In Italia quest’anno si sta registrando un notevole incremento di casi di West Nile rispetto all’anno precedente. Alla data del 30 agosto 2018 i casi segnalati (Fonte: Cnapps – Istituto Superiore di Sanità) sono 334, di cui 131 manifestati in forma neuro invasiva. Nel 2017 erano stati, complessivamente, 27 i casi gravi di West Nile. Ad oggi, i decessi attribuibili al virus West Nile sono 12, nella gran parte dei casi persone debilitate, anziane o con gravi patologie pregresse.
Le Regioni più interessate dalla diffusione del virus sono state Emilia-Romagna e Veneto.
Nel territorio provinciale di Modena i casi gravi sono stati 19. Modena, dopo Bologna, è la seconda area provinciale per numero di casi gravi, tra quelle interessate dalla diffusione del virus.
La diffusione del virus West Nile si può contenere attraverso una attività preventiva di controllo della zanzara Culex pipiens (la zanzara comune), con trattamenti larvicidi più efficaci, e soprattutto senza nessun impatto ambientale, rispetto ai trattamenti “adulticidi”, che intervengono a diffusione avvenuta. Una lotta integrata che deve passare da un nuovo impegno dei Comuni nel contrasto agli insetti vettori di malattie gravi per l’uomo.
È l’appello di CAA, il Centro Agricoltura Ambiente “G.Nicoli”, società di eccellenza nel campo della lotta alle zanzare, con 30 anni di esperienza in campo nazionale e internazionale. CAA dal 2011 è Collaborating Centre dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica di Vienna nel campo dello sviluppo della tecnologia del maschio sterile contro le zanzare nocive.
“Abbiamo una certezza: esistono gli strumenti e il know how per limitare la diffusione di un virus pericoloso per l’uomo, attraverso il controllo della popolazione delle zanzare, ma serve maggiore consapevolezza e un nuovo protagonismo dei Comuni – dichiara in una nota Paolo Ceccardi, presidente di CAA – Gli interventi in emergenza hanno efficacia limitata e sono dannosi per l’ambiente. La diffusione del virus West Nile si limita con una attenta programmazione, con il monitoraggio delle zanzare e, soprattutto, con interventi preventivi larvicidi che non hanno nessun impatto sull’ambiente, sulla salute pubblica e sulle produzioni agricole. Le tecniche che abbiamo sviluppato in oltre trent’anni di attività, si muovono in questa direzione e nel solco dell’intuizione originaria dei fondatori di CAA, cioè dare sempre più valore alla gestione ambientale per migliorare salute e qualità della vita delle nostre comunità”.
Intanto, due donne anziane che erano ricoverate nel reparto rianimazione dell’ospedale Maggiore di Bologna sono morte nel fine settimana per complicazioni legate anche alla Febbre del Nilo. Le pazienti, entrambe ottantenni, soffrivano di gravi patologie già in atto, alle quali si è sovrapposta l’infezione da West Nile. Salgono così a dieci in Emilia-Romagna i decessi di quest’estate riconducibili alla Febbre del Nilo. La zona più colpita è stata il Ferrarese, con cinque vittime; altre tre persone sono morte nel Ravennate.
Gli Stati membri dell’Unione europea hanno segnalato finora 300 casi umani di febbre del Nilo occidentale: Italia (144), Grecia (41), Romania (61), Ungheria (38), Francia (6), Austria (8), Croazia (1) e Slovenia (1). I paesi confinanti con l’UE hanno riportato 55 casi: Israele (49) ,Serbia (54) e Kosovo (1). Questa settimana sono stati segnalati 25 decessi da Romania (6), Serbia (6), Italia (7), Grecia (5) e Francia (1). Nella stessa settimana sono stati segnalati 13 focolai di equidi, tutti dell’Ungheria. Secondo il Friedrich-Loeffler-Institut (FLI), l’infezione da virus del Nilo occidentale è stata confermata per la prima volta negli uccelli in Germania. L’infezione è stata rilevata in due gufi morti in un parco di uccelli a Halle (fiume Saale), Sassonia-Anhalt, in Germania. In totale dall’inizio della sorveglianza i casi sono dunque 710, di cui quasi metà (327) in Italia, mentre i morti sono 64, di cui 21 in Serbia, 16 in Grecia e 13 nel nostro paese. Oltre ad aver registrato il maggior numero di casi degli ultimi anni, affermano gli esperti dell’Ecdc, il virus del Nilo Occidentale sta anche invadendo territori che non aveva toccato prima