CONCORDIA SULLA SECCHIA – L’ultimo atto è stata l’approvazione della mozione presentata dal Gruppo ‘Liste Civiche Partito Democratico – Bassa Modenese in Consiglio d’Unione Area Nord, sull’impianto di biometano (dove il centro destra si è a sorpresa astenuto) in cui si scriveva chiaro e tondo che “la concentrazione di impianti in un territorio virtuoso come il nostro che tratta già tutti i rifiuti che produce non è sostenibile” e si chiedeva al legislatore di intervenire.
Ma è stato lo stillicidio di dichiarazioni pubbliche, articoli di giornale, post su Facebook che alla fine hanno fatto perdere la pazienza alla Bio Biomat. L’azienda che ha chiesto di insediare uno stabilimento per produrre biometano nell’area ex Kermar si dice pronta ad adire alle via legali contro chi diffonde fake news sul suo progetto a fini elettoralistici.
Scrivono dall’azienda:
Bio Bimat stigmatizza la continua diffusione di notizie fuorvianti, con finalità elettoralistiche, sull’impianto per la produzione di biometano, da realizzare nell’area ex Kermar, a Concordia. E giudica ancor più grave la circostanza che falsità e toni allarmistici siano fatti circolare da personalità che ricoprono incarichi nelle istituzioni, cui dovrebbe stare a cuore la tutela di un dibattito pubblico di qualità, basato su dati concreti e su confronti con esperienze di impianti simili, realizzati anche a distanze minori dai centri abitati rispetto al progetto di Bio Bimat.
Il progetto per la realizzazione dell’impianto a Concordia è attualmente sottoposto alla procedura di VIA, nella quale intervengono tutti gli organismi competenti: per rispetto delle istituzioni e delle normative, Bio Bimat finora ha ritenuto di non intervenire nelle discussioni strumentali e di parte che si sono scatenate nel corso degli ultimi appuntamenti elettorali. Sarà la Conferenza dei Servizi ad esprimere il proprio parere sulla realizzazione di un impianto che è, prima di tutto, un progetto di economia circolare, volto al recupero e alla trasformazione di materiali di scarto in energia pulita.
Su economia circolare e Green Economy, temi del futuro della nostre società e al centro del programma del nuovo Governo Conte, si rende necessario un chiarimento definitivo da parte di partiti e istituzioni: teoricamente tutti a favore, praticamente tutti contrari. La sindrome Nimby è dannosa per la collettività ed è senza prospettive perchè porta a perpetrare scelte che hanno un forte impatto ambientale: dal consumo di fonti fossili all’incenerimento dei rifiuti.
Le seguenti puntualizzazioni si rendono necessarie a seguito della diffusione sulla stampa di notizie che mettono in discussione un investimento fatto da imprenditori che hanno sempre operato nel rispetto di norme e procedure.
Nel dettaglio:
● L’impianto per la produzione di biometano non genererà problemi odorigeni, come dimostrano le analisi tecniche realizzate per la conferenza dei servizi: è interesse dei soci che sia così, altrimenti verrebbe chiuso dalle autorità competenti.
● Non c’è rischio di esplosione perché il biogas sarà prodotto in digestori anaerobici a bassa pressione, la stessa che c’è nelle case di un qualsiasi privato cittadino. Solo una volta trasformato in biometano sarà compresso per essere immesso in rete di trasporto, ma l’intero ciclo della linea gas, dalla sua produzione all’immissione in rete, è impiantisticamente chiuso, confinato e non a contatto in nessun modo con l’aria. In assenza di aria non potrà in alcun modo mai crearsi alcuna miscela esplosiva.
● La realizzazione dell’impianto produrrà ricadute economiche dirette e strutturali sull’economia del territorio. L’investimento complessivo per la realizzazione dell’impianto è stimato in 36 milioni di euro.
● L’impatto sulla circolazione è minimo, nell’ordine di 15 camion al giorno su una strada in cui si registrano oltre 11 mila transiti nel giorno feriale medio. Va comunque precisato che questo tipo di attività genera un incremento di traffico decisamente minore ad esempio di una logistica, il cui insediamento nell’area ex Kermar sarebbe già consentito dal piano urbanistico vigente. A parità superficie edificata, l’attività di logistica genererebbe oltre il doppio del traffico previsto per la produzione di biometano.
● L’impianto nasce per trattare Forsu di provenienza regionale! Gli impianti presenti in Emilia-Romagna sono ancora sottodimensionati rispetto alla quantità di materiale prodotta in regione. Bio Bimat ribadisce l’impegno a trattare solo Forsu proveniente da società multiservizi dell’Emilia-Romagna.
● La realizzazione dell’impianto prevede l’impiego di fino a 100 addetti di imprese del territorio, che saranno i principali fornitori del materiale necessario. A regime saranno impiegate stabilmente fino a venti persone, più del doppio considerando l’indotto attivato dall’attività di produzione di biometano.
● Impianti che producono biometano sono già stati autorizzati in Emilia-Romagna. Sono stati inaugurati alla presenza di esponenti delle istituzioni, sono attivi da diversi mesi e sono portati come best practice anche dalle associazioni ambientaliste. Nel programma del nuovo Governo, l’economia circolare è individuata come uno dei principali driver di sviluppo.
Bio Bimat ribadisce la propria disponibilità al confronto con le istituzioni e la cittadinanza all’interno di tavoli tecnici che consentano di coniugare la necessità di conoscenza e informazione con il superamento di pregiudizi, ostilità e atteggiamenti strumentali che non hanno riscontro nè nel progetto, nè nell’attività di produzione di biometano. In questa ottica era stato pensato l’invito, pregiudizialmente declinato, alla visita di un impianto già attivo, realizzato in un contesto simile a quello di Concordia.
Bio Bimat si riserva ogni altra valutazione, anche di tipo legale, relativamente alla diffusione di notizie false che possono potenzialmente creare un danno economico ingente ai proponenti, che hanno sempre agito nel rispetto delle regole.