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Spese irregolari in Regione, la difesa di Palma Costi

da | Lug 19, 2014 | Ultime news | 0 commenti

 Dopo l’inusuale conflitto tra organi dello Stato che la Regione ha aperto in Corte Costituzionale contro la Corte dei Conti che sta indagando sulle spese irregolari di tutti i gruppi politici in Regione, interviene anche la presidentessa dell’assemblea legislativa, Palma Costi a difendere l’operato dei politici.

 “La comunicazione che mi è arrivata dal Procuratore regionale della Corte dei conti è talmente inusuale che ci obbliga a un attento approfondimento: infatti, come Assemblea legislativa dobbiamo operare solo nel pieno rispetto delle leggi nazionali e regionali.

Nella comunicazione viene richiesto alla presidente dell’Assemblea di recuperare somme relative a spese giudicate “irregolari per difetto di inerenza”, sostenute dalla sottoscritta e dai consiglieri Monica Donini e Giuseppe Paruolo. Viene scelta la strada del recupero delle somme, precisa il Procuratore, vista “l’entità degli importi”, cioè la loro esiguità, e quindi “la diseconomicità di qualsiasi iniziativa processuale”. Dunque, nessun procedimento istruttorio con invito a dedurre per me, Donini e Paruolo, bensì il recupero delle spese invece di avviare dei processi che costerebbero molto di più rispetto alle cifre contestate!

Confermo che si tratta di somme esigue. E ribadisco anche la natura inusuale dell’atto e la necessità di approfondimenti in Ufficio di Presidenza, prima dei quali nessuna azione è stata messa in campo. Anche per questo i consiglieri Donini e Paruolo ancora non hanno ricevuto alcuna comunicazione, oltre al fatto di non essere, in questo caso, referenti diretti della Procura regionale della Corte dei conti.

Si tratta, come per tutti gli altri consiglieri, di spese inerenti il mandato istituzionale e regolarmente approvate dall’allora Comitato tecnico di controllo sui rendiconti, formato da tre revisori iscritti all’Albo professionale e esterni all’Ente, organismo di controllo di cui l’Emilia-Romagna si era dotata da tempo (unica Regione italiana a farlo). E al Comitato tecnico di controllo competeva esprimere il giudizio di regolarità delle spese, verificando che i contributi assegnati ai Gruppi assembleari non venissero utilizzati per fini diversi dal funzionamento e dall’attività istituzionale (come previsto dalla Legge regionale 32/97 e dalle successive modifiche).

E’ ormai acclarato come da quasi tre anni a questa parte, precisamente dal Decreto 174/2012 sui costi della politica, i cui ulteriori controlli e misure di razionalizzazione della spesa furono fortemente voluti dalla nostra Regione, ma che fu certamente lesivo in alcune sue parti del dettato costituzionale, ha comportato conflitti tra pari poteri dello Stato, pur con ruoli e funzioni diverse. Si è reso dunque necessario, come Regioni, chiedere alla Corte costituzionale di dirimere tali conflitti. E la Corte costituzionale su questo si è pronunciata per ben due volte: con la sentenza 39 del 2014, nella quale si stabilisce che il “sindacato della Corte dei conti” debba “ritenersi documentale, non potendo addentrarsi nel merito delle scelte discrezionali rimesse all’autonomia politica dei gruppi, nei limiti del mandato istituzionale”; e con la sentenza 130, con la quale ha annullato le delibere della Corte dei conti assunte nel 2013, comprese quelle della Sezione regionale di controllo per l’Emilia-Romagna nelle quali si contestava ai Gruppi la regolarità di spese del 2012.

E ricordo come la Corte dei conti, Sezioni riunite in sede giurisdizionale, accogliendo il ricorso presentato dai 9 Gruppi assembleari ha recentemente annullato in sede nazionale le delibere della Sezione regionale dell’Emilia-Romagna relative alle contestazioni delle spese di tutti i Gruppi per l’anno 2013.

Tornando all’iniziativa della Procura regionale della Corte dei conti, anche questa volta si rende necessario ricorrere alla Corte costituzionale, per evitare che vengano lesi ruolo, natura e diritti dell’Assemblea legislativa e degli organismi che la compongono (ribaditi nella sentenza n. 39 della Corte costituzionale). Tutte le somme fino ad ora contestate riguardano spese per il funzionamento, il personale e l’attività politico-istituzionale dei Gruppi assembleari. Tutte le spese sono state effettuate e rendicontate sulla base delle leggi regionali e controllate dal Comitato dei revisori. In queste Regione si opera e si è sempre operato nella trasparenza e nel massimo rispetto delle norme e dell’attenzione alla spesa pubblica. Dal 2010, questa Assemblea ha via via ridotto indennità e spese di funzionamento, azzerato le auto blu e le spese di rappresentanza, cancellato i vitalizi, tagliando i costi della politica (indennità, Gruppi, organi monocratici) di 4 milioni e 700 mila euro.

Nel contempo, è aumentata l’attività legislativa. Solo nel 2013, le leggi approvate sono passate dalle 21 del 2012 a 29, gli atti amministrativi da 31 a 50; le sedute dell’Aula sono passate da 47 a 49; il numero delle sedute di commissione è salito da 214 a 230; le sedute della Conferenze dei presidenti dei Gruppi assembleari da 26 a 27 e quelle dell’Ufficio di Presidenza da 49 a 53; il numero di atti di controllo e indirizzo (interrogazioni, interpellanze, risoluzioni, mozioni) presentati dai consiglieri è salito dai 1.219 a 1.331.

Ogni nostra cifra è on line sul sito dell’Assemblea, così come dovuto ai cittadini.

Tutto quello che sta accadendo da tre anni a questa parte rispetto ai rendiconti dei Gruppi assembleari riguarda fatti e atti che a oggi non hanno portato ad alcun rilievo certo e definito, né dal punto di vista della giustizia contabile né dal punto di vista penale. Viceversa, il nostro operato, il lavoro dell’Assemblea legislativa in questo periodo di tempo, al momento può e deve essere sottoposto al solo giudizio di merito, di opportunità e di eticità che spetta in primo luogo ai cittadini-elettori. Così funziona uno Stato di diritto”.

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