Un terzetto di amici inseparabili come solo lo si può essere a quell’età, mantovani ma conosciuti a Mirandola perchè qui hanno frequentato le scuole, il Luosi e il Galilei, e nella Bassa bazzicavano spesso. Ma nessuno a Mirandola si aspettava che sarebbero stati coinvolti in un crimine orrendo come quello finito con il ritrovamento di un cadavere nel Po, l’8 dicembre nel fiume Po dentro due sacchi a Bardelle, poco lontano dal confine della nostra provincia.
Si è scoperto poi che la vittima era Fausto Bottura,48enne anni di Magnacavallo (Mantova), nei guai con l’accusa di omicidio volontario e occultamento di cadavere sono finiti appunto i tre ragazzi: il nipote della vittima, Massimo Bottura, 19 anni e i suoi due amici, Alessio Magnani, 18 anni di Poggio Rusco e Armando Esposito, 19 anni di Magnavallo.
I tre, che secondo l’accusa avrebbero ucciso Bottura a colpi di mazza per una insofferenza verso i suoi rimproveri per poi gettare il cadavere nel fiume, a Mirandola erano conosciuti, e anche la famiglia di uno dei ragazzi è nota. Per questo sui social imperversano rabbia e sconcerto. Nessuno avrebbe mai pensato che i tre potessero essere anche solo sospettati di un crimine di tale gravità. «A differenza degli anni scorsi – dice ad esempio la preside del Galilei, Milena Prandini al Resto del Carlino– quest’anno Alessio andava bene, non aveva problemi. Siamo sgomenti per quanto accaduto». E soprattutto in chi conosce la famiglia, assolutamente benvoluta, da cui proviene uno dei ragazzi, sale la rabbia a pensare quanto possa essere difficile in questa società così complessa tirare su un ragazzo pur col massimo impegno e i migliori valori.