Il fuoco, un bastone, un coltello e la pistola: questi gli strumenti con cui Guerzoni avrebbe pianificato la morte della vicina. Tanti, ad accertarsi di non lasciare alcune possibilità di scampo alla vittima. Gli inquirenti ricostruiscono quello che è accaduto mercoledì pomeriggio a San Felice Sul Panaro, quando l’operaio disoccupato Enrico Guerzoni ha ucciso la 62enne di origine indiane Kamaljit Kaun, graziando il nipotino della nonna di appena un anno e mezzo.
Nel caseggiato di via Perossaro vecchia la donna si era trasferita da appena sei mesi a seguito di figlio e nuora che avevano acquistato l’appartamento sopra casa del presunto omicida. Lei badava al nipotino mentre i ragazzi erano al lavoro, entrambi operai lei a Carpi lui nella Bassa.
I nuovi vicini avevano cambiato le abitudini di vita solitarie e silenziose di Guerzoni, che ormai da oltre dieci anni, dalla morte di sua madre, viveva da solo lì: secondo quanto raccontano i vicini, aveva divorziato molto tempo fa e suo figlio si faceva vedere molto raramente. Guerzoni usciva poco, non aveva da tempo un lavoro dopo che aveva chiuso l’azienda ceramica del Polo Industriale in cui era occupato come operaio. Non faceva entrare in casa nessuno – a quanto pare – era schivo, riservato, di pochissime parole, cupo e introverso.
Negli ultimi mesi lo si sentiva però discutere spesso, pare che i litigi con i vicini fossero continui a causa di banalissime questioni condominiali, il prato non falciato o l’uso del cortile in cui il bambino giocava e dove l’uomo parcheggiava.
Nulla però lasciava presagire quello che Guerzoni avrebbe architettato e messo tragicamente in atto. Avrebbe premeditato in ogni dettaglio, disseminando la palazzina con inneschi composti da bottiglie di alcol coperte di stracci. Gli avrebbe dato fuoco e le fiamme hanno raggiunto presto l’appartamento in cui si trovavano nonna e nipotino. Una trappola per farli uscire di casa.
La donna si è affacciata alla finestra per chiedere aiuto poi è uscita dall’appartamento e sulle scale l’avrebbe aspettata Guerzoni: prima la colpisce con un bastone, poi la accoltella e infine gli spari. Risparmia il bambino, che sarà trovato poco dopo piangente e coperto di schizzi di sangue accanto al corpo della nonna.
Mentre i soccorritori stanno sfondando la porta, Guerzoni si rintana in cantina e si spara un colpo di pistola in testa. Lo ritrovano in fin di vita: i soccorritori lo adagiano sul cortile del prato mentre arriva il figlio della vittima che urla disperato: “Non aiutatelo, lasciatelo a terra, merita solo di morire”.
Ora una onesta e laboriosa famiglia è in lutto stretto, mentre Guerzoni lotta tra la vita e la morte all’ospedale Baggiovara.
Non risulta che l’uomo fosse seguito dai serivzi sociali, ma a quanto pare la pistola con cui ha sparato prima alla donna poi a se stesso era detenuta regolarmente.