“Da diversi mesi assistiamo ad un balletto di analisi e commenti dal Ministero del Lavoro o dall’Istat sui dati sull’occupazione.
Al di là del giudizio che si può dare delle recenti norme sul mercato del lavoro e delle valutazioni dei numeri diffusi, c’è un aspetto importante che occorre segnalare e denunciare: a Modena è ormai impossibile avere qualunque informazione sugli andamenti occupazionali“. E’ quello che affermano in un comunicato stampa Claudio Riso, segreteria Cgil Modena, Domenico Chiatto, segreteria Cisl Emilia Centrale e Lorenzo Tollari, segreteria Uil Modena-Reggio Emilia
“Il superamento delle Province, lungi dall’aver risolto i problemi della politica italiana, ha portato infatti una serie di nefasti effetti collaterali. E tra questi la cancellazione di importanti funzioni e servizi.
Tra questi l’Osservatorio Territoriale sul Mercato del Lavoro e la Commissione di Concertazione, un organismo in cui erano presenti le Organizzazioni Sindacali e di rappresentanza delle imprese, ma anche il mondo della scuola e i Comuni della provincia, sede di confronto tra tutti gli attori del territorio.
Come organizzazioni di rappresentanza dei lavoratori abbiamo la necessità di capire e analizzare ciò che accade all’occupazione sul nostro territorio, ed è necessario che i dati vengano forniti in maniera completa ed imparziale, cosa che può avvenire solo da parte di un soggetto istituzionale.
In diverse occasioni abbiamo provato a sollecitare la Provincia in questo senso, sia in via informale che formalmente, ma tutto è rimasto fermo.
Stessa cosa sull’andamento del programma di “Garanzia Giovani”, il programma europeo che mette a disposizione risorse destinate all’occupazione e alla formazione dei cosiddetti NEET, i giovani che non studiano e non lavorano. Dopo una presentazione di questo progetto nella fase di avvio nulla si è più saputo sul coinvolgimento dei giovani modenesi e sugli eventuali risultati: quanti hanno aderito? Che cosa è stato proposto loro? Hanno effettivamente trovato un impiego oppure no?
Ovviamente le responsabilità di questa situazione non stanno in capo a chi lavora nelle Province (o ciò che ne rimane): l’estrema limitatezza delle risorse, la tanta confusione che regna, le difficoltà quotidiane da affrontare senza più strumenti, sono il lascito di chi ha voluto questo superamento (e smantellamento) di un Ente che rappresentava un riferimento per il territorio.
Ci sembra piuttosto che si vada verso una situazione in cui dai livelli nazionali si fanno annunci e proclami che poi non possono essere verificati e analizzati sui territori.
Queste importanti informazioni ovviamente sono facilmente reperibili. Le hanno i Centri per l’Impiego e le ha anche l’INPS. Serve quindi un impegno, a partire da chi sul territorio ricopre responsabilità politiche, affinché si rimettano in moto quei meccanismi che permettano di verificare e capire quello che accade davvero all’economia e al lavoro evitando che tutto si riduca a inutile e sterile propaganda”.