Premessa
Sulle pagine di CorriereSociale, poco più di un mese fa, mi sono “scontrato” con un articolo di Enrico Marro, dal titolo “Il welfare al contrario”. Articolo che affronta un tema molto probabilmente poco conosciuto dalla maggioranza degli italiani, ovvero la distribuzione della spesa assistenziale a vantaggio delle fasce sociali più abbienti. Il titolo rende bene l’idea. Per questo motivo ho ritenuto opportuno mantenerlo.
I ricchi i più privilegiati
E’ uno dei tanti paradossi del nostro Paese. Se n’è accorto anche Tito Boeri. Prima, da economista, ora da Presidente dell’INPS. Se consideriamo la spesa che l’INPS sostiene ogni anno, per prestazioni assistenziali, legata a requisiti di reddito, se ne evince che un terzo della spesa si rivolge al 20% più ricco, mentre meno di un quarto è destinato al 40% più povero.
Stiamo parlando di una spesa annua che si aggira attorno ai 20 miliardi di euro.
I motivi
I motivi sono da ricercarsi ad errori di valutazione contributiva commessi negli anni passati, ai quali non è di fatto mai stato posto rimedio. Non c’è da stupirsi, dal momento che i nostri politici hanno deciso, anni fa, di affidare la gestione dell’INPS ad un personaggio come Antonio Mastrapasqua. Tornando ai motivi, possiamo individuarne sostanzialmente due.
Il primo è che una parte delle prestazioni in pagamento sono ancora quelle liquidate quando i requisiti di reddito non erano previsti dalle norme vigenti.
Il secondo è determinato dall’utilizzo di un requisito per la prestazione errato, ovvero il reddito Irpef, che non tiene conto, come L’Isee (Indicatore della situazione economica equivalente) dell’intero patrimonio posseduto. Il chè fa la differenza.
E’ ovvio che se si applicasse l’Isee, si avrebbe la possibilità di scoprire più facilmente prestazioni erogate ad evasori fiscali, nonché di risparmiare qualche miliardo di euro su prestazioni erogate a famiglie che non hanno bisogno di assistenza.
Conclusioni
E’ il solito problema dei cosiddetti “diritti acquisiti”. Una grande ipocrisia per non toccare i privilegi di pochi. E’ la stessa questione delle pensioni d’oro. Nessuno vuole affrontare l’argomento. D’altronde chi deve decidere in merito, sono proprio coloro che ne beneficiano. Un grande conflitto d’interessi, in un Paese dove i cittadini in condizione di povertà assoluta sono quasi il 7% della popolazione totale.
Andrea Lodi (redazione.economia@sulpanaro.net)