Pensate a una persona con problemi di natura motoria (le dita, le mani, gli arti, le singole articolazioni) e si pensi alle difficoltà che deve affrontare ogni giorno nelle normali attività di vita e di lavoro.
Ognuna di queste persone ha un problema specifico, da affrontare singolarmente, quasi sempre con costi elevati per i soggetti, le famiglie e la società. Senza contare l’aspetto psicologico che spesso induce a nascondere la malattia e quindi a non utilizzare gli strumenti di ausilio disponibili.
Le soluzioni sono possibili e senza miracoli, basta mettere insieme pazienti disponibili a sperimentare, terapisti occupazionali preparati e makers visionari e capaci. E’ quanto si verificherà sabato pomeriggio (7 novembre) presso il MAKERS MODENA FABLAB di Via Attiraglio 5.
Tutti questi soggetti, insieme, collaboreranno per trovare risposte appropriate, a basso costo e a forte contenuto emotivo. Si realizzeranno ausili unici che nascono da esigenze uniche. Un’opportunità per creare oggetti speciali e personalizzati, grazie alla fabbricazione 3D, ma anche l’avvio di un progetto sull’autonomia che parte da Modena, grazie alla collaborazione tra Università di Modena e Reggio Emilia (Corso di Laurea di Terapia Occupazionale), Makers Modena FabLab e Fondazione Democenter, ma che aspira a diventare piattaforma di progetti globale.
Al primo incontro di sabato pomeriggio, aperto a tutti, parteciperanno anche rappresentanti di UNIMORE, di AMRER (Associazione malati reumatici), del Politecnico di Milano, e pazienti già coinvolti dagli studenti di Terapia occupazionale. Alle 15 la presentazione e dalle 15,30 l’inizio delle attività di laboratorio che proseguiranno fino alle 19.
L’idea di IN3DIBILE nasce da un progetto di laurea di Angelo Bottini, laureando in Terapia occupazionale presso l’Università di Modena e Reggio Emilia. Discuterà la tesi il 19 novembre:
Cos’è un terapista occupazionale?
La nostra è una professione sanitaria, rientra nell’ambito delle terapie di riabilitazione. Purtroppo ancora non è molto diffusa in Italia, ci sono meno operatori rispetto ad altri paesi europei, mentre le disabilità sono ovviamente presenti e ogni giorno creano disagi e difficoltà gravi a un gran numero di persone e alle loro famiglie. Comunque stiamo crescendo.
In cosa consiste il suo progetto?
L’idea è di creare oggetti di ausilio su misura. La stampa 3D è la risposta tecnologica, ma perché possa funzionare, e io ho lavorato su questo, servono le indicazioni specifiche dei pazienti, qualcuno che sappia tradurle in idee progettuali (il terapista occupazionale) e poi il soggetto in grado di trasformare il tutto in un oggetto funzionale, che costi poco e che sia immediatamente utilizzabile. Da qui l’idea di coinvolgere Makers Modena FabLab.
Nel presentare l’iniziativa parlate anche di “contenuto emotivo” degli oggetti, cosa significa?
Molte persone con problemi tendono a nasconde la malattia e quindi a non utilizzare oggetti e strumenti in grado di migliorare la loro vita e il loro stare nel mondo, che si tratti lavoro, piuttosto che di tempo libero o attività quotidiane. Partecipare alla progettazione e alla creazione degli oggetti crea un legame diretto, che aiuta a superare le remore di natura psicologica, a volte anche più problematiche di quelle di ordine pratico.
Cosa si aspetta dall’incontro di sabato?
Innanzitutto che si crei un bel clima di collaborazione umana, prima ancora che tecnica e progettuale. Poi mi aspetto che si arrivi davvero a creare nuovi oggetti in grado di risolvere singoli problemi specifici per le persone. Infine, mi piacerebbe che da Modena partisse l’idea di un modello facilmente riproducibile, funzionale e soprattutto utile.