Dopo il deposito, da parte del comitato “Partecipazione e Diritto alla Salute” composto da 21 cittadini cavezzesi, della pratica che apre la procedura per un referendum cittadino che chiederà di aprire un processo partecipato per valutare la possibilità che l’Ospedale di Mirandola ritorni al livello di servizio precedente al sisma del 2012, il gruppo di maggioranza in Consiglio Comunale a Cavezzo ha replicato all’iniziativa. Di fatto, si tratta di argomentazioni del tutto simili a quelle che a Mirandola vedono contrapposti il comitato referendario e la maggioranza in Consiglio: uno schema che, nelle medesime deduzioni e repliche, si sta replicando anche a Cavezzo.
Ecco cosa scrive in merito Cavezzo Bene Comune: “Nel consiglio comunale del 20 luglio scorso è stato approvato all’unanimità un ordine del giorno sull’ospedale di Mirandola. Si esprime la volontà di valorizzare la struttura, che anche in futuro potrà essere il presidio per la salute della nostra comunità, in rete con tutti i servizi sanitari presenti, in primis la casa della salute, che aprirà a settembre anche a Cavezzo. Il gruppo di maggioranza ha espresso la volontà di fare uno studio di fattibilità per realizzare un grande ospedale che serva i distretti di Carpi e Mirandola, inoltre c’è l’intenzione di creare un percorso partecipativo per coinvolgere i cittadini nella discussione sull’evoluzione della sanità sul nostro territorio, gestito dalla commissione consigliare socio sanitaria, in cui sono rappresentate anche le minoranze, quindi bipartisan e da farsi entro la fine del 2015. I risultati saranno portati all’attenzione della conferenza territoriale socio sanitaria, che approva anche il pal. Il testo è stato approvato anche dalla minoranza in consiglio comunale quindi ci ha stupito che il giorno successivo fosse presentata l’istanza per fare un referendum per chiedere il percorso partecipativo di fatto già concordato e programmato la sera precedente. Il referendum comunale costerebbe tra i 15.000 e i 20.000€ (a carico del nostro comune) e servirebbe a chiedere un percorso partecipato che comunque si farà lo stesso, peraltro prima dello svolgersi del referendum. Così i cittadini contribuenti si troverebbero a sostenere il costo di due percorsi partecipativi e un referendum. Non sarebbe meglio, se il vero obiettivo è giustamente far partecipare i cittadini ad una discussione pubblica su questi temi importanti, sostenere un solo percorso partecipativo con relativo costo?
Noi siamo abituati ad amministrare cercando di spendere bene e con parsimonia le risorse della comunità. Il buon amministratore agisce secondo i principi di economicità, efficacia e trasparenza e non cerca consensi approfittando di dubbi legittimi della sua comunità. Cerchiamo di capire insieme come procedere, il percorso partecipativo si farà”.
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