Il sindaco di Mirandola Alberto Greco, in risposta alle disposizioni emanate per la rete degli ospedali modenesi con l’obiettivo di far fronte all’epidemia di Covid-19, ha ventilato l’ipotesi che i reparti ora trasferiti a Carpi non verranno più riaperti a Mirandola, creando ulteriori preoccupazioni nella comunità. “Ai cittadini, impauriti e sconvolti dalla pandemia e dall’incertezza del domani – commenta la consigliera comunale Pd Alessandra Mantovani – invece che comunicare fiducia si vuole suggerire la diffidenza, l’idea di una malafede pervicace e truffaldina da parte di un governo della sanità territoriale vocato ad agire a nostro danno. Ciò è molto grave”. Ecco la nota di Alessandra Mantovani:
“L’idea di una ‘rete’ ospedaliera che sembrava una formula stereotipata, come una tessera da giocare all’interno del dibattito e della polemica politica che l’ha fatta da padrona nell’ ultimo anno nel Distretto mirandolese e nell’ intera Area Nord, emerge oggi nella sua dimensione di necessità non negoziabile. Questa è la logica sottesa al trasferimento temporaneo di alcuni reparti e funzioni dall’ospedale di Mirandola presso il Ramazzini di Carpi, nell’ottica dell’aumento dei posti di degenza presso l’ospedale mirandolese, temporaneamente vocato all’ accoglienza dei pazienti Covid-19. Questa scelta rinfocola tuttavia un argomento scottante a Mirandola e nell’ Area Nord: quello della necessaria azione di rafforzamento e potenziamento dei servizi del Santa Maria Bianca, dopo il depauperamento subito all’indomani del sisma 2012, garantiti dagli impegni della Regione Emilia Romagna e della AUSL nei mesi scorsi e che oggi verrebbero – a dire di qualcuno- contraddetti e smentiti dalle disposizioni emergenziali di questa stagione così difficile. Le dichiarazioni del sindaco di Mirandola Alberto Greco vanno in questa direzione e sembrano in fondo dettate dalla paura che si scopra e si renda evidente per tutti come le dichiarazioni di autosufficienza del Comune di Mirandola, la logica localistica con cui si è parlato e ancora si parla, in una interminabile e interminata campagna elettorale, del ‘suo’ ospedale non siano solo autoreferenziali ma anche velleitarie. Ai cittadini, impauriti e sconvolti dalla pandemia e dall’incertezza del domani, invece che comunicare fiducia si vuole suggerire la diffidenza, l’idea di una malafede pervicace e truffaldina da parte di un governo della sanità territoriale vocato ad agire a nostro danno. Ciò è molto grave. In mezzo al guado di questa ennesima, dolorosissima prova i cittadini di Mirandola e di tutta l’Area Nord vanno rassicurati. Noi non perderemo il nostro ospedale e dovere di tutte le forze politiche del territorio sarà agire insieme affinché, passata questa emergenza, l’Ospedale Santa Maria Bianca ritorni non solo alla situazione ante Corona virus, ma si potenzi e rafforzi secondo gli impegni già sottoscritti, non solo dando corso completo ai programmi di investimento della Regione e della AUSL, ma anche arricchendolo di funzioni e possibilità nuove che questa emergenza stessa fa maturare e che bisognerà rendere permanenti. Chi ha responsabilità di governo deve governare e non procurare allarme, più o meno surrettiziamente, soprattutto quando tutti sappiamo che non c’è più nulla di facile perché siamo nella stagione dell’emergenza e dunque della responsabilità. Magistratus virum ostendit, dicevano gli antichi, ovvero la carica pubblica rivela la dimensione dell’uomo. Cioè lo spessore, le capacità di governo, quello che potremmo chiamare il senso delle istituzioni. Dal sindaco di Mirandola, da questa Amministrazione, come cittadina in primo luogo, mi aspetto di più, mi aspetto il meglio”.
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