A tenere banco in questi giorni in alcuni comuni della Bassa è la questione biometano, con strascichi di polemiche e preoccupazioni. Ecco cosa si muove.
Concordia
A Concordia, dove il dibattito è più acceso, lo scorso mercoledì si è tenuta la Commissione Consiliare “Territorio e Ambiente” che ha incontrato i vertici di Bio Bimat, l’azienda che ha chiesto di costruire un maxi impianto nell’area ex Keamar. Da più parti, i consiglieri di maggioranza, il Partito Democratico e le opposizioni ma anche la Cna, sono stati espressi dubbi, anche se l’azienda ha assicurato che l’impatto sarà contenuto. Tra Concordia, San Possidonio e Mirandola, i luoghi dove il maxi impianto impatterebbe, si prepara una protesta in grande stile, un po’ come avvenuto per lungo tempo a causa del progetto gas Rivara a San Felice.
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Mirandola
Clima caldo anche a Mirandola dove l’azienda veronese Pico Bioenergy di Verona ha presentato una richiesta di costruzione per un impianto da 47mila tonnellate. Il progetto sta muovendo i primi passi, in Regione è stata depositata una richiesta di Valutazione di Impatto ambientale per trattare rifiuti urbani biodegradabili derivanti da cucine e mense. Per funzionare, a Mirandola dovrebbero arrivare almeno 10 mila tonnellate al giorno di rifiuti e 10mila tonnellate di sottroprodotti lignei per la lavorazione del compost prodotto. Da dove? Come nel caso di Concordia, non dalle case della Bassa, dove i rifiuti organici dei cittadini li tratta Aimag, nè dall’altra parte del Secchia dove ci sono ben cinque impianti simili.
Finale Emilia
Diversa la storia dell”impianto di Massa Finalese. Non lo realizza un privato che non si sa bene da dove prenderà i rifiuti, ma lo fa Aimag, che i rifiuti li raccoglie per mestiere in tutta la Bassa, e che verrà inaugurato il 29 ottobre. In questo caso si tratta di un impianto che produce biometano da frazione organica dei rifiuti, poi immesso nella rete di distribuzione del gas, fino al fornello di casa.
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