SAN FELICE SUL PANARO – Il senatore modenese Edoardo Patriarca, capogruppo Pd in Commissione Lavoro, stigmatizza le polemiche che il centrodestra sta innescando strumentalmente sul caso del corso di lingua araba e cultura islamica che si terrà nelle aule della scuola di San Felice, al di fuori degli orari scolastici: “Siamo già in campagna elettorale e il centrodestra sta cavalcando quel timore di una fantomatica “invasione islamica” che tanto successo ha raccolto alle elezioni politiche nazionali nell’intento di radicarsi anche in un territorio che al momento non li vede presenti in maniera massiccia”. Ecco la sua nota:
“Un’associazione presente sul territorio da quasi una ventina d’anni; un progetto che è già stato attuato, anche con sede nella stessa scuola, senza destare clamore o sospetti; finalità di integrazione e conoscenza culturale rispettate. Perché oggi il corso di arabo e cultura islamica che l’associazione La Pace ha proposto, fuori dagli orari scolastici, a San Felice sta sollevando tanto clamore? E’ semplice, siamo già in campagna elettorale e il centrodestra sta cavalcando quel timore di una fantomatica “invasione islamica” che tanto successo ha raccolto alle elezioni politiche nazionali nell’intento di radicarsi anche in un territorio che al momento non li vede presenti in maniera massiccia e significativa. Questi corsi già si tenevano fino al 2012, prima del sisma: dopo le scosse gli spazi a disposizione sono diminuiti e quindi anche i corsi non sono stati più organizzati in maniera continuativa. Ora che la ricostruzione ha raggiunto risultati importanti, si può e si deve ricominciare con tutte le attività che interessano la comunità. Cosa è successo? Un’associazione ha chiesto l’uso dei locali della scuola, al di fuori degli orari scolastici, per finalità didattiche. Il Consiglio d’Istituto (a cui esprimo vicinanza per il lavoro che sta svolgendo), nella sua autonomia, ha deciso di concederli. I corsi sono indirizzati ai bambini che già frequentano quella scuola e sono aperti anche all’eventuale partecipazione di bambini italiani che fossero interessati ad approfondire questi temi. La conoscenza delle proprie radici culturali e linguistiche è un problema che si pongono anche tutti i nostri emigrati all’estero: le seconde e terze generazioni spesso parlano e conoscono solo la lingua del luogo dove sono nati e stanno crescendo. Non si capisce perché non possano porselo anche gli immigrati in Italia, soprattutto quelli che sono qui da tanti anni, si sono integrati, lavorano qui e qui crescono i loro figli. Siamo una comunità e come tale dovremmo imparare ad agire”.