mesi del 2018 si riportano 136 segnalazioni di potenziali donatori a fronte di 180 trapianti distribuiti nei tre centri (fegato 59, cuore 12, rene totale 105 – di cui 18 da donatore vivente -, polmoni 4).
Donatori, trapianti e liste d’attesa: i numeri dell’Emilia-Romagna
Le opposizioni dei parenti alla donazione, al momento della richiesta dei medici, sono passate dal 30,1% del 2014 al 27,6% del 2015, al 26% del 2016 per raggiungere il 28,2% nel 2017. È fondamentale, quindi, proseguire nell’impegno di sensibilizzazione della popolazione alla donazione, anche a fronte del numero dei pazienti in lista d’attesa per un trapianto: in Emilia-Romagna, attualmente, sono 1.143. Per quanto riguarda le dichiarazioni di volontà di donazione degli organi registrate ad oggi negli uffici anagrafe da parte dei cittadini emiliano-romagnoli, sono 226.599, con l’85% di consensi e il 15% di opposizioni.