“Il referendum sull’ospedale non l’ho voluto io, né il Movimento 5 Stelle ma 1600 cittadini. Per loro esprimersi è un diritto sancito dalla Costituzione, non una concessione, ed è francamente sconcertante che sia un sindaco a non sostenere per primo questa tesi”.
È questa – recita una nota – la replica di Giulia Gibertoni, capogruppo M5S in Regione, in merito alle dichiarazioni del sindaco di Mirandola sul referendum consultivo che si terrà a Mirandola sul futuro dell’ospedale.
“Ci troviamo di fronte a un sindaco che dichiara pubblicamente il suo rammarico per non aver potuto bloccare un referendum popolare. Che etichetta la democrazia partecipata come un capriccio, che loda quelle opposizioni che hanno deciso di seguirlo. C’è da preoccuparsi per lo stato di salute (democratica) della giunta comunale di Mirandola e del suo sindaco Maino Benatti visto che da un po’ di tempo sembra mostrare una patologica avversione per l’applicazione dell’articolo 1 della Costituzione – spiega Giulia Gibertoni – Per i cittadini esprimersi è un diritto, non una concessione. Il referendum non l’ha voluto Giulia Gibertoni ma 1600 cittadini che aspettavano questa data da tempo. Contro chi tentava di tenere la discussione solo nei palazzi tra politici e contro chi ha tentato di sostituirlo con propaganda oppure con atti di buone intenzioni ma non sufficientemente vincolanti. Che non costituiscono nessuna garanzia senza il rafforzativo necessario della partecipazione popolare”. La capogruppo regionale del M5S ribatte anche alle polemiche sui costi del referendum sollevate dal sindaco. “Benatti dice che il referendum costerà 65mila euro alle casse pubbliche – aggiunge Giulia Gibertoni – Dimentica però di dire che qualsiasi mirandolese sarebbe obbligato a spendere denaro per andare a Carpi o Modena ogni giorno senza contare i problemi di viabilità e il tempo: in un anno diventano una cifra ben superiore ai 65mila euro tanto temuti da Benatti per la mancanza di un servizio sanitario adeguato al Santa Maria Bianca. Questo è il vero conto, salatissimo, che si dovrà pagare se si dovesse proseguire con il depotenziamento del nostro ex ospedale di area”. “Se il sindaco voleva evitare il referendum – conclude Gibertoni – avrebbe dovuto sostenere fin dall’inizio l’ultimo ospedale rimasto nell’Area Nord terremotata, presidio indispensabile che deve restare ospedale di zona come era prima del terremoto. Un primo cittadino che definisce un capriccio un referendum – conclude Giulia Gibertoni – forse ha un’idea totalmente distorta della democrazia, i cui strumenti sono di tutti non solo di chi amministra (e male) una città”.