Oltre un centinaio di interventi eseguiti a partire dallo scorso anno su argini e alveo di fiumi e canali del territorio modenese, per una spesa complessiva di oltre 25 milioni di euro. E nei giorni scorsi si è conclusa una prima fase di una capillare campagna di monitoraggio che ha consentito di individuare e chiudere oltre 600 tane di animali lungo gli argini dei fiumi Secchia e Panaro. Sono solo alcuni dei numeri emersi nel corso dell’incontro che si è svolto mercoledì 14 ottobre a Modena sull’applicazione della direttiva comunitaria per la gestione del rischio alluvione, al quale hanno partecipato Fabrizio Curcio, capo del Dipartimento nazionale della protezione civile, Gian Carlo Muzzarelli, presidente della Provincia di Modena, Paola Gazzolo, assessore regionale alla Difesa del suolo, i rappresentanti dell’Autorità di bacino del Po, Aipo, Servizio tecnico di bacino, dell’Agenzia regionale di protezione civile e della Protezione civile provinciale. L’iniziativa è stata anche l’occasione per fare il punto sui lavori per la messa in sicurezza dei corsi d’acqua eseguiti a Modena dopo l’alluvione del gennaio 2014.
Sugli interventi effettuati, Muzzarelli ha ribadito la necessità di «accelerare con le opere in corso di progettazione soprattutto quelle relative al potenziamento delle casse di espansione di Secchia e Panaro e sui rialzi arginali attesi da tempo. Ora le risorse ci sono, serve quindi un salto di qualità. Siamo in una condizione irripetibile per mettere in sicurezza il complesso nodo idraulico modenese». Su questo tema Ivano Galvani, responsabile per l’area emiliana dell’Aipo, ha ribadito che sono stati eseguiti praticamente tutti gli interventi di ripristino degli argini per frane e cedimenti; eseguita anche la pulizia della vegetazione in alveo e lo sfalcio degli argini stessi in diversi tratti, «mentre è tuttora in corso la definizione dei progetti strutturali sulle casse di espansione di Secchia e Panaro e sui rialzi arginali, particolarmente complessi, i cui lavori partiranno il prossimo anno. Intanto abbiamo avviato il primo stralcio dei lavori per la realizzazione delle casse di espansione del Naviglio». Nel corso del dibattito è intervenuto anche Vittorio Cajò, in rappresentanza del Comitato ArginiaMo di Bastiglia che ha sollecitato «la definizione di un piano preciso su tempi e modalità dei lavori ancora da eseguire» richiamando una maggiore attenzione sul problema «di favorire una maggiore deflusso delle acque in alveo per scongiurare problemi in caso di forti piene».
Naviglio, partiti i lavori per la cassa di espansione
Le risorse programmate finora dalla Regione nel 2014 e 2015 per la messa in sicurezza idraulica nel modenese, dopo l’alluvione, ammontano a più di 70 milioni di euro, compresi gli interventi previsti nella ordinanza dell’estate scorsa del commissario Bonaccini per oltre 27 milioni di euro destinati in particolare per l’adeguamento della cassa di espansione del fiume Secchia e per ulteriori interventi sugli argini del fiume Panaro. I lavori sono coordinati dalla Provincia tramite lo staff tecnico composto da Regione, Province di Modena e Bologna, Aipo e Consorzi di bonifica e costituito nella sede del Centro unificato provinciale di Protezione civile a Marzaglia.
Nel frattempo sono iniziati i lavori della cassa di espansione del Naviglio ai prati di S.Clemente per la messa in sicurezza della città di Modena; saranno realizzati in due stralci, di cui il primo per un investimento di un milione e 450 mila euro, mentre il secondo stralcio, con un costo di due milioni è in corso di progettazione da parte di Aipo.
Il primo stralcio dei lavori prevede in particolare l’adeguamento, mediante ringrosso e rialzo, degli argini sinistro (esterno) del cavo Argine e dell’argine destro (esterno) del cavo Minutara, per garantire una maggiore sicurezza in casi di piene che determinano l’allagamento delle aree comprese tra i due affluenti di Naviglio nei comuni di Modena, Bastiglia e Bomporto.
Tane e punti critici: i controlli sugli argini
Coordinato dalla Protezione civile della Provincia di Modena, il monitoraggio delle tane degli animali sugli argini dei corsi d’acqua modenesi, partito nell’estate del 2014 e concluso, in questa prima fase, nei giorni scorsi, ha consentito di scoprire e chiudere oltre 600 tane di animali (nutrie, volpi, istrici e tassi) e individuare altri 300 puntali situazioni di rischio tra fessurazioni, legname in alveo e piccoli cedimenti che sono stati puntualmente segnalati e risolti dagli enti competenti.
Nel corso dell’incontro a Modena sulla direttiva alluvioni è stato fatto il punto su questa attività che ha coinvolto i Comuni attraverso i loro gruppi comunali e le associazioni di volontariato di Protezione civile e degli Ambiti territoriali di caccia, attraverso i volontari coadiutori.
L’intervento ha riguardato tutti i comuni lungo Secchia e Panaro, per complessivi 243 chilometri di argine, e diversi canali.
Il monitoraggio, reso possibile dall’attività straordinaria di sfalcio eseguita a partire dal 2014, ha consentito anche la pulizia di oltre 50 chilometri di argini del reticolo minore.
La direttiva europea
Nell’incontro, al quale hanno partecipato numerosi tecnici degli enti locali e della Protezione civile non solo modenese, è stato approfondito il tema dell’applicazione della direttiva comunitaria per la gestione del rischio alluvione. La direttiva europea del 2007, relativa alla valutazione e alla gestione del rischio alluvioni, è stata recepita nell’ordinamento italiano nel 2010 e vuole creare un quadro di riferimento omogeneo a scala europea per la gestione delle alluvioni allo scopo di ridurre i rischi.
La pianificazione prevede in tre tappe successive: valutazione preliminare del rischio alluvioni, l’elaborazione di mappe della pericolosità e del rischio e la predisposizione ed attuazione di Piani di gestione del rischio alluvioni dell’Autorità di Bacino del Po, fase attualmente in corso di discussione.