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Dieci euro per la prova scarpe, Federconsumatori scopre che il negozio “è un piccolo Amazon”

da | Set 4, 2019 | In Primo Piano, Mirandola | 0 commenti

MIRANDOLA – Continua a far discutere la vicenda del negozio di Mirandola che fa pagare 10 euro per provare le scarpe. A scoprire il caso la Federconsumatori Modena che oggi rivela un nuovo elemento della vicenda. Secondo l’associazione dei consumatori, il negozio sarebbe una sorta di “piccolo Amazon”.

Ecco la nota di Federconsumatori:

E’ stato grande l’interesse sulla vicenda segnalata da Federconsumatori Modena relativa al negozio Kiki Sport di Mirandola, che richiede 10 euro per provare le scarpe.

La discussione che si è scatenata ha visto, com’era giusto e prevedibile, diverse valutazioni.

Alla RAI il titolare di Kiki Sport ha confermato la propria assoluta discrezionalità nel richiedere i 10 euro, mettendo in atto quella discriminazione tra consumatori che noi paventavamo. Nel dibattito sulla legittimità o meno della cosa si pone così un punto fermo. Riteniamo che questo comportamento discriminatorio sia da censurare, oltre che sanzionabile dagli organismi di controllo, e chiarisce l’artigianalità e la mancanza di ponderazione nell’iniziativa.

Nessuno ha notato che a sua volta Kiki Sport è un “piccolo Amazon”, che vende sul web ad un prezzo ridotto le scarpe che commercializza. Un mezzo legittimo per rispondere allo strapotere di Amazon e C., ma è evidente che chi compra online le scarpe di Kiki Sport da qualche parte deve averle provate; certo non da Kiki Sport, dove rischiava di pagare 10 euro. La cosa incredibile in questa vicenda è quindi che Kiki Sport vende via web scarpe che i propri clienti provano presso la concorrenza, peraltro gratuitamente. Vale a dire lo stesso comportamento che ha portato il titolare ad affiggere il cartello “Prova scarpe 10 euro”.

Questa è solo una delle molteplici contraddizioni di questo sistema, che merita una attenzione generale.

Se il commercio online ha il merito di contenere i prezzi, anche dei negozi in sede fissa, dall’altra parte questi ultimi rischiano di essere travolti dalla potenza di fuoco di soggetti come Amazon. Le città vivono di commercio fisico, e dove scompare cala la qualità della vita generale. Ma allo stesso tempo è normale che il consumatore favorisca il prezzo più basso tra prodotti identici. Però la chiusura di migliaia di esercizi commerciali riduce l’occupazione, non certo recuperata a sufficienza nella logistica. Anche sulla mobilità ci sono contraddizioni a non finire, si riduce quella personale, ma i furgoni dei corrieri che consegnano un pacchetto intasano ormai le strade.

E’ possibile fare qualcosa? Noi crediamo di sì, a patto che si esca dalla logica delle tifoserie, evitando comportamenti sbagliati e contraddittori che scaricano tutto sui consumatori.

> AGGIORNAMENTO:

Poche ore dopo la pubblicazione della nota di Federconsumatori il titolare di Kiki Sport ha così replicato sui social:

Sito non aggiornato da 6 anni. Questa è diffamazione e calunnia. Ne parlerò col mio legale.

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