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Batterio Chimera, Salus Hospital: “Non risultano ulteriori comunicazioni di casi accertati”. E intanto scoppia la bagarre politica

da | Nov 22, 2018 | Mirandola | 0 commenti

MIRANDOLA – Sulle macchine cuore-polmone finite sotto i riflettori in questi giorni interviene Salus Hospital, la struttura ospedaliera di Reggio Emilia dove sono decedute due persone, con un comunicato:

In riferimento ai pazienti operati presso Salus Hospital fra il 2011 e il giugno 2015 e segnalati in seguito alla presunta contrazione del Mycobacterium chimaera, su circa 2mila interventi cardiochirurgici eseguiti presso la struttura di Reggio Emilia, si evidenzia che attualmente sono stati presi in considerazione solo due casi. I pazienti cardiochirurgici coinvolti nell’indagine erano affetti da polipatologie e al momento non risultano ulteriori comunicazioni di casi accertati.

È opportuno rendere noto che all’epoca dei fatti, l’esistenza e la probabilità di esposizione al micobatterio tramite l’utilizzo di questi macchinari non poteva essere conosciuta in quanto la conoscenza di tale problematica è avvenuta per il mondo medico italiano successivamente ai fatti citati.

I macchinari in questione sono prodotti dall’azienda Stockert di Friburgo, Germania. La manutenzione delle due macchine è stata eseguita dall’azienda distributrice italiana con cadenza annuale, seguendo le indicazioni per il trattamento dell’acqua con l’azione battericida e attenendosi anche a quanto indicato nell’avviso di sicurezza di Sorin del 2015 e dalle linee guida EU protocol for case detection laboratory diagnosis and enviromental testing of Mycobacterium chimaera.

Si evidenzia altresì che i rigorosi processi di sterilizzazione degli ambienti, del personale preposto per tutto il periodo di impiego dei macchinari e dei macchinari stessi in uso nelle sale operatorie di Salus Hospital sono sempre stati eseguiti con estrema accuratezza di tutti i protocolli previsti. E tutti i certificati di analisi sono sempre risultati negativi al Mycobacterium chimaera.

Inoltre in seguito alle indicazioni ricevute sia dallo stesso fornitore, sia dall’Azienda Unità Sanitaria Locale di Reggio Emilia e dalla Società Italiana di Cardiochirurgia, i macchinari sono stati immediatamente dismessi e sostituiti con modelli aggiornati, prima della verifica delle autorità inquirenti.

L’Ospedale ha sempre attuato con tempestività tutti gli adeguamenti e le verifiche richieste e necessarie al corretto utilizzo dei macchinari, con l’obiettivo di preservare in ogni aspetto la salute dei pazienti e degli operatori.

In relazione alle dichiarazioni riportate sugli organi di stampa da parte dell’Assessore alla Sanità della Regione Emilia Romagna, la direzione sanitaria precisa che i decessi non sono avvenuti a Salus Hospital; così come risulta nella nota ufficiale dell’AUSL di Reggio Emilia datata 31 Luglio 2018, “…i pazienti precedentemente operati presso Salus Hospital per interventi cardiochirurgici, alcuni dei quali deceduti verosimilmente in conseguenza dell’infezione contratta, è emersa la probabilità molto elevata che l’infezione sia stata acquisita in seguito all’esposizione al dispositivo di riscaldamento/raffreddamento utilizzato per condurre gli interventi chirurgici in argomento…”. Pertanto, il presunto legame fra alcuni dei decessi e le infezioni tramite il macchinario di riscaldamento extracorporeo è attualmente ancora in fase di valutazione da parte degli organi preposti.

Intanto sulla vicenda è scoppiata la bagarre politica. Da un lato la consigliera regionale M5S Giulia Gibertoni che in una risoluzione per sollecitare il governo regionale a prendere tutte le precauzioni del caso contro la diffusione del micobatterio. La consigliera vuole quindi sapere dall’esecutivo regionale in quali ospedali siano presenti questi macchinari e, in particolare, se quelli in dotazione in Emilia-Romagna sino stati ‘sanificati’ come sollecitato dall’azienda produttrice.

Dall’altro il consigliere regionale della Lega Nord Gabriele Belmonte che ritiene “ingiustificabile il ritardo col quale l’assessore regionale alla Sanità, Sergio Venturi, si sta attivando per arginare i rischi connessi al “batterio killer”, che ha già fatto 2 vittime in Emilia-Romagna (decessi avvenuti al Salus Hospital di Reggio Emilia) e 6 in Veneto, benché il medesimo assessore fosse a conoscenza sin dalla scorsa estate dei probabili rischi connessi alla “macchina cuore-polmone”, utilizzata per regolare la temperatura del sangue in circolazione extracorporea durante gli interventi cardiochirurgici”. Inoltre Belmonte ritiene che sia “altresì necessario effettuare i medesimi controlli, tramite la medicina del lavoro, su tutti gli operatori sanitari presenti nelle sale operatorie in cui veniva utilizzato il macchinario “cuore-polmone” oggi sotto inchiesta”.

Anche il consigliere di Fratelli d’Italia Gianfranco Tagliaferri si è rivolto alla Giunta regionale “per sapere se sia a conoscenza di comunicazioni da parte dell’azienda costruttrice dei macchinari sotto esame, nel merito dei decessi avvenuti in precedenza in altre nazioni. Se l’Assessore non intenda riferire in commissione sanità tutti gli sviluppi della vicenda, quali controlli siano previsti su tutti i pazienti potenzialmente a rischio per gli interventi eseguiti in regione e quale profilassi si segua per individuare immediatamente i sintomi. Se infine si valutino responsabilità tali, nell’azienda produttrice degli impianti sotto esame, da potersi prefigurare un possibile risarcimento danni per le famiglie dei deceduti”.

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