MIRANDOLA – Al Consiglio Comunale del 22 giugno è stata votata la mozione per l’uscita di Mirandola dall’Unione dei Comuni. L’argomento principale del consiglio è stato l’approvazione del recesso. E proprio il recesso è stato approvato con la maggioranza dei voti, composti dalla Lega Nord e da Fratelli d’Italia. A dire no alla Miranolexit è stato il Pd, il Movimento 5 Stelle e Più Mirandola.
Il Consiglio comunale ha votato a maggioranza anche per l’immediata eseguibilità. Un altro voto sarà necessario il 29 giugno, ma l’esito è scontato.
Fuori, intanto, c’era il flash mob dei cittadini, con anche diversi sindaci di centrosnistra della Bassa, per dire no alla Mirandolexit
Ecco una breve sintesi dei principali interventi del Consiglio comuale
Greco: “Questa è la nostra verità o come l’ho interpretata io. L’UCMAN nasce nel 2003 con la precisa finalità di promuovere l’integrazione amministrativa dei vari comuni con l’armonizzazione degli atti normativi, rispettando i comuni con l’obiettivo di arrivare al comune unico della bassa modenese. Dopo 17 anni l’ente è ancora in fase di avvio, cioè al primo dei tre stadi di sviluppo. Negli ultimi anni nessun passo avanti sui conferimenti, nessun sindaco ha dato segno di finalizzare tutti i 29 servizi previsti. Solo Mirandola e San Prospero ci sono riusciti. Esistono anche altre forme alternative: non c’è contrarietà nel collaborare con gli altri comuni, ma l’UCMAN è penalizzante per Mirandola. Il nostro Comune si è fatto carico trasferendo personale, pagando per tutti, mentre alcuni comuni hanno deciso quali servizi pagare e di non trasferire i dipendenti. L’UCMAN ha rallentato durante l’emergenza terremoto, ma anche durante l’emergenza Covid, e ha rallentato dopo l’emergenza la riapertura centri estivi. Con l’uscita non dobbiamo più farci carico di ingerenze e problemi esterni”.
Fulvio Diazzi: “Il servizio della Polizia Municipale può essere mantenuto anche uscendo dall’UCMAN. Le stesse organizzazioni sindacali che oggi criticano l’uscita di Mirandola dall’Unione sono le stesse che criticavano la struttura UCMAN”.
Marcello Furlani: “Non c’è una grande comunione di intenti. Ci sono moltissimi esempi di unioni di comuni fallite. Personalmente mi spiace per i comuni minori ma hanno avuto ben 17 anni di tempo per conferire i servizi e non ci sono riusciti. Personalmente non me la sento di tradire i mirandolesi che mi hanno votato per il cambiamento”.
Marco Donnarumma: “L’Unione si potrebbe dotare di funzioni su diversi servizi compresa la questione ambientale o le politiche giovanili, ma alla fine sono gli stessi comuni che se ne occupano in autonomia. Mi chiedo se il PD che attraverso l’area giovani hanno persino lanciato una petizione, se sono consapevoli di tutto questo o se ragionino per partito preso senza informarsi. Siamo convinti di uscire perché i risultati di questa unione sono sotto gli occhi di tutti, ma non posso convincere nessuno: non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire”.
Marina Marchi: “Mirandola ha un patrimonio personale che deve essere valorizzato e merita un dirigente alla Cultura e ai Servizi Sociali a tempo pieno e al momento io ci sono al 20%, a causa del lavoro che mi assorbe l’UCMAN. Sono favorevole per recuperare quelle professionalità che sono state perse negli anni negli uffici dell’Unione e che possono tornare alla città. Per i servizi sui centri estivi, abbiamo dovuto far slittare la data al 22 anche se eravamo pronti a partire in tutta sicurezza già dal 15 giugno: questo è un esempio di cosa significhi per i cittadini dover sottostare a regole esterne”.
Giorgio Siena: “Nella provincia di Modena esistono unioni che funzionano, l’unica unione che al momento dà problemi è l’UCMAN a causa vostra. Se ci citate dei numeri per tentare di dimostrare che già sapere che la presenza di mirandola all’uniterno dell’Unione è un fatto negativo che produce perdite al comune, mi chiedo come mai presenterete l’uscita come un’uscita politica, cioè come una edizione di sovranismo locale nella terra del distretto nazionale del biomedicale. Ma in ogni caso fare una scelta politica in un territorio locale significa avere un insieme di date e di elementi amministrativi che dimostrino che l’attuale situazione non è vantaggiosa con dati numerici precisi, che voi non avete nella delibera. fate la scelta al buio impegnandovi e riservandovi qui a dicembre con una serie di contenziosi giuridici quali servizi riportare a mirandola nel rispetto di quali impegni. state facendo una scelta in contrasto con buon senso e documentazione tecnico economica che dovrebbe supportare scelte di questo tipo. Il sindaco dovrebbe preoccuparsi di fare prima di tutto il presidente dell’unione, cosa che non ha fatto, perché è lì che deve tutelare il comune di mirandola, questa parte però non la fa, preferisce dichiararsi sconfitto e fare una scelta che sarà foriera di disagi, effetti che saranno i cittadini a pagare. Importanza della territorialità in questa fase della nostra vita politica: è più importante identificarsi in un territorio piuttosto che in un partito politico, così facendo rinunciate a dare forza politica e vi ritirare indebolendo territorialmente il comune di mirandola. Non c’è il principe illuminato, in democrazia conta il potete politico esercitato dalle forze politiche: la territorialità è il luogo nel quae in una situazione politicamente eterogenea, queste forze al di là del loro orientamento possono fare forza comune e sostenere diritti e migliorare il proprio territorio, proprio come abbiamo fatto con l’ospedale. Il sovranismo comunale non farà altro che isolarvi e indebolirvi, e on ci sarà il principe illuminato, e voi ve ne prenderete la responsabilità.
Perché la Lega non ha posto già in campagna elettorale l’idea dell’uscita dell’unione? Perché Greco ha accettato di leggere un programma dell’unione scritto prevalentemente dal centro sinistra sapendo che non lo condivideva e non lo avrebbe mai realizzato? Intende restare nei prossimi sei mesi a presiedere l’Unione o intende dare le dimissioni, dal momento che da stasera Mirandola è di fatto fuori?
Roberto Ganzerli: “Studio che dimostra che l’uscita dall’Unione sarebbe problematico per Mirandola, quindi chiedo che per una decisione di questo tipo sia a disposizione dei consiglieri comunali prima di votare. Non è stato portato un documento tecnico amministrativo che desse la possibilità di valutare, se ci sono danni o altro, non c’è uno studio di fattibilità. Io non ho capito dove si vuole andare, perché si è sentito di tutto: non c’è niente di certo sul fatto che se Mirandola esce sbattendo la porta e poi rientra da una finestra ha più vantaggi di prima. L’Unione è nata per rendere più agevole l’amministrazione, e in parte c’è riuscita con alcune cose: servizi sociali, la raganella, la polizia municipale. L’Unione ha sì dei problemi, ma non sono mai stati nascosti. L’Unione ha bisogno di essere riformata e rilanciata, non smontata. Tutto si riduce invece a tifo dagli spalti: stasera se avete i numeri chiudete”.
Nicoletta Magnoni
Rieccoci di nuovo qui riuniti per votare di nuovo il recesso dall’UCMAN.
Invece di preoccuparci della situazione economica ai Mirandola e della Bassa che sta rapidamente peggiorando a causa delle conseguenze del Covid 19, la maggioranza procede a testa bassa verso il baratro.
L’ho già detto e lo ripeto: FERMIAMOCI! Prendiamoci un anno e, se a Marzo 2021 gli altri comuni dell’UCMAN non avranno conferito tutti i servizi, sarà chiaro a tutti di chi è la responsabilità dell’uscita di Mirandola e nessuno potrà accusarci di egoismo.
Invito ancora una volta la maggioranza a pensare al BENE COMUNE, che non ha nulla a che vedere con la soddisfazione di avere rotto un giocattolo che non piaceva più. Io non contesto le critiche del Sindaco Greco al mancato funzionamento dell’Unione. I problemi che ci hanno tenuto fermi alla fase 1 per 17 anni sono ben noti e non li ripeterò. Sconcerta però l’ipocrisia del PD che solo oggi si accorge che “nell’Unione ci sono cose da migliorare” …grazie tante eh! Se qualcuno non avesse buttato il sasso nello stagno saremmo stati altri 17 anni a contemplarci l’ombelico! Quindi prendo atto che anche dal lato PD il BENE COMUNE è un concetto molto elastico che viene chiamato in causa solo quando fa comodo.
Per noi del M5S invece IL BENE COMUNE è tutto. L’interesse dei cittadini è quello che ci ha fatto propendere per il cambiamento di amministrazione dopo più di 70 anni, ma è anche il motivo per cui siamo all’opposizione: per controllare, pungolare ed eventualmente denunciare atti contrari all’interesse pubblico o inciuci in cui maggioranza e opposizione si parano a vicenda il didietro, come nel caso del mancato trasferimento di 5 milioni di euro da parte dello stato a causa del mancato invio del questionario SOSE da parte dell’amministrazione nel 2019 (oggetto della mia interpellanza al punti 11 dell’OGC).
E’ ovvio che anche oggi il mio voto alla proposta di recesso sarà negativo.