L’incontro è stato promosso alla luce della richiesta di alcuni paesi comunitari di liberalizzare il nome del vitigno. Come ha affermato in apertura il sindaco Alessio Mammi “parlare di Lambrusco è parlare di Emilia, di questo territorio. Parliamo di una realtà che ha saputo fare squadra, conquistare fette significative di mercato ed essere non solo passato, ma soprattutto presente e futuro dell’agroalimentare italiano” un futuro che come ha spiegato il presidente Frascari “faremo di tutto per impedire che venga cancellato. I numeri, d’altra parte, parlano più di qualsiasi parola: il distretto del Lambrusco ha un impatto socio economico dirompente, solo nelle province di Reggio Emilia e Modena coinvolge oltre 8000 famiglie di produttori, con un valore complessivo della produzione di 570 milioni di euro con proiezione all’aumento in termini superiori all’1% l’anno”.
Un mondo cui si arriverà sempre di più se è solo se, illustra il sindaco di Bomporto Borghi “l’Emilia Romagna si attiverà per lavorare tutti insieme. Ci serve un elemento di trazione forte e io ritengo possa essere un distretto regionale del Lambrusco di alta qualità”.
“La regione è pronta a raccogliere ancora una volta la sfida Lambrusco – ha incalzato l’assessore regionale Simona Caselli – abbiamo una norma che sino ad oggi ha lavorato bene e va difesa. La regione ci si è messa con forza. E la prossima settimana l’assemblea legislativa voterà un documento in questa direzione che spero abbia il più largo consenso politico, anche delle opposizioni, perché stiamo difendendo la nostra cultura, la nostra identità”.
A concludere l’incontro gli interlocutori italiani con l’Europa: il ministro Maurizio Martina e l’eurodeputato Paolo De Castro.
“Siamo di fronte – spiega Martina – a un tentativo di modifica di un norma che sono ad oggi ci ha dato la possibilità di valorizzare le nostre qualità. Ora non basta tutelare, dobbiamo rilanciare con il lavoro di squadra, quel lavoro di squadra che i produttori di Lambrusco dimostrano sempre più di saper fare. Sono un vero e proprio modello in Italia. Io credo ci siano tutte le condizioni perché battaglia si vinca. Non siamo soli in questo. Francia, Germania e Austria la pensano come noi. Non ci basta però una rassicurazione di Hogan, ora vogliamo i fatti”.
Dello stesso avviso De Castro “è importantissimo dimostrarci ora più che mai uniti davanti all’Europa: i temi come questo toccano solo 5/6 Stati su 28. Le Tutele europee che abbiamo costruito è rafforzato per noi importantissime vanno mantenute, ma non basta, nel frattempo dobbiamo innovarci: esse valgono nell’Unione europea e basta. Per tutelare e affermare nostro Made in Italy ci serve sempre più garanzia di alta qualità e logistica. È su questi temi che dobbiamo lavorare parallelamente alla non liberalizzazione dei vitigni. Lambrusco è identità, cultura, storia… Ma anche export, vendite, posti di lavoro. Per questo, organizziamoci”.
Hanno partecipato all’incontro, tra gli altri, il Prefetto di Reggio Emilia Raffaele Ruberto, l’eurodeputata Cecile Kyenge, i senatori Stefano Vaccari (Pd) e Maria Mussini (ex M5S oggi gruppo Misto), il deputato Giuseppe Romanini (Pd), il vicepresidente dell’assemblea regionale Andrea Rossi, i presidenti dei consorzi del Lambrusco di province attigue, associazioni di categoria e produttori.