Sarà lo Studio Bianchini e Lusiardi Associati di Cremona a realizzare a Nonantola il memoriale che ricorderà i 93 ragazzi ebrei salvati nel 1943. Lo Studio ha vinto il bando di concorso “Davanti a Villa Emma”, promosso dalla Fondazione Villa Emma in collaborazione con il Comune di Nonantola e l’Ordine degli Architetti di Modena. Il progetto ha il sostegno della Fondazione Cassa di risparmio di Modena e il patrocinio del Consiglio Nazionale Architetti e della Federazione degli Ordini degli Architetti dell’Emilia-Romagna.
Tra l’estate del 1942 e la primavera del 1943 arrivano a Nonantola 73 giovanissimi esuli ebrei, provenienti da Germania, Austria, Bosnia e Croazia. Accolti dalla popolazione locale, conoscono a Villa Emma una parentesi di quiete. Dopo l’8 settembre ’43, con l’occupazione tedesca dell’Italia, si rende necessaria un’operazione di soccorso che li metta al riparo dal pericolo di cattura. I nonantolani scelgono allora di rischiare e, nonostante le difficoltà, tutti i componenti del gruppo raggiungono la Svizzera.
Per ricordare questa vicenda sorgerà, nell’area di Prato Galli, di fronte a Villa Emma, un memoriale dedicato ai ragazzi ebrei salvati a Nonantola.
Sono stati 37 i progetti presentati al bando, sia italiani che extraeuropei. Tra la fine di gennaio e i primi di marzo del 2019 la Fondazione Villa Emma organizzerà iniziative pubbliche di presentazione degli esiti del concorso.
“Abbiamo voluto creare – spiegano Riccardo Bianchini e Federica Lusiardi dello Studio – un edificio che, invece di contenere una narrazione si facesse narrazione esso stesso. L’architettura che abbiamo immaginato si fonda sul raddensamento, fisico e simbolico, dei percorsi e delle relazioni umane che hanno mappato l’area di Nonantola nei giorni in cui il gruppo di ragazzi ebrei ha vissuto a villa Emma. Seguendo il principio per cui l’ edificio e il territorio del paese formano nell’insieme “il luogo per la memoria dei ragazzi salvati a Nonantola”, i binomi “interno / esterno” – ovvero spazio chiuso e immediato intorno – e “vicino / lontano”- ovvero da un lato le relazioni umane fra i ragazzi e gli abitanti e dall’altro le direttrici dei luoghi di provenienza e di approdo – hanno costituito le linee guida di questo progetto. Era necessario pensare a un edificio che più che ‘decostruirsi’ si aprisse verso l’esterno, per potersi sciogliere nell’intorno e idealmente fondersi con un “fuori” che coincide con la complessità e le contraddizioni del nostro tempo”.