MODENA E PROVINCIA – L’Istat ha fornito il rapporto sulla mortalità legata all’epidemia di covid-19, che consente di fare una prima analisi sulla tragedia che sta colpendo ormai tutto il pianeta, basandosi per la prima volta su un blocco di dati statisticamente rilevanti. In particolare, l’Istituto nazionale di statistica e l’Istituto Superiore di Sanità (Iss) hanno preso in esame i decessi avvenuti fino alla data del 31 marzo, sull’87% dei comuni italiani.
La maggioranza dei decessi si registra nelle province definite a diffusione alta (89%), dove è compresa anche Modena. Il rapporto esamina l’impatto dell’epidemia sulla mortalità della popolazione, attraverso l’eccesso dei decessi registrato nel primo trimestre del 2020 e confrontato con la media dello stesso periodo per gli anni che vanno dal 2015 al 2019.
Nel periodo 20 febbraio-31 marzo, a livello medio nazionale i decessi crescono per il complesso delle cause del 38,7%: da 65.592 a 90.946, rispetto allo stesso periodo della media del quinquennio precedente. L’eccesso dei decessi è di 25.354 unità, di questi il 54% è costituito dai morti diagnosticati segnalati alla sorveglianza Covid-19 (13.710). L’eccesso di mortalità è frutto di una media tra diverse aree di Italia, colpite in modo molto differente dall’epidemia: in alcune province del Nord si registrano incrementi altissimi (fino al 567% di Bergamo), mentre al Centro-Sud i numeri sono molto più contenuti.
L’Emilia-Romagna risente di differenze molto significative: Piacenza e Parma sono state molto colpite, mentre aree come Ferrara e Ravenna hanno registrato pochi casi e pochi decessi. In Regione l’eccesso di mortalità del periodo 20 febbraio-31 marzo 2020 è del 70,1% rispetto alla media del quinquennio precedente, con un totale di 8.739 decessi totali, di cui il 21,6% riferito a persone covid-positive.
Modena si colloca un gradino sotto la media regionale. L’aumento di decessi sullo stesso periodo di riferimento è stato del 51,4%. I morti sono stati 1.201, rispetto ai 837 di media del quinquennio passato. I decessi per covid-19 al 31 marzo erano 216, vale a dire il 18% del totale dei decessi.
Esiste una quota di decessi aggiuntivi che non si possono attribuire direttamente al virus. Prendendo l’esempio modenese, si nota un incremento di 364 decessi sul periodo precedente: di questi solo il 60% è attribuibile a pazienti covid-positivi (216), mentre resta una quota considerevole (148) che non ha al momento una spiegazione immediata. Si tratta della cosidetta mortalità correlata o indiretta, che a livello nazionale coinvolge circa altri 11.600 decessi.
Con i dati oggi a disposizione, Istat e Iss possono ipotizzare tre possibili cause: una ulteriore mortalità associata a Covid-19 (decessi in cui non è stato eseguito il tampone), una mortalità indiretta correlata a Covid-19 (decessi da disfunzioni di organi quali cuore o reni, probabili conseguenze della malattia scatenata dal virus in persone non testate, come accade per analogia con l’aumento della mortalità da cause cardiorespiratorie in corso di influenza) e, infine, una quota di mortalità indiretta non correlata al virus ma causata dalla crisi del sistema ospedaliero e dal timore di recarsi in ospedale nelle aree maggiormente affette.
L’analisi delle cause di morte comparata con l’anno 2017 fornisce altri dati. Nel marzo 2017, le cause principali di morte sono state le malattie del sistema circolatorio con il 36% dei decessi totali, seguono i tumori con il 27%, le malattie del sistema respiratorio (9%), le demenze e l’Alzheimer (5%), le malattie dell’apparato digerente (4%) e il diabete (3%). Il 25 marzo 2020 i morti per covid hanno superato il totale di tutte queste parologie, anche se la mortalità complessiva è sempre stata molto più elevata. Verosimilmente il Covid-19 ha agito sia anticipando il decesso in individui affetti da gravi patologie, sia incrementando la mortalità con i suoi effetti diretti e indiretti.
L’analisi di tutte le cause di morte del 2020 consentirà di valutare quanto l’eccesso di mortalità osservata sia attribuibile anche ai decessi di persone non sottopposte al test ma certificate dai medici sulla base di una diagnosi clinica (che al momento non sono conteggiate nella Sorveglianza), e quanto agli effetti indiretti su specifiche cause di morte, soprattutto quelli che sono riconducibili alle difficoltà del sistema ospedaliero nel lavorare in condizioni di forte stress ma anche al minor ricorso alle prestazioni del servizio sanitario da parte dei cittadini per timore del contagio.
Non essendo ancora cessati i decessi, per una valutazione complessiva dell’impatto dell’epidemia sulla mortalità totale occorrerà dunque attendere i dati del mese di aprile e purtroppo anche quelli di maggio. Poi l’analisi dovrà concentrarsi in particolare sulle cause di morte, delle quali finora i bollettini quotidiani di Ausl e Protezione Civile non hanno comprensibilmente potuto dare conto.