BASTIGLIA – “Ci sono altri fatti da accertare, qui in Emilia il prosciutto lo mangiamo, mica lo teniamo sugli occhi”. Dopo l’archiviazione sull’inchiesta relativa all’alluvione che colpì Bastiglia e Bomporto nel gennaio 2014 che scagiona AIPO, interviene Antonio Spica, consigliere comunale a Bastiglia per il centrodestra, autore di diversi Esposti alle Procuresul disastro del 2014.
Pur rispettando il lavoro svolto dai P.M. non sono affatto d’accordo sulla recente archiviazione promossa dalla Procura modenese così come appreso dagli organi di stampa, che di fatto scagiona AIPO e incolpa le nutrie. Non posso accettare che passi questa idea, figlia di chi pochi mesi dopo l’alluvione promosse l’emendamento in Senato (sen. Vaccari ndr) proprio sulle nutrie, togliendole da animali protetti avviando così la caccia alle streghe per tentare di scagionare i veri colpevoli. Tengo a ricordare l’Esposto presentato alla procura modenese nel 2016 e a seguito del quale il P.M. Mazzei mi indica come persona offesa. Vien da chiedersi quindi quale esito abbia avuto quella esposizione di fatti con allegati documenti a supporto, sollecitando la Procura modenese ad accelerare le indagini. Aldilà dei tre indagati per cui il fatto non sussiste, quali valutazioni ha fatto la Procura sui documenti depositati? Come volontario di protezione civile, già prima del gennaio 2014, facemmo diverse “passeggiate” lungo gli argini segnalando anomalie e appunto tane. Queste furono chiuse ? Si…. no …. ma L’argine crollò ! Se si incolpano quindi le nutrie per aver indebolito l’argine, come è possibile scagionare l’uomo che non provvede alla ordinaria manutenzione ? Le centinaia di migliaia di euro investiti sul fronte sicurezza del nodo fluviale, e gli ulteriori stanziamenti per “grandi opere” in programma per il 2019, dimostrerebbero il nulla – o quasi – fatto prima del gennaio 2014; a supporto di ciò si tenga in considerazione quanto dichiarato dal tecnico che relazionò a Bastiglia sul PSC (Piano Strutturale Comunale) e RUE ( Regolamento Urbanistico Edilizio), e riportato sul verbale di quella Commissione Urbanistica del 22/11/2018 che in risposta a un mio preciso quesito affermò: “… per quanto riguarda il nodo idraulico e sugli avvenimenti avvenuti ipotizza che possa derivare anche da una carenza di manutenzione a carico di AIPO e degli enti preposti”. Ci si chiede inoltre se la Procura modenese ha avuto modo di verificare quanto scritto in verbale della CGR (Commissione Grandi Rischi) del 5 giugno 2012 e che a me risulta da accesso atti, in cui fra le altre cose si evidenziava come “la liquefazione dei terreni che riguardò anche le basi arginali” proprio nel tratto colpito dal sisma e attraversato dai fiumi Secchia e Panaro: se quel verbale fu inviato alla Regione Emilia oltre che a AIPO chiedendo una pronta messa in sicurezza, come si attivò la Regione col suo Governatore e l’assessora con delega all’ambiente e teritorio ? Cosa fece AIPO? Nell’esposto e anche oggi ci si chiede il vaglio dell’Autorità Giudiziaria su botta e risposta fra l’allora Assessore regionale alla programmazione territoriale Alfredo Peri, che dichiarava: ”[…] L’Agenzia così com’è non funziona…” ma ad oggi della paventata riforma, così come dell’Ass. Peri si sono perse le tracce (perché non fu riformato l’ente prima del disastro ?), e l’allora Direttore AIPO ing. Fortunato (addirittura promosso poi alle infrastrutture della Regione Veneto), che affermava: “la Regione sapeva della mancanza di risorse e della situazione di rischio… […] e ha deciso di riutilizzare i fondi idrici in altro modo”, dichiarazione quest’ultima che ha dell’incredibile e si ha il dovere di accertare dove furono “sviati” quei fondi destinati alla sicurezza. Appare quindi evidente che la situazione è sempre stata ben nota sia all’AIPO sia alla Regione, eppure entrambi non intervennero per tempo. Insomma a cinque anni da quel disastro che provocò anche la morte di Oberdan – oggi insignito di Medaglia d’Oro al Valor Civile – credo sia opportuno sollecitare la Procura ad accertare questi fatti esposti già anni fa; un disastro colposo di cui non possono essere incolpati i roditori, d’altronde qui in Emilia il buon prosciutto noi lo mangiamo, mica lo teniamo davanti agli occhi.