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“Mancano infermieri? Si sostituiscono con le badanti”, la denuncia del sindacato

da | Lug 3, 2014 | Ultime news | 0 commenti

Emilia Romagna: mancano infermieri? Ci sono le “badanti”, e pagano le famiglie. Il NurSind, sindacato rappresentativo degli infermieri, accoglie con stupore e ferma contrarietà la delibera della Regione Emilia Romagna n. 220/2014 inerente “indicazioni sui percorsi relativi alle pratiche assistenziali eseguite a domicilio da personale laico su pazienti con malattie croniche, rare e con necessità assistenziali complesse”.

L’amministrazione regionale emiliana, si legge in una nota del sindacato – in virtù della autonomia organizzativo-gestionale dei servizi sanitari demandata alle regioni, ha stabilito che, a seguito della frequenza di un brevissimo corso di formazione, familiari e assistenti (leggi “badanti”) di pazienti cronici che necessitino, a domicilio, di prestazioni assistenziali complesse, possano essere legittimati all’erogazione di tali prestazioni, in sostanziale deroga all’ordinamento vigente.

Dalla lettura della delibera emergono principalmente tre questioni gravi ed importanti:

1 – il sistema sanitario pubblico non è in grado di garantire le prestazioni assistenziali complesse ai pazienti domiciliari;

2 – prestazioni assistenziali che, all’interno delle strutture pubbliche organizzate, devono essere svolte da personale qualificato (infermieri), potranno essere svolte, fuori dalle strutture, da laici che con 24 ore di formazione, disporrebbero delle competenze necessarie per maturare le quali gli infermieri devono conseguire un titolo accademico, che comprende anche lunghi tirocini, di durata triennale;

3 – sostituire l’assistenza professionale degli infermieri con quella di personale laico, da un lato legittima l’idea che, a fronte di carenze organizzative ed economiche del sistema sanitario, si possa derogare alla legge, che richiede specifiche professionalità nella erogazione dei servizi sanitari e assistenziali; inoltre questa operazione, di fatto, riversa interamente sulle famiglie e sui pazienti il costo dell’assistenza, creando un risparmio aziendale ma non certo di sistema e non certo a parità di qualità dei servizi erogati.

Il NurSind è fermamente contrario a quanto stabilito dalla delibera dell’Emilia Romagna, che calpesta sia la dignità e il giusto riconoscimento della professione infermieristica, quanto il diritto del cittadino ad ottenere un’assistenza sanitaria adeguata e di qualità. Pertanto abbiamo inviato una lettera all’Assessore alla Salute dell’Emilia Romagna chiedendo la revoca della delibera e l’apertura di un tavolo di discussione presso il Ministero della Salute.

Ci auguriamo che non sia questo il modello di riferimento per la riorganizzazione, su base regionale, dei servizi sanitari e assistenziali e pertanto perseguiremo ogni mezzo utile a riportare la tutela del cittadino e dei professionisti al centro delle politiche di riordino del sistema sanitario.

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