Ne hanno richiesto l’ingresso in 4 mila, e di queste poco più del 50% è stato ammesso alla White List che definisce chi può e non può partecipare ai bandi pubblici per la ricostruzione. E’ il bilancio, a due anni e mezzo dal sisma, dell’attività della Prefettura di Modena, che prosegue nel disbrigo delle istruttorie relative alle istanze di iscrizioni agli elenchi di fornitori, le”white list” appunto, istituite a seguito del terremoto che ha colpito il territorio nel maggio 2012.
“L’azione è stata ulteriormente intensificata con il decisivo contributo delle unità di personale messe a disposizione della Prefettura dalla Regione Emilia Romagna, Ufficio del Commissario straordinario per la ricostruzione, sulla base di una convenzione stipulata con le Prefetture del cratere che ha consentito la assunzione a tempo determinato di cinque impiegati.
Alla data di oggi, già circa 2100 aziende, delle quattromila che avevano inoltrato l’istanza, sono state iscritte, al termine di un procedimento accurato e minuzioso che prevede il coinvolgimento degli Organi di polizia, della Direzione Investigativa Antimafia e del Gruppo Interforze Ricostruzione Emilia Romagna all’uopo istituito dal Ministro dell’Interno.
Nello stesso tempo – si legge in una nota della Prefettura – una particolare priorità viene riservata a dare risposta, al termine dello sviluppo dei relativi accertamenti, alle richieste di verifiche antimafia nei confronti delle aziende fornitrici per le quali le stazioni appaltanti (Regione, Provincia, Comuni ecc.) hanno chiesto la relativa certificazione liberatoria finalizzata all’assegnazione di appalti o alla erogazione di servizi, ovvero alla liquidazione delle somme dovute per le prestazioni già effettuate.
Anche per tali procedure, soggette ai medesimi accertamenti previsti per le iscrizioni alla “white list”, si procede alacremente e circa 2400 richieste sono state definite.
Da questa attività di controllo diffuso emergono, sia pur in numeri non rilevanti, alcune situazioni meritevoli di approfondimento ovvero che indicano possibili collegamenti con la criminalità organizzata rispetto alle quali si sta procedendo con i previsti provvedimenti interdittivi.
L’articolato sistema di cautele antimafia attivato all’indomani del sisma, si conferma quindi quale utile strumento per difendere il territorio emiliano, soprattutto in questa delicata fase della ricostruzione, dai documentati e reiterati tentativi di penetrazione dei sodalizi mafiosi nel tessuto sociale e produttivo, tentativi dei quali anche di recente la Direzione nazionale antimafia ha dato atto nella sua relazione annuale”.