Rimborsi chilometrici e pasti. Ma anche regali, feste di compleanni, cene di beneficenza. E persino un ‘sex toy’ messo a rimborso tra le spese di una consigliera regionale. Sono alcune delle voci contestate negli avvisi di fine indagine in notifica a 42 componenti dell’assemblea dell’Emilia-Romagna.
Sono stati infatti notificati oggi, a pochi giorni dalle regionali del 23 novembre, 42 avvisi di fine indagine per presunti rimborsi falsi dei consiglieri. Come riporta l’Ansa, La cifra complessiva contestata ammonta a oltre due milioni (2 milioni e 80mila euro circa). Oltre al peculato, tra le contestazioni c’è anche un caso di truffa. Gli avvisi nell’inchiesta sull’uso dei rimborsi pubblici coinvolgono tutti i gruppi dell’assemblea legislativa: Pd, Pdl, Ln, Idv, Fds, Sel-Verdi, Udc, M5S e Misto.
La somma più alta contestata ai consiglieri Pd, gruppo più numeroso in Assemblea: 940.000 euro per 18 indagati. Al secondo posto come cifra c’è l’Idv, con 423.000 euro, due consiglieri indagati. Secondo quanto si apprende sarebbero 11 invece gli indagati del Pdl (205.000 euro), tre della Lega Nord (135.000), due del M5S (98.000), due di Sel-Verdi (77.000 euro), uno del gruppo Misto (27.000 euro), uno di Fds (151.000 euro) uno dell’Udc (31.000 euro).
Gli avvisi che chiudono l’inchiesta sono firmati dai Pm Morena Plazzi e Antonella Scandellari, vistati dal procuratore aggiunto Valter Giovannini. I primi ad essere notificati dalla Guardia di finanza sono relativi ai capigruppo, che rispondono, secondo quanto si apprende, di peculato sia per le spese in proprio che per omesso controllo dei rimborsi dei consiglieri del loro gruppo. Ai capigruppo è dunque contestata l’intera cifra che si ritiene un gruppo abbia speso senza pertinenza con l’attività di consigliere regionale.
L’ex presidente della Regione Emilia-Romagna Vasco Errani non è compreso nella lista dei consiglieri che hanno ricevuto avvisi di fine indagine. Errani, che era anche consigliere del Pd, a luglio aveva dato le dimissioni da presidente dopo 15 anni, in seguito alla condanna ad un anno in appello nel processo Terremerse.
L’inchiesta era stata avviata oltre due anni fa. Da ottobre 2013 risultavano indagati i nove capigruppo che hanno ricevuto le notifiche. Hanno tutti ricevuto le notifiche, ad eccezione di Mauro Manfredini, il presidente del gruppo della Lega Nord deceduto lo scorso 10 ottobre. L’inchiesta riguarda il periodo giugno 2010-dicembre 2011. A fine settembre era stata stralciata e chiesta l’archiviazione per la posizione del candidato del centrosinistra alle Regionali, Stefano Bonaccini.
I nomi degli indagati: Si tratta dei consiglieri del Pd Marco Monari, Marco Barbieri, Marco Carini, Thomas Casadei, Gabriele Ferrari, Vladimiro Fiammenghi, Roberto Garbi, Paola Marani, Mario Mazzotti, Roberto Montanari, Rita Moriconi, Antonio Mumolo, Giuseppe Pagani, Anna Pariani, Roberto Piva, Luciano Vecchi, Damiano Zoffoli, Matteo Richetti. Del Pdl: Luigi Villani, Enrico Aimi, Luca Bartolini, Gian Guido Bazzoni, Galeazzo Bignami, Fabio Filippi, Andrea Leoni, Marco Lombardi, Andrea Pollastri, Mauro Malaguti, Alberto Vecchi. Del gruppo misto: Matteo Riva (ex Idv). In concorso con lui risponde l’impiegata del gruppo Rossella Bolino. Della Lega Nord: Manes Bernardini, Stefano Cavalli, Stefano Corradi. Con loro c’era Mauro Manfredini, nel frattempo deceduto. Di Sel: Gian Guido Naldi e Gabriella Meo. Della Federazione della Sinistra: Roberto Sconciaforni. Dell’Idv: Liana Barbati e Sandro Mandini. Del M5s: Andrea De Franceschi e Giovanni Favia, entrambi espulsi nel frattempo dal movimento.