Non possiamo dimenticare e non vogliamo dimenticare quelle tragiche giornate che nel maggio del 2012, esattamente 8 anni fa, sconvolsero la vita di tante persone. Il sisma colpì con violenza la nostra provincia: ricordiamo anche vividamente i morti, le macerie, la polvere e la disperazione di fronte ad un futuro che appariva molto incerto. Le persone si guardavano intorno sconcertate dalla percezione che la nostra terra ci avesse tradito, il luogo che più si riteneva essere sicuro aveva all’improvviso rotto il rapporto di fiducia con i suoi abitanti.
E ricordare, oggi, quel tragico periodo inaugurato dalla scossa tellurica nella notte del 20 maggio 2012, se possibile, fa ancora più effetto. Perché oggi come allora, mentre attraversiamo una sconvolgente emergenza sanitaria, vogliamo sapere se e come tornerà tutto come prima.
Ma quanta fatica, in questi 8 anni, quanta preoccupazione ci ha accompagnato, facendoci conoscere la nostra fragilità di fronte alle forze della natura, proprio quelle che troppo spesso abbiamo trascurato o addirittura ignorato. In mezzo a questo scenario si era diffuso però un sentimento positivo, solidaristico, che ha permesso di superare difficoltà enormi, anche e sopratutto sul piano psicologico.
Col passare del tempo e con il ritorno della normalità anche i buoni intendimenti si sono un po’ persi, così come l’attenzione all’ambiente e al territorio, lasciando il posto alla ricerca della sicurezza in altri settori.
E di fronte a questa nuova crisi, quella che viviamo oggi, si riscopre una gerarchia di valori che non dovremo mai dimenticare, i valori sui quali basare un nuovo patto sociale: la sicurezza nei luoghi di lavoro e nella vita di tutti i giorni, il lavoro, la convivenza sociale, la coesione, la sanità e i servizi pubblici, i beni comuni. Lo ripetiamo quindi per l’ennesima volta, le responsabilità di fronte a questi avvenimenti interrogano tutti, sindacati, imprese, istituzioni, troppo spesso imbrigliate dentro norme farraginose che rallentano l’arrivo di risposte ai diritti fondamentali delle persone.
Non basta infatti affrontare con decisione l’emergenza sanitaria, bisogna programmare il futuro, un futuro fatto di occupazione, servizi sociali e sanitari, scuola, formazione, innovazione e ricerca, ma dedicato convintamente alla salvaguardia dell’ambiente. Rinnoviamo la nostra vicinanza alle persone che hanno perso i loro familiari con il sisma e con la pandemia, mandando loro un forte abbraccio.
La differenza fra quel mese di maggio e la realtà di oggi appare molto netta, la coesione sociale di quel periodo era fonte di sostegno, mentre ora la mancanza di un reddito o di un lavoro sicuro, tornano a generare profonde divisioni e rischiano di sfociare in un vero e proprio conflitto sociale.
Per questo la Cgil chiede di implementare il confronto e di portare a termine la discussione con Governo e Associazioni imprenditoriali per un nuovo modello di progresso, che abbia come obiettivo comune la garanzia di sostegno al reddito delle persone in difficoltà, il mantenimento del tessuto produttivo, ma con al centro la giustizia sociale, un nuovo rapporto con l’ambiente, la conoscenza e la formazione, perché la costruzione di una società imperniata attorno alla ricerca del profitto non è in grado di garantire quei beni essenziali che abbiamo visto messi a repentaglio proprio in questa fase. Oggi come allora.