Un passo indietro, questa volta: in attesa di vedere (e recensire) “La corrispondenza”, il nuovo film di Giuseppe Tornatore, oggi parliamo della sua opera precedente, uscita nel 2o13, un thriller retrò accompagnato dalle celestiali melodie di Morricone. Buona lettura.
La trama
Un esperto battitore d’asta ed esperto d’opere d’arte inizia una collaborazione misteriosa con una ragazza apparentemente agorafobica che non vuole farsi vedere. Il piccolo mondo grigio, germofobico e tecnofobico del protagonista, quindi, inizia a colorarsi ravvivandosi e rimettendosi in discussione ma si tratta di una pia illusione; l’altra faccia della medaglia è pronto ad accoglierlo.
I personaggi
Abbiamo il battitore d’asta germofobico e allergico ai rapporti con le persone, l’amico del negozio che ripara qualsiasi cosa, l’amico trentennale con cui conclude affari alle aste e la ragazza del mistero. Gli altri sono collaboratori e/o manovalanza con cui non ha mai stretto veri rapporti.
Tra i personaggi di contorno interessanti la nana del bar con la memoria eidetica perfetta e il servitore zoppo della ragazza.
Le musiche
Morricone ci accompagna in questa villa misteriosa come Alice nella tana del Bianconiglio; spazi enormi per una ragazza che vive chiusa in una stanza, comportamenti contradditori, l’avversione totale verso la tecnologia e un passato difficile alle spalle vengono elogiati e sottolineati dalle melodie penetranti dell’orchestra diretta dal grande Maestro.
Le peculiarità del film
La distinzione tra realtà e verità (due piani ben distinti in questa pellicola) nel film sfocia nel dualismo falso/autentico; un ragazzo orfano diventa un esperto di opere d’arte, capace di riconoscere gli originali dai falsi da poche pennellate, uomo dai gusti raffinati e modi garbati, diventa il facile bersaglio di una truffa semplice ma organizzata in modo magistrale.
Come House insegna tutti mentono e in questo film dare la caccia ai bugiardi è un gioco che ci impegnerà fino alla fine, mostrandoci la bassezza dell’animo umano e la desolazione che rimane dopo aver svuotato un uomo nell’anima.
L’unica volta in cui il nostro protagonista abbandona le sue difese verso il mondo esterno (usa il cellulare, si dimentica i guanti, non si tinge i capelli) per concedersi le gioie effimere della risoluzione dell’enigma e dell’amore viene squartato con una pugnalata alle spalle che lo renderà un miserabile, l’ombra di se stesso.
Arte e amore, soldi e passioni, ciò che sembra da ciò che è: i dualismi di Tornatore tornano in questo film girato interamente in inglese (come d’altronde La leggenda del pianista sull’oceano) con un respiro internazionale e luoghi non identificabili (ad eccezione di Praga), i tormenti dell’animo si palesano nelle contraddizioni della vita odierna e ci mostrano come scoprire un fianco, alle volte, può risultare fatale.
La truffa organizzata ricorda lo stile dei ladri equilibristi di Leverage; perfetta, pulita, senza colpevoli e con la sparizione di tutti i sospettati nell’atto finale.
Il finale suddiviso in lampi ci mostra le tragiche scoperte del protagonista nel finale, mostrandoci la solitudine e la disperazione dell’animo di chi, in pochi attimi, ha perso il patrimonio di una vita.
Giudizio finale
Un film che arriva dritto al cuore, all’inizio proviamo timore reverenziale e stima per il personaggio mentre nel finale diventa piccolo e indifeso, portandoci ad averne compassione. In questo gioco di prestigio Tornatore si diverte a tirare le fila della trama, dimostrando che la reale intelligenza non è legata alla conoscenza accademica ma si basa sulle debolezze umane personali, quelle che affliggono tutti noi.
Grande fotografia, montaggio e scrittura, condita dalla giusta suspense e dose di indizi che ci permettono di capire (ma è molto dura) ed anticipare il finale del film.
Superbo è dir poco, impeccabile sotto ogni punto di vista, la vera rivincita dei grandi registi italiani.
Voto: 10/10
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