Benvenuti nell’archivio di sulpanaro.net
Qui sono disponibili tutti gli articoli pubblicati del nostro quotidiano dal 1/1/2015 al 30/6/2020
Tutti gli articoli successivi al 30/6/2020 sono disponibili direttamente sul nostro quotidiano sulpanaro.net

Cna cambia appalto, i sindacati: “A casa 12 lavoratori”. La replica: “Non accettiamo lezioni di moralità”

da | Feb 3, 2016 | Lavoro | 0 commenti

“Riteniamo grave l’atteggiamento di Cna Modena che, a fronte del cambio di appalto per le pulizie delle proprie sedi, disattende le clausole sociali a tutela del lavoro, previste sia dal CCNL Multiservizi che dal Patto per il Lavoro sottoscritto dai sindacati e tutte le associazioni imprenditoriali e dalla Regione Emilia Romagna lo scorsa estate”. E’ molto duro il comunicato stampa a firma Adriano Montorsi Filcams/Cgil Modena, Giada Catanoso Fp/Cgil Modena, Simona Logli Fisascat/Cisl Modena, che ripercorre la storia che  vede messi a casa 12 lavoratori delle pulizie.
“Che a disattendere tali regole, prima che un’azienda spregiudicata o una delle tante finte cooperative mordi e fuggi, sia invece un’importante associazione, che in questo caso funge da committente (e quindi per legge anche da garante in solido dei diritti economici e contributivi dei lavoratori), è senza dubbio un atto spregiudicato e una deliberata elusione degli indirizzi normativi e degli impegni sottoscritti. – spiegano i sindacalisti un una nota stampa – Cna ha infatti deciso di spacchettare i propri appalti di pulizie nelle sue sedi in provincia di Modena.
Da un singolo appalto precedentemente affidato, sino alla fine del 2015 ad un singolo soggetto (che applicava il contratto collettivo delle imprese di pulizia industriali), ha deciso di suddividere lo stesso in 5 differenti appalti. E nel fare ciò, senza curarsi dei lavoratori impiegati (alcuni anche da 15 anni) nelle sue sedi, ha affidato i nuovi appalti a 5 differenti imprese artigiane impedendo così scientemente l’applicazione della clausola sociale (non prevista per legge, ma prevista dal Contratto Collettivo) e la riassunzione delle persone coinvolte dalle nuove imprese subentranti. Infatti, proseguono dal sindacato, le imprese artigiane non sono obbligate all’assunzione (dal loro contratto nazionale), se l’appalto in questione non occupa almeno quattro persone. C’è in sostanza una sorta di franchigia che non obbliga le piccole imprese a sobbarcarsi nuovo personale, in ragione delle loro piccole dimensioni, per piccole commesse e piccoli appalti. Ovviamente nessuno dei 5 nuovi micro-appalti richiesti da Cna richiedeva l’impiego di più di 3 persone. Per tale motivo le 12 persone complessivamente impiegate nei servizi di pulizia presso le varie sedi Cna perderanno il lavoro, dal 1° gennaio quelle impiegate negli uffici dislocati sul territorio provinciale, dal 1° febbraio quelle impiegate nella sede centrale di via Malavolti a Modena.
In sede di conciliazione presso la Dtl di Modena, dove i sindacati hanno perorato l’assunzione delle lavoratrici, non si è trovato l’accordo e Cna non ha comunicato neppure l’azienda artigiana subentrante per l’appalto della sede centrale. Ciò nonostante Cna ha fatto mettere a verbale, presso tale sede, come l’associazione sia sempre impegnata sulla tutela dei fini sociali. Pensiamo che tale affermazione sia di una estrema ipocrisia. Cna si è mostrata palesemente inadempiente sia sul piano politico, mancando nel rispetto del Patto per il Lavoro condiviso in sede regionale (seppur formalmente ciò non sia ancora legge), sia sul piano sociale “licenziando” di fatto le persone che lavoravano in quei cantieri da molti anni (alcune lavoratrici anche da più di 15 anni) con un esplicito effetto di irresponsabilità sociale e di preciso e scientifico dumping contrattuale, se pensiamo, in aggiunta, che era richiesto esplicitamente per partecipare alla gara, il requisito di essere associati in forma artigiana a Cna stessa (requisito formalmente legittimo se si considera la disciplina privatistica, ma assolutamente discriminante). Usiamo la parola “licenziare” tra virgolette perché fortunatamente nessuna di queste persone ha perso completamente il posto di lavoro giacché il cantiere Cna rappresentava solo una quota parte delle ore che queste persone svolgono settimanalmente nella loro attività. Ma si capisce bene – aggiungono i sindacalisti –  l’incidenza di un fatto del genere su persone che lavorano per buste intorno ai 600-800 euro netti e che, per questa scelta scellerata, si ritroveranno a perdere tra i 150 e i 400 euro al mese, vedendo anche dimezzati i loro introiti e sprofondando ancor più nel baratro dell’indigenza. A fronte di questo chiediamo a Cna dove sta la loro tanto sbandierata (e riaffermata in più sedi) Responsabilità Sociale? Chiediamo pubblicamente a Cna di recedere da tali comportamenti. Chiediamo formalmente alle Istituzioni Regionali di fare presto nel completare l’iter legislativo sul Testo Unico degli Appalti e dare garanzie e certezze ai lavoratori del settore. Chiediamo infine – chiude la nota – al Ministero del Lavoro, attraverso il suo ufficio Territoriale, di prendere posizione di fronte a fenomeni di questo tipo utilizzando ogni metodo, anche sanzionatorio, per fermare questa corsa al ribasso che lede profondamente il diritto e la dignità della persona, nonché le regole base di un sistema del mondo del lavoro sempre più allo sbando e sempre più fuori controllo”.

Non si è fatta attendere la replica di Cna: “E’ davvero sorprendente leggere la nota dei sindacati in merito agli appalti sulle pulizie negli uffici di CNA, una nota che, di fatto, stabilisce come per le organizzazioni dei lavoratori esistano in questo caso lavoratori di serie A, quelli delle imprese che perdono gli appalti, indetti peraltro per garantire trasparenza e legalità, e quelli di serie B, vale a dire i dipendenti delle imprese artigiane che si sono aggiudicate l’incarico. Se è una colpa – si legge in una nota di CNA – in un contesto economico che costringe tutti a valutare con estrema attenzione i costi, quella di aver definito appalti per l’assegnazione delle pulizie in CNA, allora siamo colpevoli. E se è una colpa aver suddiviso gli appalti in modo da permettere la partecipazione alla gara alle piccole imprese, spesso escluse dalle stesse, allora anche in questo caso siamo colpevoli.
Ecco perché è sorprendente – oltre che falsa – l’accusa dei sindacati di aver disatteso il patto regionale per il lavoro. A questo proposito, infatti, corre l’obbligo di osservare che CNA, in quanto ente di natura privata, non sarebbe nemmeno tenuta ad appaltare alcuna opera, ma ha scelto questa strada proprio per non escludere nessuno. Tra l’altro, ponendo come condizione per la partecipazione alla gara l’applicazione di tutti i contratti collettivi, ad esempio per ciò che riguarda i salari, la sicurezza del lavoro, la legalità.
Tutto ciò che è previsto dal Patto regionale per il lavoro, citato (a sproposito) nella nota. In questo contesto il dubbio è un altro: non è che i sindacati, con questa presa di posizione, abbiano voluto strumentalmente difendere interessi aziendali, anziché quelli collettivi dei lavoratori?
Ai lettori ogni giudizio in merito. Per quanto ci riguarda – chiosa la nota di CNA – anche in virtù di questo dubbio, tutt’altro che amletico, rispediamo al mittente ogni lezione di moralità”.

 

Condividi su: