Si è spento nei giorni scorsi a Mirandola Silvano Greco, fondatore della compagnia teatrale Il Borghetto. Ospitiamo il suo ricordo tratteggiato da Francesco Mandrino.
Si sono svolte nel pomeriggio di ieri, a Mirandola, le esequie di Silvano Greco, deceduto il 13 del mese dopo una spietata malattia. Uomo impegnato sotto il profilo umanitario e sociale, Silvano Greco fu anche fondatore, direttore, regista e primo attore della Compagnia Teatrale il Borghetto di Mirandola. Non fu cosa facile, tutti sappiamo che non è la musica a far ballare l’orso ma quando non ci sono soldi e ci si deve basare sull’impegno volontario bisogna accettare qualsiasi disponibilità, quella piccola e quella grande, qualunque impegno, quello serio e quello faceto, e bisogna saperli tenere insieme tutti per poter giungere al risultato. E Silvano Greco ha sempre raggiunto il risultato.
Io lo conosco abbastanza grazie alla lunga esperienza teatrale nella quale ha condotto me insieme a tanti altri, per cui posso chiamarlo Uomo di Teatro, poiché tanta parte della sua vita egli l’ha dedicata a questa sua passione, e come tale non disdegnava l’applauso ma so per certo che non amava le lodi sperticate, soprattutto quelle post mortem, anzi le giudicava sconvenienti. Quindi non tesserò quelle lodi di cui non ha bisogno e che non gli servono ora, ciò che ho avuto da dargli glie l’ho dato quando è stato il momento, e ne ho avuto occasione.
Questo avvenimento luttuoso toglie a tutti delle certezze, ed anche noi teatranti dobbiamo lamentare le nostre piccole mancanze. Ci mancherà la certezza che ci sarà un copione pronto per la prossima stagione, ci mancherà la certezza di avere un teatro che ci ospita, le scenografie appropriate, un luogo dove provare, qualcuno che ci diriga, la certezza che potremo dar sfogo a tutte le nostre bizze, a tutti i nostri capricci ma che alla fine saremo comunque là, dietro di lui a ricevere gli applausi del pubblico. Coloro che attraverso questa esperienza hanno legato a Silvano Greco parte della loro vita sentiranno certamente un vuoto che non sarà compensato dalla presenza nel cuore del ricordo di lui.
Ora ci attende un futuro incerto, incerto ed ambiguo come il responso della Sibilla: “ibis redibis non morieris in bello”. Il futuro è un ordito cui manca la trama; il passato invece è là, nel disegno rappresentato sulla tela ormai terminata.
(Francesco Mandrino)