CONCORDIA E SAN POSSIDONIO – E’ una delle drammatiche vicende accadute nella primavera del 1945 in quello che è stato ribattezzato “triangolo della morte”, e sabato presso il monumento ai caduti di San Possidonio, in via Mazza, si è tenuta una commemorazione che ha visto partecipare il sindaco di Mirandola, Alberto Greco, e l’assessore di Finale Gianluca Borgatti. Tra gli altri, i leghisti Guglielmo Golinelli e Roberto Lodi, il consigliere regionale di Fratelli d’Italia Michele Barcaiuolo e il collega di partito, consigliere comunale a Mirandola, Marian Lugli. Don Franco ha benedetto la terra.
La nota del Comune di Mirandola
Il Sindaco di Mirandola Alberto Greco ha voluto ricordare Carlo Bellini, imprenditore agricolo di San Possidonio recentemente scomparso per sospetto Covid-19. Lo ha fatto presso la croce fatta erigere dallo stesso Bellini insieme all’avvocato Roberto Lodi, a memoria dell’eccidio avvenuto dopo la fine del secondo conflitto mondiale, dei martiri della “corriera fantasma”
La strage della corriera fantasma, conosciuta anche come strage della corriera della morte, è stata -ricostruisce Wikipedia – una serie di delitti commessi tra il 16 e 17 maggio 1945 a Concordia sulla Secchia e San Possidonio, in provincia di Modena. Nei giorni successivi alla liberazione d’Italia al termine della seconda guerra mondiale, la polizia partigiana di Concordia fermò almeno un camion (successivamente ribattezzato “corriera” dalla stampa giornalistica) proveniente da Brescia e che trasportava alcune decine di passeggeri, tra cui 16 ex militi della Repubblica Sociale Italiana che vennero uccisi e sepolti in due fosse comuni. Dopo 23 anni anni fu rinvenuta una terza fossa comune anche a San Possidonio.
Per tali delitti si sono svolti due processi nel 1950-1951 e nel 1970: in quello relativo ai fatti di Concordia furono condannati due ex partigiani, mentre il procedimento per i fatti di San Possidonio vide il proscioglimento degli accusati per amnistia e prescrizione del reato.
Solo dopo il processo tenuto presso la corte d’assise di Viterbo dal 15 dicembre 1950 al 15 gennaio 1951 si poté procedere ad una ricostruzione dell’accaduto. Ai partigiani convenuti in veste di imputati furono contestati i reati di concorso in sequestro continuato ed aggravato di persona, concorso in omicidio aggravato continuato e concorso in malversazione continuata. Il processo, che lasciò insoluti alcuni punti come il numero delle vittime che in base alle testimonianze appariva più elevato, condannò il comandante e il vicecomandante della polizia partigiana locale Armando Forti e Giovanni Bernardi per il reato di omicidio continuato alla pena di 25 anni di reclusione, di cui 16 anni e sette mesi condonati a seguito di amnistieIl 3 novembre 1953 la Corte d’assise d’appello di Roma confermò la sentenza di primo grado, che divenne definitiva il 16 febbraio 1955 quando la Corte di Cassazione respinse i ricorsi presentati dai condannatiGli scavi di San Possidonio
Nel gennaio 1968 furono ritrovate nel “fondo Pacchioni” di San Possidonio, comune limitrofo a Concordia sulla Secchia, sei scheletri di cui alcuni con il teschio forato. Sulla base delle testimonianze dei locali furono ritenute appartenere alle vittime della strage della corriera fantasma. Le nuove indagini svolte dai carabinieri portarono ad ipotizzare che in realtà da Brescia fossero partiti almeno tre autocarri e che un secondo gruppo più consistente di passeggeri fosse stato condotto prima a Carpi e poi alla Casa del Popolo di San Possidonio. Dodici prigionieri qui detenuti sarebbero stati poi prelevati e uccisi nelle campagne limitrofe. Nel 1963 sul luogo in cui furono rinvenute le ossa fu eretto un crocifisso e un monumento commemorativo.Il secondo processo sulla corriera fantasma si concluse il 31 ottobre 1970 presso il tribunale di Modena con l’assoluzione per amnistia e prescrizione degli accusati Onorio Borghi, Armando Borsari, Angiolino Campagnoli e Remo PollastriLe ossa ritrovate vennero tumulate in tre loculi anonimi il 10 febbraio 1971 al cimitero di San Cataldo di Modena