Stefano Lugli, che delusione. L’Altra Emilia-Romagna perde i consiglieri regionali. Il partito che prende in assoluto meno voti in tutta la regione è quello che proponeva presidente Stefano Lugli da Finale Emilia. Arrivato alle urne con una eredità del 3,72% incassata alle regionali del 2014, ha sperperato tutto, e ha ottenuto appeno lo 0,36%, 7.830 voti.
L’appello al voto disgiunto qui ha avuto molta presa: infatti il candidato presidente (il nostro finalese Lugli, per l’appunto), ha avuto quasi duemila voti in meno della sua lista (5.983). Vuol dire che in tantissimi hanno votato Stefano Bonaccini presidente, per arginare il rischio di una vittoria della Lega.
Ma se questo è il sentire comune degli elettori di sinistra, perchè non aderire direttamente alla coalizione con tutti gli altri? Lo ha fatto Emilia Romagna Coraggiosa, anch’essa eredità de L’Altra Emilia-Romagna 2004-2019 e di Sel, che alle ultime elezioni prese il 3,23%: in coalizione con Bonaccini tocca oggi un 3,77% regionale, e porta a casa due seggi.
La frammentazione, poi, non aiuta nessuno se si ragiona su questi numeri così bassi. Lo stesso esito de L’Altra Emilia-Romagna, ovvero zero seggi, l’hanno avuto gli altri due partiti di sinistra che andavano da soli. Percentuali da prefisso telefonico sia per Laura Bergamini del Partito Comunista (0.44% per 10.262 voti) e Marta Collot (0,30 per 7.029 voti). I tre partuiti di sinistra, messi insieme, fanno a malapena l’1,8%. Un disastro.
Nel caso della Collot c’è stato molto voto disgiunto, circa mille elettori della sua lista hanno poi votato un altro presidente. Duri e puri invece i Comunisti della Bergamini: a fare il voto disgiunto sono stati appena in 18.
La sinistra-sinistra ha perso appeal, ha perso voti, ha perso rappresentanza. E’ l’inevitabile effetto di una polarizzazione in due grandi movimenti, centro destra e centro sinistra, che taglia fuori gli estremi. Ma ecco, dopo l’immagine, l’analisi politica dello stesso Stefano Lugli.
A scrutinio concluso il nostro primo ringraziamento va agli elettori e alle elettrici che si sono recati alle urne recuperando la tradizionale partecipazione democratica che ha sempre contraddistinto questa regione legittimando pienamente il voto.
In tutta la campagna elettorale abbiamo detto che il nostro principale avversario era la destra e il fatto che la Lega abbia subito una battuta d’arresto è un fatto positivo, ma è l’unico dato rincuorante di una campagna elettorale priva di contenuti e vissuta come un derby e che porta l’amaro risultato della espulsione della sinistra antiliberista e comunista dal consiglio regionale.
Il risultato de L’Altra Emilia-Romagna è sicuramente negativo. Schiacciati tra il voto utile da un lato e la frammentazione a sinistra dall’altro non siamo riusciti a rendere evidente la necessità di un’opposizione antiliberista e ambientalista nel prossimo consiglio regionale. Proseguendo l’esperienza de L’Altra Emilia-Romagna avviata 5 anni fa abbiamo unito quattro partiti (Rifondazione Comunista, Partito Comunista Italiano, Partito del Sud e Partito Umanista) e siamo convinti che un’unica lista antiliberista avrebbe avuto un altro appeal nei confronti degli elettori, ma il nostro appello all’unità fatto a ottobre non è stato sufficiente a restituire credibilità ad una sinistra che si presenta frammentata pur avendo programmi sovrapponibili.
L’Altra Emilia-Romagna continuerà fuori dai banchi del consiglio regionale l’opposizione alla precarizzazione del lavoro, alla privatizzazione della sanità, ai finanziamenti alla scuola privata, alle inutili e dannose autostrade, alla cementificazione del territorio, alla autonomia differenziata. Più in generale continueremo ad opporci alle politiche di un centrosinistra che ha fatto una campagna elettorale all’insegna della continuità di quelle politiche sbagliate che hanno reso per la prima volta contendibile l’Emilia-Romagna ad una forza come la Lega che nulla ha a che vedere con la storia di questa regione.
Il dato di queste elezioni non sta tanto nella vittoria di Bonaccini quanto nella fatica con cui è stata ottenuta questa vittoria di fronte ad una candidatura inconsistente come quella della Borgonzoni. Un dato impensabile anche solo 5 anni fa. Bonaccini viene rieletto con il 51,4% dei voti al presidente rispetto al 43,66% dei consensi assegnati alla Borgonzoni e quindi con una significativa di dote di voti disgiunti visto che le coalizioni di centrodestra e centrosinistra hanno un distacco di appena il 2,7%. Questo dato ci auguriamo faccia riflettere.
La narrazione di un’Emilia-Romagna isola felice non è stata percepita come tale e anzi è risultata escludente nei confronti di quella larga fetta di cittadini e cittadine con condizioni lavorative precarie e vivono nelle periferie impoverite di servizi e opportunità. È al voto di queste popolazioni che occorre guardare se vogliamo recuperare quell’Emilia-Romagna rossa che oggi si trova smarrita.
Segreteria L’Altra Emilia-Romagna