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Terrae Motus, l’arte contemporanea a Novi sino al 19 giugno

da | Giu 5, 2016 | Novi | 0 commenti

Tre artiste visive diverse per tecnica, stile e formazione ma legate dal filo comune della ricostruzione post-sisma, sono le protagoniste, fino al 19 giugno,  della mostra Terrae Motus, presso la Galleria Espositiva del PAC – Polo Artistico Culturale di Novi di Modena, inaugurata lo scorso 21 maggio.

L’esposizione, prima di una serie programmata nell’ambito della rassegna MAT al PAC (Musica, arte e teatro al Polo Artistico Culturale), riprende il nome della mostra del 1980 curata da Lucio Amelio, organizzata dopo il terremoto dell’Irpinia che devastò Campania e Basilicata.
Terrae Motus è un omaggio al gallerista napoletano che avviò una riflessione sui temi della distruzione sismica e sul contributo che l’arte può dare alla ricostruzione. A quattro anni dal sisma che ha colpito Novi, Elena Pagliani, Laura Forghieri e Janine Billi propongono questa riflessione attraverso opere ricche di suggestioni personali ma leggibili in un’ottica di buon auspicio.
Gli Appunti su una Montagna di Elena Pagliani, schizzi e disegni realizzati con tecniche diverse, rappresentano l’augurio di poter osservare le difficoltà quotidiane dall’alto, perché anche le catastrofi più grandi se viste dall’alto della montagna non sono altro che piccoli puntini.
Laura Forghieri, con la sua Es-Posizione, restituisce la verità del corpo umano, espressivo e sincero, auspicando di rialzarci sempre, anche e soprattutto nelle situazioni più ostiche.
Janine Billi è invece autrice degli scatti di White Feeling & Flashback: un augurio a riappropriarsi degli istanti abbracciando quel pensiero dello scrittore Milan Kundera ne L’insoutenable légèreté de l’être (L’insostenibile leggerezza dell’essere) che riflette sulla capacità umana di cogliere attimi di bellezza anche nei momenti di più grande sconforto. Le opere di Janine invitano a riappropriarsi degli istanti per non perdere tutti quei fermo immagine che sussurrano bellezza.
È possibile visitare Terrae Motus fino al 19 giugno, nei giorni di mercoledì e  venerdì, dalle 18.30 alle 20.15, e il sabato dalle 17.30 alle 20.15.
L’ingresso è  libero.

Informazioni
Galleria d’arte PAC
Viale G. Di Vittorio, 30
41016 Novi di Modena
Contatti:
Tel: 059.6789296;  059.6789204; 059.6789220
Cell. 366 259 9930
E-mail 1: galleriadartepac@gmail.com
E-mail 2: biblioteca1@comune.novi.mo.it
Sito: http://pac.comune.novi.mo.it
Fb Galleria d’Arte Pac

Le opere e le autrici
Elena Pagliani

Elena Pagliani

1) Elena Pagliani: Appunti sulla Montagna
La Montagna: simbolo di stabilità e di altezza. Due concetti forti: l’augurio di un cammino verso una cima dalla quale sia possibile guardare le difficoltà quotidiane come piccoli punti lontani a confronto con un orizzonte infinito. Quella distanza necessaria per impedire alle macerie di prendere il sopravvento: anche le catastrofi più grandi se viste dall’alto della montagna, non sono altro che piccoli puntini.
La serie Appunti su una Montagna percorre una delle ossessioni ricorrenti della disegnatrice: la rappresentazione di un Monte. Racconta: ”Mi sono ritrovata schizzi di montagne ovunque: su quaderni, pezzetti di carta, vecchie incisioni e fotografie casuali. Il soggetto è nato da sé senza un motivo particolare, se non il bisogno di rappresentarlo”. La montagna non si riferisce a nessuna geografia reale, ma cresce in un luogo mentale che continua a rimanere costante nel tempo e durante il cambiamento dello stile e delle tecniche. Progressivamente risulta evidente come le radici di questa ossessione siano ben piantate nel paesaggio della Pianura Padana. Spiega Elena Pagliani: “Dopo una numerosa serie di incisioni piatte, in cui riuscivo solo a rappresentare l’orizzonte vuoto che mi stava intorno, mi sono spinta più in là, alla fine della pianura, quando a camminare sempre più avanti si incontra inevitabilmente il confine della montagna. Le forme delle montagne all’orizzonte sono qualcosa di incontrastabile, ci sono e ci saranno sempre, sono un confine certo dopo l’infinita distesa dei campi arati della pianura.”
Il profilo di una montagna è mostrato in mille modi differenti, ma tutti condividono lo stesso spazio, e a volte si sovrappongono.
Formato diverso. Tecniche diverse. Supporti diversi. Grafite. China. Incisione. L’ombra, il sole allo zenit, tramonto. Fotografia, legno, carta. L’esposizione è chiamata ‘Appunti su una Montagna’ come fosse una bacheca o un diario privato in cui fermare fogli volanti, post it, cornici pesanti e schizzi a matita.
Biografia di Elena Pagliani
Classe 1993, Modena.  Laureanda in Fumetto e Illustrazione all’Accademia di Belle Arti di Bologna, partecipa al clima underground dell’autoproduzione a fumetti Bolognese. Durante gli studi si specializza nelle tecniche di incisione al monotipo, e viene selezionata due volte nel concorso annuale promosso dall’associazione Alliance Francasse permettendo alle illustrazioni selezionate l’esposizione in città estere come Kyoto, Parigi, Amburgo, New York, Bristol e Barcellona. Sperimenta fumetti autoprodotti (IMAGO, con Roberta Muci) riscontrando da subito gran interesse attraverso presentazioni in giro per l’Emilia, affiancandosi a concerti e live painting; in questo modo presenzierà a festival del fumetto come Lucca Comics&Games e BilBOlBul. Alle porte del BilBOlBul 2015 partecipa al festival con una nuova autoproduzione solista: Pieghe. Pieghe è un fumetto pieghevole a6 progettato per contenere una storia sul fronte e un poster a3 sul retro. E’ formato da 4 numeri diversi, quindi 4 storie e 4 colori differenti. Le storie indagano una dimensione affettiva e onirica, con un’atmosfera intima e dura al tempo stesso, tutto in grafite su carta da lucido.
Sito: elenapagliani.weebly.com
Sfoglia i fumetti: cargocollective.com/elenapagliani

Laura Forghieri (Vanitas)

Laura Forghieri (Vanitas)

2) Laura Forghieri: Es-Posizione
Su carte tra di loro scucite, danzanti, riposa Linda (2015).  Sogna.2 Il piano orizzontale su cui è deposto il corpo, sembra suggerire in prima istanza in termini deleuziani una soluzione nella materialità della morte. Ma quale morte? Sembra assistere all’esito di un autodafé psico-fisico con condanna senza facoltà d’appello, una chiamata in causa senza una causa (autocalunnia?) di kafkiana memoria. Ponendosi però sulla soglia esistenziale di Laura Forghieri e seguendola nel percorso tra le camere della sua espressività mentale, ad una più attenta analisi si percepisce una ricerca d’espiazione possibile, in cui la proposta risolutiva appare quella di una morte ai propri paradigmi. Una morte rigenerante come di organismo che, fecondando la terra nella sua decomposizione, ridona una vita nuova. Un abbandono riposato alla ritrovata complementarietà tra l’essere e l’esistere. – I corpi parlano, e il loro discorso non può più essere ignorato –. 3 Fermarsi in silenzio davanti a un corpo è forse l’azione più sacra che il genere umano possa compiere. Non a caso nell’officiazione dell’eucaristia il momento più solenne è la transustanziazione di elementi base della dieta umana, nel corpo nudo e piegato di Cristo. La trabecolatura di muscoli, nervi e ossa sorregge non soltanto la nostra vitalità sensoriale ma anche la nostra curiosità spirituale. Potenza spirituale che, sinergicamente, lavora con la potenza fisica. Ma questa potenzialità in termini, si scontra con l’impossibilità d’azione in sostanza. Ed è qui che avviene il grande scontro che innesca il mutamento antropologico di un corpo potente oltre-sé, in corpo limitato e limitante asé. Uno scontro che genera costumi, valori, morale. Uno scontro che ripone “l’uomo omnidimensionale” su un “mono-piano”, dove il governo della cultura impera sull’essere-umani.
L’artista si pone le domande di ognuno, le mastica, ne fa un bolo e le porta dentro le sue viscere fino a metabolizzarle nel suo corpo-fisico. Allora Forghieri ci (cor)risponde, quando le nostre domande somatizzate nel suo corpo rifluiscono fuori dalla sua mano, dalla sua testa, dal suo spirito, dal suo corpo, sotto forma di confessione. Laura Forghieri ci dice in prima istanza che per noi è indispensabile la nudità, perché è la sola verità etica, perché è la nostra posizione esistenziale di fronte alla vita e alla morte. Il corpo non può non segnalare la propria esistenza alla vita, e alla vita con gli altri. Se ammalato, si esprime attraverso la sua patologia, se sano, attraverso il suo vigore.
Il corpo è rel-azione, ricerca, pro-pulsione alla vita, pathos e infine morte.
Forghieri si confessa senza orpelli, facendo sue le parole del marchese De Sade: – il corpo nudo dice la verità, il corpo vestito segue gli inganni della fantasia -. Il corpo che l’artista ci pone innanzi è un corpo in cui la nudità è in balia di se stessa. Un corpo attore e spettatore del paradosso esistenziale che lo sconvolge e lo inquieta da dentro. Davanti alla nudità-verità, non esiste alcun dovere ma solo il potere di disporne.
Siamo al bivio, ci dice Forghieri con il suo essere di-segnante, tra ciò che è dato (il corpo moralmente vestito) e ciò che è possibile (il corpo eticamente nudo).4 I suoi soggetti gettati nel mondo, non toccano mai con i piedi la terra, sono leggeri… forse respinti dall’altro; invitano, dunque, altri corpi, ad essere trascinati dalla com-passione verso quelli dall’anima posseduta, in realtà, dalla pesantezza. Nella loro nudità vi è la possibilità dell’azione etica. E’ sufficiente accettare quest’invito a penetrare (nel)l’altro, come nel rapporto amoroso, per sentire il brontolio del proprio intestino, perché l’unità di corpo e anima, questa lirica illusione dell’età della scienza, svanisca di colpo.
1 Il titolo, Es-posizione, nasce da una riflessione del filosofo francese Jean-Luc Nancy. Ad un evento espositivo, siamo di fronte ad una doppia esposizione, poiché reciproca: quella dell’artista che si espone come persona, ma anche quella del fruitore che nel partecipare si espone ed è chiamato a cor-rispondere all’altro-da-sé. “Es” significa “fuori”, non in senso spaziale, ma l’uscire inteso come movimento: “andare fino in fondo” (es- trarre, es-perire). L’esistenza è solo ciò che sta nel movimento, nell’essere gettato (Da- sein) nel mondo, nel farsi presenza di un corpo. Si tratta di un “essere” nel reale dell’esperienza, è dunque la condizione fondamentale dell’esistenza umana.
2 Il sogno non è soltanto una comunicazione, ma anche un’attività estetica, un gioco dell’immaginazione, tra i più profondi bisogni dell’uomo.
3 Cfr. M. A. Bazzocchi, “Corpi che parlano. Il nudo nella letteratura italiana del Novecento”, Bruno Mondadori, Torino
4 A questo proposito, l’opera dell’artista […] è intenta a disvelare quell’idea di corpo ideale e perfetto che accompagna la nostra cultura, che sia alta o più pop e divulgativa, privandolo di ogni autorità simbolica che afferisce alla storia della rappresentazione del nudo. Ciò non significa che l’artista neghi questa storia, ne fa anzi tesoro, per distillare i suoi riferimenti ai maestri in una propria essenza. Tra i suoi modelli ci sono, infatti, la Madonna col collo lungo del Parmigianino (1534-35) per quella deformazione esasperata delle membra e un allungamento che evidenzia la verticalità, e l’ Assunzione della Vergine, del Mantegna, (1453 – 1457) -. Cit. Ferrari D., Un contemporaneo sguardo al passato, testo in catalogo Della Natura, della figura e il volto, Palazzo Trentini, Trento, 2015.
(A cura di Fabrizio Lombardo)
Sito Laura Forghieri: http://fillopillo.blogspot.it/

Janine Billy

Janine Billy

3) Janine Billy: WHITE FEELING&FLASH BACK
Kundera ne L’insoutenable légèreté de l’être riflette sulla capacità umana di cogliere attimi di bellezza anche nei momenti di più grande sconforto. Gli scatti di Janine invitano a riappropriarsi degli istanti per non perdere tutti quei fermo immagine che sussurrano bellezza. Janine Billy, una fotografa di eventi che non fotografa solo eventi. Spiega: “ Io sono una fotografa di eventi, lo affermo con orgoglio, vi è la tendenza a bistrattare questo genere di fotografia quando in realtà può esser sincera. Non sono lì per cogliere il lato più profondo della tua anima, che spesso non conosco, ma solo per darti memoria di quanto sei bello, particolare ed unico in quel preciso istante in cui io e la mia reflex ti incontriamo.” Nel pieno della sua ricerca personale reagisce ai canonici ritratti in posa vivendoli un po’ come una sistematica falsificazione della persona. Con l’occhio da sociologa seleziona attimi che diversamente lasceremo scivolar via perdendo espressioni che non torneranno più. Quello di Janine è uno scatto sincero, dipinge la veste che il soggetto sceglie di indossare in quel preciso momento senza pretendere coerenza e o appartenenza nobilitando così la fotografia di eventi.
Flashback trasuda una riflessione: e se questa ansia di mostrarci sempre per come vorremo apparire non fosse altro che una castrazione dei veri attimi di bellezza? L’artista si ispira a due grandi maestri del Novecento H.C Bresson e Dian Arbus ereditando l’importanza dell’attimo e del ritratto.
Presenta qui due progetti, due discorsi diversi ma paralleli e complementari.
Flashback e Whitefeeling
WHITE FEELING: Partendo dal pensiero di F. W. J. Schelling (1775-1854) il concetto di Natura “rappresenta l’identità organica di spirito e materia. L’uomo e la natura non sono concepiti come elementi esterni, ma come parti di uno stesso mondo naturale.“ La natura è spesso incontrollabile, l’essere umano è spesso incontrollabile. WHITE FEELING esprime il desiderio dell’artista di rinnovare i voti fra l’ uomo e la natura.
FLASH . BACK: Il tentativo di cogliere e di salvare la sfuggevolezza dell’attimo attraverso una nuova forma di ritratto senza posa.
Biografia di Janine Billy
Nasce e cresce nella metropoli del nord Italia, Milano. Lì studia e coltiva la passione per la fotografia , l’arte e la sociologia. A 9 anni riceve in regalo la sua prima Olympus compatta, a 15 la sua prima reflex analogica, a 21 la sua prima medio formato. Ha la sfrenata passione del bianco e nero che la seguirà anche nel digitale.
Viaggia fra Londra, Berlino, Messico e Parigi raccogliendo frutti importanti per la sua crescita umana e artistica. A 24 anni decide di trasferirsi a Bologna, città viva che le da il giusto sprint per indirizzare la sua passione fotografica verso il suo secondo grande amore: la musica. Da diversi anni continua la sua ricerca sociologica e fotografica negli eventi clubbing e live in tutto il nord Italia e in diversi festival europei.
(Presentazione a cura di Giulia Caverni)
Contatti Janine Billy: http://www.polpettamag.com/author/janine/

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