MEDOLLA – A Medolla nasce il Comitato no discarica. Si chiama “Questa è casa mia” e raccoglie una cinquantina di aderenti tra frontisti e residenti della zona di Villafranca dove sarà riaperta la vecchia discarica. Qui arriveranno nei prossimi cinque anni 245.000 tonnellate di rifiuti speciali con una via vai quotidiano di 25, con picchi di 30, mezzi pesanti: più di 16 mila all’anno. I cittadini dicono no e fanno appello alla magistratura affinchè blocchi l’iter autorizzativo, e al Comune che permetta un Consiglio comunale aperto per un confronto sul tema.
La presentazione alla stampa è avvenuta sabato mattina, il portavoce, in attesa di formalizzare il comitato, è Roberto Reggiani. Spiega che il comitato civico Medolla “Questa è casa mia” nasce in risposta della “scelta scellerata dell’amministrazione di riaprire la vecchia discarica di via Campana”. Dagli anni Settanta – proseguono dal comitato – abbiamo sopportato la presenza di questo deposito. Nel 2017abbiamo esultato quando, dopo il termine dei conferimenti delle macerie del sisma, la discarica è stata finalmente dichiarata chiusa ed avviata al post mortem”.
Ora la novità, a sorpresa, della riapertura scoperta a partita chiusa. Peraltro, osservano dal comitato tecnicamente si tratterebbe di una nuova discarica, ma per eludere la legge 36/2003 si sono inventati una soluzione non contemplata dalla norma, il “Raccordo morfologico“.
Poi la questione trasparenza.”Anzitutto c’è stata la tardiva pubblicazione dell’atto di Giunta in cui si autorizzava la riapertura – spiega Reggiani – poi non è mai data possibilità di presentare a suo tempo delle osservazioni, eppure la legge lo prevede. Dobbiamo far sentire il nostro dissenso per una scelta sbagliata nel merito e nella forma: noi abbiamo già dato tra terremoto e alluvioni, la discarica ha già ricevuto. E’ una battaglia per la legalità e la tutela del territorio, una lotta di tutti i cittadini. La discarica è a fine vita, perché riaprirla? Ci sono alternative. Il nostro scopo non è fare la guerra, ma non vogliamo questi rifiuti”.
La paura poi, è che una volta avuto l’ok per riaprire, non arrivino solo le 245 mila tonnellate di spazzatura annunciate adesso, ma molto altro. Una volta riaperta la discarica- si teme – può rimanere aperta a lungo.
Emilio Sacchetti è l’agricoltore dirimpettaio alla discarica: “Io lavoro qui da 40 anni, conosco metro per metro di quella discarica. Gli odori ci saranno, ci hanno detto che sarebbe stata chiusa dopo 35 anni. Non si può avere una discarica in questo modo. Dobbiamo puntare i piedi, l’unico obiettivo sembra essere i conti comunali”. Perchè da tutta questa operazione,è stato ricordato, il Comune guadagna più di 2 milioni e mezzo di euro come oneri di compensazione.
Elisa Cavana, della lista Medolla per il cambiamento, spiega che nell’iter autorizzativo della discarica, iniziato nel 2018, ci sono “falle formali perchè non è stata data la possibilità ai cittadini di presentare osservazioni. Noi come consiglieri di opposizione forniamo supporto per accedere agli atti. Poi, è stata chiesta una commissione ambientale aperta al pubblico, e che uno dei prossimi consigli comunali sia aperto anch’esso. Chiederemo un confronto diretto con l’amministrazione, finora c’è stato solo un confronto a distanza sui giornali”.
Da Finale Emilia è arrivato supporto alla battaglia da parte del comitato Ora tocca a noi. Maurizio Poletti, che da tempo si occupa della discarica di Finale Emilia, parla di una ” aggressione sistematica al territorio. Non è politica, ma una constatazione oggettiva. Il nostro territorio è abbandonato e senza servizi. I cittadini in difesa della propria terra si stanno allargando”. A Medolla il “raccordo morfologico” significa, spiega Poletti, ” colmare il dislivello delle due montagne di rifiuti ferme da anni e con criticità idrauliche, segnalate nella sua relazione del 2012 anche da Aimag, causate da notevoli perdite di percolato con la presenza di metalli nocivi come il ferro e il manganese”.
La riapertura della discarica di Medolla “è stata segnalata alla procura e alla prefettura, e la prefettura ha già risposto per dire che ha affidato il caso a chi di dovere. Qui ci sono violazioni gravi, chiediamo il decadimento di tutto l’atto. Ci appelliamo alla magistratura – chiude Poletti – affinché emani un provvedimento che blocchi tutto l’iter”.
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