Dal regista premio Oscar Alejandro González Iñárritu una storia per stomaci forti. Riuscirà DiCaprio nell’impresa vincendo l’Oscar? Buona lettura!
Trama
Nord Dakota 1823: Hugh Glass (DiCaprio) guida una spedizione a caccia di pelli e pelliccie, in mezzo alla neve al freddo pungente. Per una serie di imprevisti muoiono 30 uomini e il gruppo deve scappare dai nativi americani. Hugh mentre va in perlustrazione viene attaccato da un grizzly, riportando varie ferite: dandolo per spacciato alcuni lo abbandonano al suo destino. Glass dovrà affrontare la fame, la sete e i dolori pur di sopravvivere, scappando dalla natura selvaggia ma anche dai nativi americani a cavallo con arco e frecce sguainati per il prossimo attacco.
In sala
Sala piena la sera della prima (16 gennaio), più per il nome del protagonista principale che non per altri motivi (come la fotografia o le musiche eccezionali).
Il film attinge a piene mani da Cast Away e pellicole similari, unendo la crudezza e il dettaglio vivo ben illustrato da Steve McQueen in 12 anni schiavo (2013), un film che rimane impresso vivido nelle nostre menti.
La lotta per la sopravvivenza viene mostrata senza mezzi termini, uccisioni di animali incluse; non è certo adatto a stomaci deboli. La vita nel 1823 era dura e le riprese del film lo mostrano in maniera eccellente, considerando che è stato girato realmente a -40 gradi (DiCaprio ha recitato con la bronchite per rendere il personaggio ancora più realistico): ancora oggi la Columbia britannica rimane un posto incontaminato, dove la presenza dell’uomo è minima e la sopravvivenza dura e ostile in buona salute, figuriamoci dopo l’attacco di un grizzly.
Alcune scene del film possono sembrare crude o violente ma molte decisioni prese all’epoca rispecchiano precise scelte di sopravvivenza: trasportare un ferito con pochi mezzi e varie difficoltà rischia di uccidere la quasi totalità del gruppo e, in questi casi, prevale l’interesse collettivo (pur riconoscendo l’importanza di Glass, un uomo che conosceva quei boschi come le sue tasche). La forza dell’animo umano, la spinta e la decisione di vivere (come accennato anche da 127 ore) sono fortissime e il nostro eroe riuscirà a superare varie difficoltà, pagando però un prezzo molto alto.
DiCaprio ha pochi dialoghi ben ponderati, lingua dei nativi inclusa; riesce a esprimere in modo molto realistico il suo dolore e la sofferenza, elevando il personaggio ad una delle sue prove d’attore forse meglio riuscite.
Dopo l’incetta dei Golden Globe attendiamo quindi l’esito degli Oscar, per cui il film si candida con ben 12 nomination.
Concludendo
Ispirato ad una storia vera è stato girato in modo magistrale. I tempi e le attese servono a portare lo spettatore nel climax giusto per godersi il film, senza risparmiare però dettagli per noi truculenti, ma che contestualizzati all’epoca del racconto erano scene di vita quotidiana. La fotografia è meravigliosa, girata totalmente con luce naturale senza artifici, e le musiche commentano in modo sublime le varie situazioni del film, senza stancare o annoiare; forse questa volta DiCaprio riuscirà nel suo obiettivo e a conquistare la tanto ambita statuetta, con un personaggio complesso e sofferente, a cui la natura e gli uomini non fanno sconti. Non è adatto a persone facilmente impressionabili, ricorda molto 12 anni schiavo come durezza: siete stati avvisati.
Voto: 9/10
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