A chiedere alla Giunta una “terapia shock” a sostegno del mondo agricolo è Giancarlo Tagliaferri (Fdi), che, in un’interrogazione all’amministrazione di viale Aldo Moro, chiede misure concrete per affrontare uno dei problemi principali del mondo agricolo, alle prese con l’emergenza Coronavirus: la scarsità di manodopera stagionale.
“Non c’è pandemia che tenga, gli agricoltori non si fermano. Dopo la semina delle cipolle, stanno facendo le lavorazioni di preparazione delle semine primaverili, mais e i trapianti dei pomodori, sperando che il freddo di questi ultimi giorni non persista: il mondo agricolo, in questi giorni, è tutto nei campi, anche se chi sale sul trattore non può certo scrollarsi di dosso la preoccupazione, il pensiero per un parente o un conoscente che sta lottando per vivere”, spiega il consigliere, per il quale “il “restiamo a casa” è la buona regola per tutti, ma, poi, “ci sono gli animali da nutrire e una stagione agricola da salvare, altrimenti si mette a rischio tutta la filiera agroalimentare”.
Il tutto in un contesto segnato da una contrazione economica del settore frutto soprattutto “dello stop della ristorazione e un calo fisiologico nella richiesta di prodotti freschi, perché il consumatore tende a fare scorta di prodotti a lunga conservazione e c’è un settore in ginocchio: quello dell’agriturismo che, proprio intorno Pasqua, registrava flussi da tutto esaurito.”
Tagliaferri accende i riflettori soprattutto su quello che definisce “il problema numero uno, quello della manodopera, che non è solo difficile da reperire ma anche da alloggiare, quando arriva da lontano, nel rispetto delle misure di prevenzione”. Dalle stime di Coldiretti nazionale, infatti, rischiano di mancare all’appello 370 mila lavoratori che ogni anno arrivano soprattutto da Romania, Bulgaria e Polonia ma anche da Tunisia, Senegal e Pakistan, a riprova di come il “made in Italy” agroalimentare si regga in gran parte sulla manodopera straniera.
Una situazione che per l’esponente di Fratelli d’Italia appare aggravata dalla decisione del Governo di non inserire la silvilcura all’interno del decreto “Cura Italia”. Eppure, sottolinea, “non è un problema da poco perché la pulizia e il taglio degli alberi vanno fatti in questo periodo, prima della fioritura primaverile, e in montagna crea un danno rilevante il blocco di questa attività. Se si è trattato di una dimenticanza, andrà rapidamente colmata e per questo le associazioni agricole si sono mosse in modo tempestivo per segnalare la lacuna”.
Un quadro fosco, che spinge Tagliaferri a porre precise richieste alla Giunta: “comunicare se intenda attuare una semplificazione dei voucher in agricoltura per dare la possibilità di impiegare nei campi i lavoratori in cassa integrazione o di altri settori che si sono fermati; chiarire se non ritenga di prendere in considerazione i percettori del reddito di cittadinanza idonei al lavoro, che potrebbero aiutare a sopperire, quantomeno in parte, all’urgente fabbisogno di manodopera del comparto agro-alimentare regionale; infine, far sapere se intenda attivarsi affinché nel decreto ‘Cura Italia’ venga inserita anche la silvicoltura”.