Mentre gli enti preposti proseguono nel lavoro di quantificazione del danno e nella perimetrazione dell’area colpita dalla grandinata di sabato 5 settembre, “il Comune di Finale Emilia – si legge in una nota dell’Amministrazione – è al lavoro per cercare di aiutare il mondo agricolo a trovare nelle istituzioni – in particolare Provincia e, soprattutto, Regione – un valido interlocutore, capace non solo di ascoltare, ma anche di portare soluzioni efficaci, concrete e innovative.
Per questo, nei locali dell’Istituto Agrario Calvi – la cui azienda agricola ha subito ingenti danni – l’amministrazione ha voluto che i rappresentanti delle associazioni agricole CIA, Coldiretti e Confagricoltura, le cooperative Sistema Frutta e Italfrutta e un centinaio di agricoltori finalesi potessero incontrare la consigliera regionale Luciana Serri, presidente della Commissione dell’Assemblea della Regione Emilia Romagna che si occupa di agricoltura, e Luca Gozzoli, che per conto del presidente della Provincia di Modena segue i problemi di agricoltura ed economia locale.
“Ci sarà bisogno di grandi novità nelle risposte che enti e istituzioni dovranno dare ai nostri agricoltori – spiega l’assessore all’Agricoltura del Comune di Finale Emilia, Angelo d’Aiello – siamo di fronte a un evento climatico senza precedenti che ha provocato danni con i quali non ci si è mai dovuti confrontare in passato. Per questo abbiamo voluto far incontrare gli agricoltori del territorio con la consigliera regionale Luciana Serri, che ascoltando le loro parole e visitando alcune aziende ha potuto rendersi pienamente conto della devastazione che esse hanno subito, con danneggiamenti che vanno molto oltre quelli che una seppur intensa grandinata può provocare”.
Gli agricoltori finalesi e i loro rappresentanti hanno disegnato uno scenario molto preoccupato e preoccupante. La frutticultura è al palo e probabilmente per due o tre anni non potrà dare reddito: il 30 per cento della produzione regionale di pere Abate (e il cento per cento di quella finalese) è andata persa, ma si registrano gravi danni anche per le colture estensive, in particolare la soia. Il territorio agricolo è precipitato in una situazione di disagio economico, con ingenti danni alle strutture (capannoni scoperchiati, impianti fotovoltaici divelti…), problemi di liquidità per aziende che hanno sostenuto costi di acquisto e ora avranno difficoltà a coprirli venendo a mancare il reddito. Per non dire di quelli che hanno fatto investimenti in impianti di protezione dalla grandine e si sono visti non solo abbattere le strutture, ma danneggiare irrimediabilmente il raccolto (non assicurato perché difeso dalle reti antigrandine) e gravemente le piante. Infine, le conseguenze sull’indotto (stoccaggio, commercializzazione eccetera) e sull’occupazione: due giorni dopo il cataclisma, 200 rapporti di lavoro stagionali regolari sono stati interrotti.
“La zona colpita dall’evento calamitoso è certamente limitata, rispetto ad altre situazioni, e questo rischia di complicare la possibilità di trovare soluzioni – conclude d’Aiello – però i danni che ha provocato hanno peculiarità che si sono registrate per la prima volta, ma non è detto che sarà l’ultima. Per questo individuare oggi risposte e soluzioni efficaci potrebbe essere di grande aiuto per il futuro”.