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Aids, c’è più consapevolezza: per la prima volta in calo chi arriva tardi alla diagnosi

da | Nov 28, 2015 | Ultime news | 0 commenti

In Emilia-Romagna diminuiscono le persone che arrivano tardi alla diagnosi di Hiv. Per la prima volta è in calo, nel 2014, il numero di persone che fa il test Hiv già in Aids conclamato o con il sistema immunitario fortemente indebolito e questo permette di attivare cure tempestive e più efficaci.

Il dato emerge dall’annuale rapporto regionale realizzato per la Giornata mondiale dell’1 dicembre: le nuove diagnosi nella fase avanzata della sieropositività o già in Aids sono state nel 2014 il 46,9% del totale contro il 53,9% del 2013 e rispetto a una media degli ultimi nove anni del 49,9%. La media nazionale nel 2014 è al 53,4%.
Il dato si somma al generale calo che si registra nell’andamento temporale delle diagnosi di Hiv e Aids: nel 2014 sono state 337 le nuove persone sieropositive residenti, in leggero aumento rispetto al 2013 ma al di sotto della media regionale dei sette anni precedenti, e 71 le persone entrate nella malattia contro le 78 dell’anno precedente.
Il calo delle diagnosi tardive testimonia una aumentata consapevolezza da parte delle persone: sulla percezione del rischio, sulla utilità di effettuare precocemente il test dell’Hiv e sulla importanza di avviare il prima possibile le terapie antiretrovirali in modo che siano più efficaci.

Il Servizio sanitario regionale garantisce il test Hiv gratuito e anonimo e promuove interventi educativi per favorire una sessualità consapevole e rapporti protetti. Per la Giornata mondiale del 1 dicembre tante le iniziative promosse in tutta la regione da Aziende sanitarie, associazioni di volontariato, enti locali. A partire dai test day per la diagnosi dell’Hiv, che sarà possibile effettuare in molte piazze dell’Emilia-Romagna in questi giorni, fino ai primi di dicembre.
A Bologna fino al 2 dicembre si svolge “Sosta consigliata”, un’iniziativa dell’Azienda Usl, dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria, del Comune e di diverse associazioni di volontariato: in 7 diverse postazioni della città è possibile eseguire il test Hiv e ricevere informazioni sulla malattia e su come prevenirla: all’Ospedale Maggiore, al Sant’Orsola, al Polo Roncati di via Sant’Isaia 90, presso l’Unità mobile dell’Azienda Usl e l’Unità di strada del Comune, al Cassero e al BLQ-Bologna check point di via San Carlo, struttura non sanitaria dedicata alla comunità Lgbt (termine per esprimere la comunità di persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender) per promuovere la salute sessuale.
Nel sito ER Salute del Servizio sanitario regionale dell’Emilia-Romagna le iniziative organizzate in tutta la regione:http://salute.regione.emilia-romagna.it/

I fondi per formazione e progetti: 3 milioni alle Aziende sanitarie
La Regione Emilia-Romagna ha destinato oltre 3 milioni di euro per finanziare il prossimo anno, anche sui temi dello stigma e della discriminazione, la formazione degli operatori sanitari dei diversi servizi coinvolti, sia degli ospedali che del territorio, e degli operatori degli istituti penitenziari, la realizzazione di numerose attività informative ed educative, oltre a sostenere il Numero verde regionale Aids e il sito web Helpaids.

Il Numero verde Aids 800 856080 è gestito dall’Azienda Usl di Bologna per tutto il Servizio sanitario regionale (attivo dal lunedì al venerdì dalle 14 alle 18; il lunedì anche dalle 9 alle 12).
Il sito internet www.helpaids.it  e offre anche consulenze in anonimato, a cui risponde un’equipe di infettivologi, psicologi, ginecologi e ostetriche ed è gestito dalle Aziende sanitarie di Modena per tutto il Servizio sanitario regionale.

La campagna informativa
“Proteggersi sempre, discriminare mai” è il messaggio della campagna regionale di informazione e sensibilizzazione rivolta ai cittadini. “E’ importante essere informati e comprendere che ogni diffidenza nei confronti di chi ha l’Hiv non è motivata” è un altro messaggio: all’attenzione per la prevenzione si affianca l’attenzione particolare a contrastare lo stigma, il pregiudizio nei confronti delle persone sieropositive o malate di Aids. Nel sito ER Salute, su Helpaids e nei siti delle Aziende sanitarie sono proposti i materiali della campagne: due manifesti, un segnalibro, lo spot video  e lo spot radiofonico trasmesso in questi giorni nelle principali emittenti dell’Emilia-Romagna.

I dati sulle infezioni da Hiv e sull’Aids in Emilia-Romagna nel 2014
Nel 2014 (dati al 31 dicembre) le nuove diagnosi di infezione da Hiv tra i residenti in Emilia-Romagna sono state pari a 7,6 casi ogni centomila abitanti, e confermano il calo rispetto agli anni precedenti: 337 nel 2014, 299 nel 2013, 365 nel 2012, 361 nel 2011, 388 nel 2010, 418 nel 2009, 426 nel 2008. Il lieve aumento registrato nel 2014 rispetto al 2013 ha interessato in particolare i maschi di età tra 20 e 39 anni, in linea con il dato nazionale. Queste le caratteristiche prevalenti della persona sieropositiva: maschio (il 73,5% dei casi), di età tra 30 e 39 anni (33,1%), di nazionalità italiana (70,9%). Il rapporto maschi/femmine è di 2,8 maschi sieropositivi per ogni donna, in leggero aumento.
La modalità di trasmissione sessuale è salita nel 2014 al 92%: L’età media della persona al momento della diagnosi di Hiv è pari a 39,8 anni.

La modalità di trasmissione principale si conferma quella sessuale,  che ha raggiunto il 92% delle diagnosi  (era l’88% nel 2013 e nel 2012, l’87% nel 2011): 50% attraverso rapporti omo-bisessuali, 42% eterosessuali.
Le donne che hanno dichiarato il controllo ginecologico in gravidanza come motivazione del test sono state nel 2014 1,9 ogni 100.000 residenti (erano state 2,5 nel 2013).
Le persone che entrano nella fase conclamata della malattia, nel 2014 sono state 71 (78 nel 2013), pari a 1,6 casi ogni 100.000 residenti, un dato che pone l’Emilia-Romagna settima nel confronto nazionale (dopo Liguria, Lazio, veneto, Lombardia, Marche, Abruzzo). Erano 1,8 ogni 100.000 residenti nel 2013, 2,2 nel 2012, 2,1 nel 2011. Le principali caratteristiche demografiche della persona con Aids in Emilia-Romagna sono:  maschio (rapporto maschio/femmina 2,9 a 1), 46 anni. Si è confermata bassissima la percentuale di casi pediatrici (1%).

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