Premessa
Mi sono sempre chiesto se gli articoli che pubblico relativi all’”Italia che non funziona”, siano letti come delle lamentele o, al contrario, come uno stimolo a reagire. Sarebbe interessante avere una qualche risposta dalle migliaia di lettori che seguono il nostro giornale, ma so che sarebbe un’attesa vana.
In realtà mi sono anche preoccupato. Avendo sostanzialmente due o tre neuroni, che a volte tra l’altro non si incontrano nemmeno, se, come cita il titolo di un articolo apparso su IL FATTO QUOTIDIANO, “lamentarsi rende stupidi”, allora può darsi che il sottoscritto appartenga alla categoria.
Lamentarsi rende stupidi
Alla Stanford University, non sapendo probabilmente come trascorrere il tempo, hanno realizzato una ricerca dalla quale risulta che ascoltare per più di 30 minuti al giorno contenuti intrisi di “negatività” nuoce gravemente alla salute del nostro cervello. In sostanza pare che la lamentela venga processata nella parte di cervello preposta alle cosiddette “funzioni cognitive”, che viene utilizzata per risolvere problemi, e che i pensieri negativi causino una rimozione di neuroni.
Se consideriamo che, secondo uno studio realizzato da Eurodap (associazione europea per il disturbo da attacco di panico), il 90% degli italiani vive in un costante stato di disillusione e perdita della fiducia nel futuro, c’è seriamente da temere per gli italici neuroni. Gli organi di informazione poi fanno la loro parte, mettendo in primo piano informazioni allarmanti, tragiche e scabrose.
I ricercatori della Stanford University non si fermano qua. Ci mettono in guardia da amici e colleghi lamentosi, che anche in una semplice pausa caffè, possono compromettere seriamente le nostre capacità intellettive. In sostanza frequentare persone che hanno un’approccio negativo alla vita, secondo gli americani precisiamolo, non ci fa bene. In un periodo storico dove, pare, non ci sia abbondanza di intelligenza, la cosa potrebbe anche assumere aspetti preoccupanti.
Ma perché? Che cosa accade nella nostra testa?
No a pensieri negativi
Pare si tratti di un problema di vibrazioni. Le vibrazioni emesse dal “lamentoso”, emettono onde magnetiche sui neuroni dell’ippocampo sia del ricevente che del lamentoso, spegnendoli. Se i neuroni si spengono, vengono compromesse le nostre capacità cognitive, intellettive e umorali. Conseguentemente sarà ovvio immaginare come si possa facilmente pervenire ad una condizione mentale equiparabile a quella di idiota.
Come uscirne
Nelle difficoltà, invece di lasciarci abbattere da sentimenti negativi, dobbiamo cercare di costruire dei percorsi alternativi in un’ottica positiva, di risoluzione del problema. Ed è proprio nelle energie che metteremo nel superare il momento di crisi che possiamo creare nuove prospettive e nuove reti neurali.
E’ quanto afferma Erica Francesca Poli, medico psichiatra, psicoterapeuta e counselor, la quale sostiene anche una tesi che potrebbe essere intesa come una “discriminazione sociale”: per sbloccare le situazioni difficili la dottoressa Poli suggerisce di evitare situazioni e persone lamentose per definizione. Oltre al danno cerebrale, più tempo passiamo con una persona negativa, più è probabile che imiteremo il suo comportamento. Insomma, dovremmo isolare i lamentosi. Ma il problema è: come si identifica un lamentoso seriale da uno occasionale?
Battute a parte, il concetto è chiaro: guardare meno televisione e consumare la pausa caffè nel proprio ufficio, evitando i colleghi, soprattutto quelli lamentosi.
Andrea Lodi (redazione.economia@sulpanaro.net)