Sulla scrivania ha un teschio con su scritto: “Adesso è l’ora del ritiro”. Lo accarezza sornione Marino Golinelli, 95 anni di lucidità e sagacia, imprenditore milionario e filantropo.
Il suo studio è una navicella in vetro al secondo piano della Fondazione che porta il suo nome: ha sempre tutto sott’occhio.
Il sanfeliciano Marino Golinelli ha creato la “Cittadella della conoscenza“, un grande spazio alla periferia di Bologna dove ogni anno migliaia di ragazzi fanno corsi, workshop e aggiornamento.
Della Bassa Golinelli ricorda l’infanzia a San Biagio in Padule, l’umile e dignitosa casa su via Imperiale, l’amico di Camposanto che divenne farmacista, il ponte sul Panaro, la parrocchia di Mortizzuolo, i compagni del liceo di Mirandola. Di quegli anni rammenta «le corse in bici e che non ero molto bravo negli studi». Più che al latino è interessato alle scienze, e lo capisce quando incappa in una citazione del fisico atomico Niels Bohr. Comprende cosa vuole fare nella vita: curare i malati. E farlo con le medicine.
Si laurea in Chimica e mette su un piccolo laboratorio per produrre farmaci. Erano tempi diversi: lo zucchero degli sciroppi – sorride – lo comprava al mercato e li trasportava in autobus alle farmacie. L’azienda cresce rapidamente e col nome Alfasigma diventa un colosso internazionale da 900 milioni annui di fatturato e dà lavoro a quasi 3 mila persone. Dalla cultura imprenditoriale americana deriva l’attuale impegno sociale: «Chi ha fatto fortuna ha il dovere di restituire parte dei guadagni alla sua società – spiega Golinelli – deve essere imprenditore-generatore». Se potesse tornare indietro, farebbe scelte diverse? «Investirei ancora di più nella mia Fondazione per dare ai ragazzi le migliori carte per realizzare i loro sogni».
Se avesse vent’anni oggi, Golinelli studierebbe ancora Chimica? «Approfondirei le neuroscienze e la scienza sulle trasformazioni genetiche». A giudicare dai risultati, occhio al consiglio.
Questo articolo è originariamente apparso sul numero 1 del magazine SulPanaro.net