Kundera, nel romanzo “La lentezza” scriveva: “ il grado di lentezza è direttamente proporzionale all’intensità della memoria; il grado di velocità direttamente proporzionale all’intensità dell’oblio”.
Che l’homo sapiens-sapiens del XXI° secolo abbia necessità di rallentare i frenetici ritmi di vita, è innegabile, ma che il Sistema Paese abbia bisogno di procedere ad una accelerazione di “alcuni” settori strategici della società, è altrettanto innegabile.
Da alcuni mesi varie fonti autorevoli ci hanno anticipato una interessante opportunità per le imprese che necessitano di effettuare investimenti nell’Innovation Comunication Technology: stiamo parlando dei cosiddetti “ICT INNOVATION VOUCHER”, contributi a fondo perduto dell’Unione Europea per incentivare lo sviluppo di soluzioni ICT nelle imprese europee.
Una interessante opportunità in un Paese, l’Italia, che ha poco investito, e spesso male, nella “rete” per eccellenza, internet. A quasi un anno di distanza la Regione Emilia Romagna non si è ancora esposta in merito a tali voucher, ma sembra che “a breve” uscirà un bando del Ministero dello Sviluppo Economico.
Il “digital device”
Da uno studio realizzato da MM-One su dati Eurostat pare che le imprese italiane ricavano da internet solo il 7% del proprio fatturato, contro una media europea del 14%, con punte che vanno dal 31% dell’Irlanda al 26% della Repubblica Ceca ed al 18% della Gran Bretagna. Colpa sia delle imprese italiane che dello Stato italiano che hanno sempre poco creduto al web. Il problema del “digital device” non è stato assolutamente risolto. Alcune zone del Paese non hanno ancora una adeguata copertura internet e comunque la velocità di navigazione nell’intero Paese è ancora molto lenta. Scrive Antonio Stella in un suo articolo sull’argomento: “secondo netindex.com, siamo ultimi tra i paesi G8 con un quarto della velocità francese, terzultimi nell’Europa a 28 davanti solo alla Croazia e a Cipro, ultimissimi tra i 34 paesi Ocse e ottantanovesimi nella classifica mondiale, poco davanti alla Nuova Caledonia. Insomma: sempre in coda”.
Un problema che ricade inesorabilmente su ogni singolo cittadino quando si deve addentrare nella “selva oscura” della burocrazia. Secondo infatti Confartigianato, su dati Istat, dal 2002 al 2012 il tempo perduto facendo la fila nei pubblici esercizi è aumentato: all’Asl del 12%, all’Anagrafe del 17%, alle poste addirittura del 39%.
Un problema di lentezza
E’ un consolidato problema di lentezza, che riguarda ogni settore della nostra società.
In Italia la durata media di un processo civile è di 564 giorni per il primo grado, contro una media europea di 240. Nella classifica della Banca mondiale «Doing business», con 1210 giorni per i tre gradi di giudizio, siamo terzultimi su trentanove paesi.
Qualcuno dice che noi italiani siamo vecchi. In realtà siamo lenti. Non a caso la lentezza è una caratteristica tipica della vecchiaia. D’altronde quando un politico cerca di avventurarsi nel complicato sistema delle riforme, per “accelerare il Paese”, si alza in automatico il coro della maggioranza della rappresentanza politica al grido: calma, prudenza, riflettiamo.
Mentre l’Italia riflette, altri Paesi, senza bisogno di citarli, stanno attuando riforme strutturali che portano sviluppo, innovazione, ricchezza e quindi benessere ai cittadini.
Riflettiamo gente, riflettiamo.
* Andrea Lodi, originario di San Prospero (Mo) è aziendalista, specializzato in Pianificazione Strategica. Docente e consulente per conto di imprese private, enti di formazione, associazioni di categoria, organizzazioni NO PROFIT, società di consulenza ed università. Giornalista economico, dal gennaio 2009 curo “Economix“, la rubrica economica di PiacenzaSera.it.
Articolo tratto da Economix, rubrica economica di PiacenzaSera.it